Non accontentatevi di "vivacchiare", la felicità non è un’app

Si è celebrato il Giubileo dei Ragazzi. Papa Francesco ha incontrato oltre centomila giovani. Piazza San Pietro trasformata in un gigantesco confessionale.

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Non accontentatevi di "vivacchiare", la felicità non è un’app

“Non accontentatevi della mediocrità, di vivacchiare stando comodi e seduti; non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda”. E’ il messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai ragazzi: “La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è un’app che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore. La libertà è un’altra cosa”.

La carta d’identità del cristiano

L’amore è l’unico documento valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù. Ma come tutti i documenti, non bisogna farlo scadere: “Se non lo si rinnova continuamente, non siamo più testimoni del Maestro”.

“Il vero amico di Gesù - ha proseguito il Papa - si distingue per l’amore concreto; non l’amore nelle nuvole, no, l’amore concreto che risplende nella sua vita”. L’amore è sempre concreto. Chi non è concreto e parla dell’amore “fa una telenovela, un teleromanzo”.

Imparare ad amare

Amare è bello, è la via per essere felici. “Però non è facile, è impegnativo, costa fatica”. Per arrivare meglio al cuore dei ragazzi il Papa ha usato una similitudine: “Pensiamo, ad esempio, a quando riceviamo un regalo: questo ci rende felici, ma per preparare quel regalo delle persone generose hanno dedicato tempo e impegno, e così, regalandoci qualcosa, ci hanno donato anche un po’ di loro stesse, qualcosa di cui hanno saputo privarsi”. Amare vuol dire donare, non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi: il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità.

L’amico di sempre

“Guardiamo al Signore - ha proseguito Francesco - che è invincibile in generosità. Riceviamo da Lui tanti doni, e ogni giorno dovremmo ringraziarlo... Ci dona la sua amicizia fedele, che non ci toglierà mai. E’ l’amico per sempre, il Signore. Anche se tu lo deludi e ti allontani da Lui, Gesù continua a volerti bene e a starti vicino, a credere in te più di quanto tu creda in te stesso”. Questa è la concretezza dell’amore che ci insegna Gesù. E questo è “tanto importante!” Perché la minaccia principale, che impedisce di crescere bene, è “quando a nessuno importa di te - è triste, questo -, quando senti che vieni lasciato in disparte”. Il Signore invece “è sempre con te ed è contento di stare con te”. Come fece con i suoi giovani discepoli, ti guarda negli occhi e ti chiama a seguirlo, a “prendere il largo” e a “gettare le reti” fidandosi della sua parola, cioè a mettere in gioco i tuoi talenti nella vita, insieme con Lui, senza paura. Gesù ti aspetta pazientemente, attende una risposta, attende il tuo “sì”.

Voler bene senza possedere

Quando si è ragazzi emerge il desiderio di affezionarsi e di ricevere affetto. Ai giovani il Papa dice che: “Il Signore vi insegnerà a rendere più belli anche l’affetto e la tenerezza. Vi metterà nel cuore un’intenzione buona, quella di voler bene senza possedere, di amare le persone senza volerle come proprie, ma lasciandole libere. Perché l’amore è libero! Non c’è vero amore che non sia libero!”. Quella libertà che il Signore ci lascia quando ci ama. Lui è sempre vicino a noi. C’è sempre la tentazione di inquinare l’affetto con la pretesa istintiva di prendere, di “avere” quello che piace; e questo è egoismo. La cultura consumistica rafforza questa tendenza. Ma ogni cosa, se la si stringe troppo, si sciupa, si rovina: “poi si rimane delusi, con il vuoto dentro”. Prendersi cura dell’altra persona, vuol dire rispettarla, custodirla e aspettarla. E questa è la concretezza della tenerezza e dell’amore.

 

 

La libertà non è poter sempre fare quello che mi va

I giovani avvertono un grande desiderio di libertà. Molti pensano che essere liberi significhi fare quello che si vuole. “Ma qui - ha sottolineato Papa Francesco - bisogna saper dire dei no. Se tu non sai dire di no, non sei libero. Libero è chi sa dire sì e sa dire no”. La libertà non è poter sempre fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri. Non è vero che “quando io sto bene tutto va bene”.

I giovani che non osano sognare

“L’amore - ha osservato Papa Francesco - è il dono libero di chi ha il cuore aperto; l’amore è una responsabilità, ma una responsabilità bella, che dura tutta la vita; è l’impegno quotidiano di chi sa realizzare grandi sogni! Ah, guai ai giovani che non sanno sognare, che non osano sognare! Se un giovane, alla vostra età, non è capace di sognare, già se n’è andato in pensione, non serve”.

Gesù ci vuole in piedi

Come possiamo crescere nell’amore? Il segreto è ancora il Signore: Gesù ci dà Sé stesso nella Messa, ci offre il perdono e la pace nella Confessione. Nella vita “sempre si cade, perché siamo peccatori, siamo deboli. Ma c’è la mano di Gesù che ci risolleva, che ci rialza. Gesù ci vuole in piedi!”.

Rialzarsi dopo la caduta. Papa Francesco ha ricordato un canto degli alpini che dice così: “Nell’arte di salire, l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduto!”. Avere il coraggio di alzarsi, di lasciarci alzare dalla mano di Gesù. Questa mano tante volte viene dalla mano di un amico, dalla mano dei genitori, dalla mano di quelli che ci accompagnano nella vita: “Anche Gesù stesso è lì. Alzatevi! Dio vi vuole in piedi, sempre in piedi!”.

Il nuovo appello per la liberazione dei sequestrati

Al Regina Coeli il Santo Padre ha ricordato i cinque martiri della Guerra Civile spagnola beatificati ieri a Burgos. Il pensiero del Papa è poi andato a tutti i laici e religiosi si trovano sotto sequestro in Siria: “Dio Misericordioso tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a quei nostri fratelli di essere liberati e poter tornare alle loro comunità. Per questo vi invito tutti a pregare, senza dimenticare le altre persone rapite nel mondo”.

Un confessionale a cielo aperto

Nella giornata di sabato il Papa a sorpresa si è presentato in Piazza San Pietro e si è unito ai 150 sacerdoti che ieri hanno confessato i ragazzi giunti a Roma per il loro Giubileo. Una mini-Gmg fortemente voluta da Papa Francesco che ha coinvolto centomila ragazzi tra i 13 ed i 16 anni, provenienti da Italia, Spagna, Francia, Corea del Sud, Albania, Belgio, Argentina, Cile, Germania, Portogallo e Usa. Una novità assoluta per il Giubileo: il primo appuntamento dedicato esclusivamente agli adolescenti.

 

 

Se nella vita non c’è Gesù, non c’è campo

Un altro momento molto intenso i giovani lo hanno vissuto in serata quanto, mentre erano riuniti nello Stadio Olimpico di Roma, è stato proiettato il videomessaggio di Papa Francesco: “Ragazzi, quante volte mi capita di dover telefonare a degli amici, però succede che non riesco a mettermi in contatto perché non c’è campo”. “Se nella vostra vita non c’è Gesù è come se non ci fosse campo! Non si riesce a parlare e ci si rinchiude in se stessi. Mettiamoci sempre dove si prende! La famiglia, la parrocchia, la scuola, perché in questo mondo avremo sempre qualcosa da dire di buono e di vero”.

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