Il Vangelo della Famiglia, presentato il documento verso il Sinodo

Pronto l’«instrumentum laboris» , la traccia che accompagnerà la preparazione del prossimo incontro in Vaticano di ottobre

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Il Vangelo della Famiglia, presentato il documento verso il Sinodo

Il «Vangelo della famiglia» non schiacci ma «dia speranza» ai coniugi, ai figli, alle famiglie, ai fidanzati. Per il Sinodo sulla famiglia dell’ottobre 2015 non si riparte da zero: l’«instrumentum laboris» - reso pubblico martedì 23 giugno - riporta la «relatio Synodi» 2014, inclusi i temi più discussi: l’Eucaristia ai divorziati risposati, la proposta della comunione spirituale, le unioni omosessuali. Ribadisce l’importanza della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; suggerisce pazienza e delicatezza sulle famiglie ferite; riafferma che le unioni omosessuali non sono paragonabili al matrimonio; auspica  processi gratuiti per la nullità matrimoniale; getta l’allarme sulla pedopornografia, l’uso distorto del web, le donne e i bambini vittime di sfruttamento sessuale. Le risposte delle Conferenze episcopali, delle famiglie, delle università e delle aggregazioni laicali ampliano le riflessioni. Il testo è suddiviso in tre parti: 1) sfide sulla famiglia; 2) vocazione familiare; 3) missione della famiglia.

No alla rimozione della differenza sessuale - Il numero dei matrimoni è in calo; crescono separazioni, divorzi, denatalità; i giovani hanno paura a formare una famiglia; è inaccettabile sostenere che «l’identità personale e l’intimità affettiva devono affermarsi in una dimensione svincolata dalla diversità biologica tra maschio e femmina» e a riconoscere «la titolarità matrimoniale» alle coppie omosessuali. Spesso le istituzioni non sostengono la famiglia e contro la famiglia ci sono molti attentati: guerre, migrazioni, tossicodipendenza, alcolismo, disoccupazione, povertà, usura, cultura dell’«usa e getta», congiuntura economica. Ma la famiglia resta «pilastro fondamentale e irrinunciabile del vivere sociale, risorsa insostituibile per lo sviluppo armonico di ogni società umana». Senza dimenticare gli «invisibili» e gli  esclusi dal sistema e i figli veri «orfani sociali». La famiglia è importantissima per le categorie fragili: vedovi, anziani, disabili, specie quelli che rimangono soli alla morte dei genitori. È auspicabile una pastorale specifica per le famiglie migranti in quanto nei Paesi di destinazione non c’è accoglienza e accettazione ma si alimentano «fondamentalismo e rigetto violento» e spesso le migrazioni illegali ingrassano «i circuiti internazionali della tratta degli esseri umani». Si chiede di valorizzare il ruolo della donna per ridurre sfruttamento, violenza, aborti,  sterilizzazioni forzate, utero in affitto, mercato dei gameti, il desiderio di figli a ogni costo. La «rivoluzione biotecnologica» permette di manipolare «l’atto generativo svincolandolo dalla relazione sessuale tra uomo e donna».

Il Sacramento del matrimonio è indissolubile – L’indissolubilità è «dono» e non «un giogo imposto agli uomini». Si chiede di «dare un annuncio di speranza, che non schiacci perché ogni famiglia sappia chela Chiesanon l’abbandona mai», ma anche

«senza nascondere ciò in cui crede» e la comunità cristiana non sia una mera «agenzia di servizi», Responsabilità della comunità cristiana è aiutare le coppie in difficoltà perché, nel disegno di Dio, «la famiglia non è un dovere, ma un dono».

«Preparare, formare e responsabilizzare» le famiglie a un compito missionario, lontano da moralismi, giudizi, pregiudizi e controlli perché non si tratta di presentare una normativa ma di proporre valori e verità di fede. I cristiani si impegnino nella politica e nella società per tutelare la famiglia. Compito della Chiesa è annunciare il Sacramento del matrimonio come unione fedele e indissolubile tra un uomo e una donna, ma anche «accompagnare quanti vivono il matrimonio civile o la convivenza» così che possano giungere alla pienezza dell’unione sacramentale. In caso di tradimento coniugale «è necessaria un’opera di riparazione perché un patto infranto può essere ristabilito». Si tratta di incoraggiare chi vive unioni non matrimoniali a «intraprendere la strada del ritorno» perché il fallimento matrimoniale è «una sconfitta per tutti».

Si chiede gratuità delle procedure di riconoscimento della nullità. Si invita a ripensare le forme di esclusione liturgico-pastorale dei divorziati risposati. Si chiedono indicazioni chiare della Chiesa affinché non venga discriminato nessuno. Sui divorziati risposati si sottolinea che «vanno ripensate le forme di esclusione praticate in campo liturgico-pastorale, educativo e caritativo» perché questi fedeli «non sono fuori dalla Chiesa», e quindi i cammini di integrazione siano realizzati «secondo una legge di gradualità». Sull’accostamento all’Eucaristia per i divorziati risposati emerge il «comune accordo» su una «via penitenziale» sotto l’autorità del vescovo, basata sul pentimento, sulla verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, sulla decisione di vivere in continenza, su un eventuale «processo di chiarificazione e di orientamento» con l’accompagnamento di un presbitero. Sulla comunione spirituale si ricorda che «presuppone la conversione e lo stato di grazia.

Oggi i matrimoni misti presentano «criticità di non facile soluzione» e si suggerisce un codice di buona condotta in modo che, per prima cosa, i coniugi non ostacolino il reciproco cammino di fede. Resta ferma e immutata la contrarietà della Chiesa alle nozze gay - ma «ogni persona, indipendentemente dalla tendenza sessuale, va rispettata e accolta con sensibilità e delicatezza» - e alla difesa della vita dal concepimento alla morte naturale. I coniugi sono invitati a non fare scelte egoistiche, a valorizzare l’adozione e l’affido, a impegnarsi perché «l’educazione di un figlio deve basarsi sulla differenza sessuale, come la procreazione, che il fondamento nell’amore coniugale tra uomo e donna, base indispensabile per la formazione integrale del bambino». Di fronte all’abortola Chiesaafferma «il carattere sacro e inviolabile della vita umana»; rammenta «l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza; ribadisce «il diritto alla morte naturale» evitando accanimento terapeutico ed eutanasia.

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