Il catalogo delle virtù: “antibiotici” per curare le malattie della Curia

Papa Francesco ha incontrato la Curia Romana per gli auguri natalizi. Dopo l’elenco delle malattie curiali dello scorso anno, il Santo Padre  ha presentato oggi gli “antibiotici” per guarirle

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Il catalogo delle virtù: “antibiotici” per curare le malattie della Curia

La riforma andrà avanti con determinazione

 

Sono malattie che “richiedono prevenzione, vigilanza, cura e, purtroppo, in alcuni casi, interventi dolorosi e prolungati”. Alcune di tali malattie “si sono manifestate nel corso di questo anno, causando non poco dolore a tutto il corpo e ferendo tante anime. Anche con lo scandalo”.

 

Tuttavia, le malattie e perfino gli scandali non potranno nascondere l’efficienza dei servizi, che la Curia Romana con fatica, con responsabilità, con impegno e dedizione rende al Papa e a tutta la Chiesa, e questa è una vera consolazione. Insegnava sant’Ignazio che “è proprio dello spirito cattivo rimordere, rattristare, porre difficoltà e turbare con false ragioni, per ‎impedire di andare avanti; invece è proprio dello spirito buono dare coraggio ed energie, consolazioni e ‎lacrime, ispirazioni e serenità, diminuendo e rimuovendo ogni difficoltà, per andare avanti nella via del ‎bene”.

 

Il catalogo delle virtù necessarie

 

Papa Francesco ha proposto un “sussidio pratico per poter vivere fruttuosamente questo tempo di grazia”. Si tratta di un “non esaustivo catalogo delle virtù necessarie” per chi presta servizio in Curia e per tutti coloro che vogliono rendere feconda la loro consacrazione o il loro servizio alla Chiesa.

 

È un elenco che parte proprio da un’analisi acrostica della parola “M-I-S-E-R-I-C-O-R-D-I-A”, come era solito fare padre Matteo Ricci in Cina. Ogni lettera rappresenta un’iniziale di una virtù:

 

M - missionarietà e pastoralità

La missionarietà è ciò che rende, e mostra, la curia fertile e feconda; è “la prova dell’efficacia, dell’efficienza e dell’autenticità del nostro operare”. La pastoralità sana è una virtù indispensabile specialmente per ogni sacerdote. È “l’impegno quotidiano di seguire il Buon Pastore, che si prende cura delle sue pecorelle e dà la sua vita per salvare la vita degli altri”.

 

I - idoneità e sagacia

L’idoneità richiede lo sforzo personale di acquistare i requisiti necessari e richiesti per esercitare al meglio i propri compiti e attività, con l’intelletto e l’intuizione. Essa è “contro le raccomandazioni e le tangenti”. La sagacia è la prontezza di mente per “comprendere e affrontare le situazioni con saggezza e creatività”.

 

S - spiritualità e fedeltà

La spiritualità è la colonna portante di qualsiasi servizio nella Chiesa e nella vita cristiana. Essa è “ciò che alimenta tutto il nostro operato, lo sorregge e lo protegge dalla fragilità umana e dalle tentazioni quotidiane. L’umanità è ciò che incarna la veridicità della nostra fede. Chi rinuncia alla propria umanità rinuncia a tutto”. L’umanità è ciò che ci rende diversi dalle macchine e dai robot che non sentono e non si commuovono. L’umanità è “il saper mostrare tenerezza e familiarità e cortesia con tutti (cfr Fil 4,5)”.

 

E - esemplarità e fedeltà

Il beato Paolo VI ricordò alla Curia «la sua vocazione all’esemplarità» (5) nel 1963. Esemplarità per “evitare gli scandali che feriscono le anime e minacciano la credibilità della nostra testimonianza”. Fedeltà “alla nostra consacrazione, alla nostra vocazione” ricordando sempre le parole di Cristo: “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti”  (Lc 16,10) e “Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all'uomo a causa del quale viene lo scandalo!”  (Mt 18,7).

 

R - razionalità e amabilità

La razionalità serve per evitare gli eccessi emotivi e l’amabilità per evitare gli eccessi della burocrazia e delle programmazioni e pianificazioni. Sono doti necessarie per l’equilibrio della personalità: “Il nemico -  Papa Francesco ha citato Sant'Ignazio - osserva bene se un’anima è grossolana oppure delicata; se è delicata, fa in modo di renderla delicata fino all’eccesso, per poi maggiormente angosciarla e confonderla”.Ogni eccesso è indice di qualche squilibrio, sia nella razionalità sia nell'amabilità.

 

I - innocuità e determinazione.
L’innocuità che ci rende cauti nel giudizio, capaci di astenerci da azioni impulsive e affrettate. È la capacità di far emergere il meglio da noi stessi. È il “fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” (cfr Mt 7,12 e Lc 6,31). La determinazione è “l’agire con volontà risoluta, con visione chiara e con obbedienza a Dio, e solo per la legge suprema della salus animarum” (cfr CIC, can. 1725).

 

C - carità e verità. Due virtù indissolubili dell’esistenza cristiana: “fare la verità nella carità e vivere la carità nella verità” (cfr Ef 4,15). Al punto che la carità senza verità diventa ideologia del buonismo distruttivo e la verità senza carità diventa “giudiziarismo” cieco.

 

O - onestà e maturità. L’onestà è la rettitudine, la coerenza e l’agire con sincerità assoluta con noi stessi e con Dio. “Chi è onesto non agisce rettamente soltanto sotto lo sguardo del sorvegliante o del superiore; l’onesto non teme di essere sorpreso, perché non inganna mai colui che si fida di lui”. L’onestà è la base su cui poggiano tutte le altre qualità. Maturità è la ricerca di raggiungere l’armonia tra le nostre capacità fisiche, psichiche e spirituali.

 

R - rispetto e umiltà

Il rispetto è “la dote delle anime nobili e delicate; delle persone che cercano sempre di avere giusta considerazione degli altri, del proprio ruolo, dei superiori e dei subordinati, dalle pratiche, delle carte, del segreto e della riservatezza; le persone che sanno ascoltare attentamente e parlare educatamente”. L’umiltà invece è la virtù dei santi e delle persone piene di Dio, consapevoli “di essere nulla e di non poter fare nulla senza la grazia di Dio” (cfr Gv 15,8).

 

D - doviziosità (ho il vizio dei neologismi) e attenzione

Più abbiamo fiducia in Dio e nella sua provvidenza più siamo doviziosi di anima e più siamo aperti nel dare, sapendo che più si dà più si riceve. “E’ inutile aprire tutte le Porte Sante di tutte le basiliche del mondo se la porta del nostro cuore è chiusa all’amore, se le nostre mani sono chiuse al donare, se le nostre case sono chiuse all’ospitare e se le nostre chiese sono chiuse all’accogliere”. L’attenzione è il curare i dettagli e l’offrire il meglio di noi e il non abbassare mai la guardia sui nostri vizi e mancanze.

 

I - impavidità e prontezza.

Essere impavido significa “non lasciarsi impaurire di fronte alle difficoltà, come Daniele nella fossa dei leoni, come Davide di fronte a Golia”; significa agire con audacia e determinazione e senza tiepidezza “come un buon soldato” (2 Tm 2,3-4). Essere pronto vuol dire essere sempre in cammino, senza mai farsi appesantire accumulando cose inutili e chiudendosi nei propri progetti, e senza farsi dominare dall’ambizione.

 

A - affidabilità e sobrietà.

Affidabile è colui che “sa mantenere gli impegni con serietà e attendibilità quando è osservato ma soprattutto quando si trova solo; è colui che irradia intorno a sé un senso di tranquillità perché non tradisce mai la fiducia che gli è stata accordata”. La sobrietà – ultima virtù di questo elenco non per importanza – è “la capacità di rinunciare al superfluo e di resistere alla logica consumistica dominante”.  La sobrietà è guardare il mondo con gli occhi di Dio e con lo sguardo dei poveri e dalla parte dei poveri.

 

“La misericordia - ha concluso Papa Francesco - non è un sentimento passeggero, ma è la sintesi della Buona Notizia, è la scelta di chi vuole avere i sentimenti del Cuore di Gesù, di chi vuol seguire seriamente il Signore che ci chiede: “Siate misericordiosi come il Padre vostro” (Lc 6,36; cfr Mt 5,48). Afferma padre Ermes Ronchi: “Misericordia: scandalo per la giustizia, follia per l’intelligenza, consolazione per noi debitori. Il debito di esistere, il debito di essere amati si paga solo con la misericordia”.

 

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