Mettiamocelo in testa: con il demonio non si può dialogare

Le tre tentazioni del cristiano, e come poterle vincere, nell’omelia di Papa Francesco ad Ecatepec

Parole chiave: papa (648), messico (11), viaggio apostolico (3)
Mettiamocelo in testa: con il demonio non si può dialogare

“Il nostro Padre è il Padre di una grande famiglia”. Sa avere un amore, ma non sa generare e creare “figli unici” tra di noi. E’ un Dio “che sa di famiglia, di fraternità, di pane spezzato e condiviso”. E’ il Dio del “Padre nostro”, non del “padre mio” e “patrigno vostro”. Parole potenti quelle pronunciate da Papa Francesco davanti alla folla oceanica accorsa per ascoltarlo ad Ecatepec, uno dei sobborghi più popolosi al mondo, tristemente noto per l’elevato tasso di criminalità e per essere considerato il “trampolino di lancio” dei narcos verso la vicina capitale Città del Messico.

 

La missione di Francesco inizia dalle periferie. Proprio nella martoriata Ecatepec il Papa è andato a ricordare che Dio ci ama: “Questo Padre che ci aspetta per toglierci le vesti della stanchezza, dell’apatia, della sfiducia e rivestirci con la dignità che solo una vero padre e una vera madre sanno dare ai loro figli, i vestiti che nascono dalla tenerezza e dall’amore”.

 

Una società di pochi e per pochi

 

In ognuno di noi “vive quel sogno di Dio” testimoniato anche “dal sangue di tanti martiri di ieri e di oggi”. Un sogno che “si trova sempre minacciato dal padre della menzogna, da colui che vuole dividerci, generando una società famiglia divisa e conflittuale, una società divisa e conflittuale. Una società di pochi e per pochi”.

 

“Quante volte - ha proseguito Francesco - sperimentiamo nella nostra carne, o nella nostra famiglia, in quella dei nostri amici o vicini, il dolore che nasce dal non sentire riconosciuta quella dignità che tutti portiamo dentro”. Quante volte abbiamo dovuto piangere e pentirci “perché ci siamo resi conto di non aver riconosciuto tale dignità negli altri”. “Quante volte – e lo dico con dolore – siamo ciechi e insensibili davanti al mancato riconoscimento della dignità propria e altrui”.

 

Le tre tentazioni

 

La Quaresima è un “tempo per regolare i sensi”, per aprire gli occhi di fronte a tante ingiustizie che “attentano direttamente al sogno e al progetto di Dio”. Tempo per smascherare quelle tre grandi forme di tentazione che “rompono, dividono l’immagine che Dio ha voluto plasmare”. Tre tentazioni che “cercano di degradare e di degradarci”.

 

La prima tentazione è la ricchezza che ci spinge ad impossessarci di beni che sono stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per “i miei”. E’ “procurarsi il pane con il sudore altrui, o persino con la vita altrui”. “Quella ricchezza - ha aggiunto Papa Francesco - che è il pane che sa di dolore, di amarezza, di sofferenza. In una famiglia o in una società corrotta questo è il pane che si dà da mangiare ai propri figli”.

 

La seconda tentazione: la vanità. Quella ricerca di prestigio basata sulla squalifica continua e costante di quelli che “non sono nessuno”. La ricerca esasperata di quei cinque minuti di fama che non perdona la “fama” degli altri. “Facendo legna dell’albero caduto”, lascia spazio alla terza tentazione, la peggiore, quella dell’orgoglio, ossia il porsi su un piano di superiorità di qualunque tipo, sentendo che non si condivide la “vita dei comuni mortali” e pregando tutti i giorni: “Grazie Signore perché non mi hai fatto come loro”.

 

Fino a che punto...

 

“Fino a che punto - si chiede il Papa - siamo consapevoli di queste tentazioni nella nostra persona, in noi stessi? Fino a che punto ci siamo abituati a uno stile di vita che pensa che nella ricchezza, nella vanità e nell’orgoglio stanno la fonte e la forza della vita?”. “Fino a che punto crediamo che il prenderci cura dell’altro, il nostro preoccuparci e occuparci per il pane, il buon nome e la dignità degli altri sono fonti di gioia e di speranza?”.

 

Con il demonio non si può dialogare

 

Nel Vangelo Gesù non risponde al demonio con le proprie parole, ma gli risponde con la Parola di Dio, con la Parola delle Scritture. “Perché, fratelli e sorelle, mettiamocelo bene in testa: con il demonio non si parla! Non si può dialogare! Perché ci vince sempre”…

 

Solamente la forza della Parola di Dio lo può sconfiggere! “Perchè - ha precisato Francesco -  Dio vuole guarire il nostro cuore da tutto ciò che lo degrada, degradandosi o degradando altri. E’ il Dio che ha un nome: misericordia. Il Suo nome è la nostra ricchezza, il Suo nome è la nostra fama, il Suo nome è il nostro potere”.

 

L’esortazione del Papa all’Angelus

 

Al termine della celebrazione il Papa ha invitato di nuovo i fedeli “a stare in prima linea”, ad essere intraprendenti “in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità”. Dove non ci sia bisogno “di emigrare per sognare”; “di essere sfruttato per lavorare”; “di fare della disperazione e della povertà di molti l’opportunismo di pochi”. Una terra che non debba “piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte”.

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo