Natale. Il Papa: riscoprire il sapore della vera gioia. Una giornata macchiata dalla strage dei copti

La guerra è un cumulo di soprusi e di falsità” l’appello di Francesco per la pace in Siria e in Medio Oriente. E l’invito a riscoprire la “vera gioia” del Natale

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Natale. Il Papa: riscoprire il sapore della vera gioia. Una giornata macchiata dalla strage dei copti

“Ogni giorno sono vicino, soprattutto nella preghiera, alla gente di Aleppo”. Affacciato alla finestra del Palazzo Apostolico il Papa ha scandito bene le parole, quasi a scolpirle nelle coscienze di chi lo ascolta: “Non dobbiamo dimenticare che Aleppo è una città, che lì c’è della gente: famiglie, bambini, anziani, persone malate… Purtroppo ci siamo ormai abituati alla guerra, alla distruzione, ma non dobbiamo dimenticare che la Siria è un Paese pieno di storia, di cultura, di fede. Non possiamo accettare che questo sia negato dalla guerra, che è un cumulo di soprusi e di falsità. Faccio appello all’impegno di tutti, perché si faccia una scelta di civiltà: no alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria”.

 

Il Santo Padre ha anche pregato per le vittime degli “efferati attacchi terroristici che nelle ultime ore hanno colpito vari Paesi”. Diversi sono i luoghi, ma purtroppo unica è la violenza che semina morte e distruzione, e unica è anche la risposta: “fede in Dio e unità nei valori umani e civili”. La vicinanza di Francesco è andata “al mio caro fratello Papa Tawadros II”, il Patriarca della Chiesa Copta Ortodossa, ed alla sua comunità.

 

Il sapore della vera gioia

 

Nella terza domenica di Avvento risuona l’invito di San Paolo: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino” (Fil 4,4-5). Quella alla quale ci esorta l’Apostolo non è “un’allegria superficiale o puramente emotiva”, e nemmeno “quella mondana o quella allegria del consumismo”. “No - ha esclamato Francesco - non è questa, ma si tratta di una gioia più autentica, di cui siamo chiamati a riscoprire il sapore”. Il sapore della vera gioia: “E’ una gioia che tocca l’intimo del nostro essere, mentre attendiamo Gesù che è già venuto a portare la salvezza al mondo, il Messia promesso, nato a Betlemme dalla Vergine Maria”.

 

Dalla desolazione alla felicità

 

La Liturgia di oggi ci presenta una scena arida: il profeta Isaia ci parla di deserto, di steppa. Ha davanti a sé mani fiacche, ginocchia vacillanti, cuori smarriti, ciechi, sordi e muti. È il quadro di una situazione di desolazione, di un destino inesorabile senza Dio.

 

Ma finalmente la salvezza è annunciata: “Coraggio, non temete! - dice il Profeta - Ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi”. E subito tutto si trasforma: “il deserto fiorisce, la consolazione e la gioia pervadono i cuori”. Questi segni annunciati da Isaia come rivelatori della salvezza già presente, si realizzano in Gesù. Egli stesso lo afferma rispondendo ai messaggeri inviati da Giovanni Battista: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano”. Non sono parole, sono fatti che dimostrano come la salvezza, portata da Gesù, “afferra tutto l’essere umano e lo rigenera”. La gioia è il frutto di questo intervento di salvezza e di amore di Dio.

 

Riconoscere il Signore nei più deboli e bisognosi

 

Un cristiano che non è gioioso è un cristiano a cui manca qualcosa, “o non è cristiano!”. La gioia del cuore, la gioia dentro “che ci porta avanti e ci dà il coraggio”. Il Natale è vicino, i segni del suo approssimarsi sono evidenti per le nostre strade e nelle nostre case “anche qui in Piazza è stato posto il presepio con accanto l’albero”. Questi segni esterni ci invitano ad accogliere il Signore “che sempre viene e bussa alla nostra porta, bussa al nostro cuore, per venire vicino a noi; ci invitano a riconoscere i suoi passi tra quelli dei fratelli che ci passano accanto, specialmente i più deboli e bisognosi”.

 

Il compito del cristiano

 

“Oggi - ha concluso - siamo invitati a gioire per la venuta imminente del nostro Redentore; e siamo chiamati a condividere questa gioia con gli altri, donando conforto e speranza ai poveri, agli ammalati, alle persone sole e infelici. La Vergine Maria ci aiuti ad ascoltare la voce di Dio nella preghiera e a servirlo con compassione nei fratelli, per giungere pronti all’appuntamento con il Natale, preparando il nostro cuore ad accogliere Gesù”.

 

Il ringraziamento ai catechisti

 

La notizia della proclamazione di sedici nuovi Beati in Laos, tra cui Paolo Thoj Xyooj, fedele laico catechista, assassinato in odio alla fede, è l’occasione per ringraziare missionari e catechisti “che nelle terre di missione svolgono una preziosa e insostituibile opera apostolica, per la quale tutta la Chiesa è loro grata”. “E pensiamo ai nostri catechisti: tanto lavoro fanno, un così bel lavoro! Essere catechista è una cosa bellissima: è portare il messaggio del Signore perché cresca in noi. Un applauso ai catechisti, tutti!”.

 

Una canzone per Francesco

 

Al termine dei saluti un gruppo di bambini e ragazzi di Roma, venuti per la tradizionale benedizione dei “Bambinelli”, organizzata dagli Oratori parrocchiali e dalle Scuole cattoliche romane, ha intonato una canzone per Papa Francesco. A loro il Papa ha raccomandato: “Cari ragazzi, quando pregherete davanti al vostro presepe con i vostri genitori, chiedete a Gesù Bambino di aiutarci tutti ad amare Dio e il prossimo. E ricordatevi di pregare anche per me, come io mi ricordo di voi. Grazie”.

Papa Francesco

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