"Lo sguardo misericordioso di Gesù trasforma", continua la visita di Bergoglio a Cuba

Continua il viaggio apostolico di Francesco nella terra caraibica

Parole chiave: Vaticano (68), Cuba (13), Bergoglio (61)
"Lo sguardo misericordioso di Gesù trasforma", continua la visita di Bergoglio a Cuba

Papa Francesco ha celebrato la messa a Holguín, terza città di Cuba, terra del nichel e della musica creola. Nelle sue acque nel 1612 fu ritrovata l’immagine della Vergine della carità poi portata nella città del Cobre. Partecipa alla Messa anche il presidente Raúl Castro, come aveva promesso, e vengono eseguiti i bellissimi canti creoli, che miscelano antiche sonorità europee e africane.                                                                                                         

 Nella festa della conversione di San Matteo, 21 settembre, 62 anni fa nel 1953 il giovane Bergoglio, 17 anni, in una confessione avvertì che la misericordia di Dio lo chiamava alla vita religiosa. Il suo motto episcopale, e poi papale, ricorda la conversione di San Matteo: «Miserando atque eligendo. Gesù vide il pubblicano Matteo e lo guardò con sentimento di amore e lo scelse».                                          

Nell’omelia parla di un «gioco di sguardi in grado di trasformare la storia». Matteo, esattore delle imposte per i Romani, un traditore per i connazionali: «Che forza di amore ha avuto lo sguardo di Gesù per smuovere Matteo! Lo guardò con occhi di misericordia; lo guardò come nessuno lo aveva guardato prima. Questo sguardo aprì il suo cuore, lo rese libero, lo guarì, gli diede una speranza e una nuova vita. Anche se non osiamo alzare gli occhi al Signore, Lui sempre ci guarda per primo. Il suo amore ci precede, il suo sguardo anticipa le nostre necessità. Egli sa vedere oltre le apparenze, il peccato, il fallimento, l’indegnità, la categoria sociale. Andando oltre, vede quella dignità di figlio, a volte sporcata dal peccato, ma sempre presente nel profondo della nostra anima. Lasciamoci guardare da Gesù, lasciamo che ci riporta gioia e speranza».                                                                                                                                                          

Francesco ricorda gli sforzi e i sacrifici della Chiesa di Cuba «per portare a tutti, anche nei luoghi più remoti, la parola e la presenza di Cristo». Menziona le cosiddette «case di missione»: data la scarsità di chiese e di sacerdoti, «consentono a molte persone di avere un luogo di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, di catechesi e di vita comunitaria», piccoli segni della presenza di Dio nelle città.                           

Povertà: «El espíritu mundano no la conosce, no la quiere, la esconde: lo spirito mondano non la conosce, non la vuole, la nasconde. Per questo lo spirito del mondo non ama il cammino del Figlio di Dio che si è abbassato, si è fatto povero e si è umiliato. Povertà è una parola scomoda e controccorente» dice a sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi che gremiscono la Cattedrale. Raccomanda: «Que hay que saber administrar los bienes, es una obligación ... Saper gestire i beni, è un obbligo perché i beni sono un dono di Dio ma quando tali beni entrano nel cuore e cominciano a guidare la vita la si perde. Ecco perché gli economi che fanno disastri nelle Chiesa sono benedizioni di Dio perché rendono libera e povera la Chiesa».                                                                 

Un grazie speciale alle religiose che si prendono cura di chi è scartato e disprezzato: «Cuántas religiosas, y religiosos, queman su vida, acariciando material de descarte». I sacerdoti devono farsi piccoli nel confessionale: «Pensate ai vostri peccati, e pensate che potete essere quella persona, e che potreste scendere ancora più in basso. Pensate che avete un tesoro fra le mani, che è la misericordia del Padre. Per favore i sacerdoti non si stanchino mai di perdonare. Siate perdonatori. Por favor, a los sacerdotes, no se cansen de perdonar. Sean perdonadores».   

                                                         

Quando incontra i giovani, Papa Bergoglio non ama il formalismo dei discorsi preparati e abbandona il testo scritto e si affida agli appunti presi mentre ascolta un ragazzo nel «Centro culturale Padre Felix Varela» nella piazza della Cattedrale dell'Avana. «L'inimicizia sociale distrugge. Una famiglia si distrugge per l'inimicizia. Il mondo si distrugge per l'inimicizia. E l'inimicizia maggiore è la guerra e oggi il mondo si sta distruggendo per la guerra perché non sono capaci di sedersi e parlare».  Affronta il tema del lavoro, «un problema molto grave in Europa dove ci sono Paesi in cui i giovani sotto i 25 anni sono disoccupati con percentuali del 40-50 per cento. Un  popolo che non si preoccupa di dare lavoro ai giovani è un popolo che non ha futuro. Questo impero del dio denaro scarta le cose, le persone, i ragazzi, gli anziani:  in alcuni Paesi c'è un’eutanasia mascherata. Spesso ai giovani non rimane che il suicidio».                                                                                                                     

Invita i giovani cubani: «Non smettete di sognare. In Europa esiste un'intera generazione che non ha speranza perché non studia e non lavora». Mette in guardia i giovani dalle «conventicole» ideologiche e religiose. Esemplifica: «A Buenos Aires in una parrocchia nuova i ragazzi stavamo costruendo l'oratorio e lavoravano il sabato e la domenica perché erano studenti e studentesse dell'Università. Li andai a trovare su invito del parroco e vidi che uno, che studiava da architetto, era comunista, l'altro invece cattolico praticante, ma tutti stavano lavorando insieme».                                                                                                    

Dopo Cuba, lo attendono gli Stati Uniti dove, giovedì 24, primo Papa nella storia, parlerà al Congresso e venerdì 25 all'Assemblea delle Nazione Unite. In suo onore al Palazzo di Vetro verrà issata la bandiera vaticana che si compone di due bande verticali, una gialla e una bianca. Nella bianca sono raffigurate due chiavi incrociate, una dorata e l’altra argentea, tenute insieme da una corda rossa e sormontate da un triregno, o tiara, con in cima una croce. La bandiera è quella ufficiale della Santa Sede dal 1929.                                                                                                                   

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo