Il dolore per la Turchia e i tre sguardi di Gesù nelle parole di Bergoglio

Il Santo Padre ha espresso grande dolore per la terribile strage di Ankara. Commentando il Vangelo domenicale ha osservato che fede ed attaccamento alle ricchezze non possono convivere, ma Gesù ci aiuta a superare gli ostacoli “perché ciò che è impossibile all'uomo è possibile a Dio”.

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Il dolore per la Turchia e i tre sguardi di Gesù nelle parole di Bergoglio

 

 

Papa Francesco all'Angelus ha espresso "dolore immenso per i numerosi morti. Dolore per i feriti" della strage di Ankara. "Dolore perché gli attentatori hanno colpito persone inermi che manifestavano per la pace" ed ha invitato i numerosi fedeli che affollavano Piazza San Pietro a pregare in silenzio "per quel caro Paese". Il Papa ha anche inviato un telegramma al presidente turco Erdogan per manifestare solidarietà e vicinanza spirituale con le persone colpite da "un atto barbaro" ed ha invocato sui famigliari delle vittime "la forza divina e la pace".

 

Papa Francesco ha commentato l'episodio del giovane ricco, narrato nel Vangelo di Marco: "il brano è articolato in tre scene scandite da tre sguardi di Gesù".

 

Lo sgaurdo intenso

La prima scena presenta l’incontro tra il Maestro e un tale che – secondo il passo parallelo di Matteo – viene identificato come "giovane". L’incontro di Gesù con un giovane. Costui corre verso Gesù, si inginocchia e lo chiama "Maestro buono". Quindi gli chiede: "Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?", cioè la felicità. (v. 17). "Vita eterna - osserva Papa Francesco - non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti. Che cosa dobbiamo fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i comandamenti che si riferiscono all’amore verso il prossimo. Al riguardo quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza. E Gesù intuisce questo desiderio che il giovane porta nel cuore; perciò la sua risposta si traduce in uno sguardo intenso pieno di tenerezza e di affetto. Così dice il Vangelo: «fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (v. 21). Si accorse che era un bravo ragazzo… Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole del suo interlocutore, e gli fa una proposta concreta: dare tutti i suoi beni ai poveri e seguirlo. Quel giovane però ha il cuore diviso tra due padroni: Dio e il denaro, e se ne va triste. Questo dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze. Così, alla fine, lo slancio iniziale del giovane si smorza nella infelicità di una sequela naufragata".

 

Lo sguardo pensoso

Nella seconda scena l’evangelista inquadra gli occhi di Gesù, e stavolta si tratta di uno sguardo pensoso, di avvertimento: "Volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!" (v. 23).

 

Lo sguardo di incoraggiamento

Allo stupore dei discepoli, che si domandano: "E chi può essere salvato?" (v. 26), Gesù risponde con uno sguardo di incoraggiamento  è il terzo sguardo. Papa Francesco osserva che: "la salvezza è «impossibile agli uomini, ma non a Dio!» (v. 27). Se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede. Affidarsi al Signore. Lui ci darà la forza, Lui ci dà la salvezza, Lui ci accompagna nel cammino".

 

E così siamo arrivati alla terza scena, quella della solenne dichiarazione di Gesù: In verità vi dico: chi lascia tutto per seguirmi avrà la vita eterna nel futuro e il centuplo già nel presente (cfr vv. 29-30). Questo centuplo "è fatto dalle cose prima possedute e poi lasciate, ma che si ritrovano moltiplicate all’infinito. Ci si priva dei beni e si riceve in cambio il godimento del vero bene; ci si libera dalla schiavitù delle cose e si guadagna la libertà del servizio per amore; si rinuncia al possesso e si ricava la gioia del dono. Quello che Gesù diceva: «Si è più beati nel dare che nel ricevere» (cfr At 20,35)".

 

Il giovane non si è lasciato conquistare dallo sguardo di amore di Gesù, e così non ha potuto cambiare. Solo accogliendo con umile gratitudine l’amore del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa.

 

A questo punto Papa Francesco ha posato il suo sguardo sui numerosi fedeli accorsi da ogni parte del mondo in Piazza San Pietro e, rivolgendosi al cuore di ciascuno di loro ha detto: "E io domando a voi, giovani, ragazzi e ragazze, che siete adesso in piazza: avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? Che cosa volete rispondergli? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza nel cuore che la mondanità ci offre?"

 

"La Vergine Maria - ha concluso Francesco - ci aiuti ad aprire il nostro cuore all’amore di Gesù, allo sguardo di Gesù, il solo che può appagare la nostra sete di felicità".

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