Il Papa: pregare è lottare insieme con Dio per le cose importanti

All’Angelus la preghiera per le tante vittime innocenti dei deplorevoli atti di terrorismo e di violenza.  E l’appello ai giovani che “non vogliono vivacchiare”.

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All’Angelus la preghiera per le tante vittime innocenti dei deplorevoli atti di terrorismo e di violenza.  E l’appello ai giovani che “non vogliono vivacchiare”.

“Quanto più sembrano insormontabili le difficoltà e oscure le prospettive di sicurezza e di pace, tanto più insistente deve farsi la nostra preghiera”. All’Angelus il Papa ha invitato tutti ad unirsi alla sua preghiera “affinché il Signore ispiri a tutti propositi di bene e di fraternità”.

“In queste ore - ha proseguito - il nostro animo è ancora una volta scosso da tristi notizie relative a deplorevoli atti di terrorismo e di violenza, che hanno causato dolore e morte. Penso ai drammatici eventi di Monaco in Germania e di Kabul in Afghanistan, dove hanno perso la vita numerose persone innocenti”. Tutti i fedeli si sono poi raccolti attorno al Pontefice con la preghiera dell’Ave Maria.

Un terribile fatto di violenza

Il dolore per l'attentato di Monaco è stato oggetto anche di un telegramma, inviato stamani all’arcivescovo di Monaco e Frisinga, il cardinale Reinhard Marx. Il Pontefice, si legge nel testo “ha appreso con costernazione le notizie del terribile fatto di violenza, in cui diverse persone, soprattutto giovani, hanno trovato la morte e molte altre sono state gravemente ferite. Sua Santità partecipa al dolore dei sopravvissuti ed esprime loro la sua vicinanza nella sofferenza. Affida nella preghiera i defunti alla misericordia di Dio. Manifesta la sua profonda partecipazione a tutti coloro che sono stati colpiti da questo attentato, e ringrazia le Forze di Soccorso e dell’Ordine per il loro impegno attento e generoso”.

 

 

Il Padre Nostro

Il Vangelo di Luca, presentato dalla Liturgia in questa domenica, ci invita a riflettere sulla preghiera del Padre Nostro: i discepoli chiedono a Gesù: “Signore, insegnaci a pregare”; ed Egli risponde: “Quando pregate, dite: - Padre… ” . Padre. Questa parola è il “segreto” della preghiera di Gesù: “è la chiave che Lui stesso ci dà perché possiamo entrare anche noi in quel rapporto di dialogo confidenziale con il Padre che ha accompagnato e sostenuto tutta la sua vita”.

All’appellativo “Padre” Gesù associa due richieste: “sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno”. La preghiera di Gesù, e quindi la preghiera cristiana, è prima di tutto un fare posto a Dio, lasciandogli manifestare la sua santità in noi e facendo avanzare il suo regno, a partire dalla possibilità di esercitare la sua signoria d’amore nella nostra vita.

Pane, perdono e aiuto nella tentazione

Altre tre richieste completano questa preghiera che Gesù insegna, il “Padre Nostro”. Sono tre domande che esprimono le nostre necessità fondamentali: il pane, il perdono e l’aiuto nelle tentazioni (cfr vv. 3-4). Francesco le riassume così: “Non si può vivere senza pane, non si può vivere senza perdono e non si può vivere senza l’aiuto di Dio nelle tentazioni”. Il pane che Gesù ci fa chiedere “è quello necessario, non il superfluo”; è “il pane dei pellegrini”, il giusto, “un pane che non si accumula e non si spreca, che non appesantisce la nostra marcia”. Il perdono è, prima di tutto, quello che noi stessi riceviamo da Dio: “soltanto la consapevolezza di essere peccatori perdonati dall’infinita misericordia divina può renderci capaci di compiere concreti gesti di riconciliazione fraterna”. Se una persona non si sente peccatore perdonato “mai potrà fare un gesto di perdono o di riconciliazione”. Si comincia dal cuore dove ci si sente peccatore perdonato. L’ultima richiesta, “non abbandonarci alla tentazione”, esprime la consapevolezza della nostra condizione “sempre esposta alle insidie del male e della corruzione. Tutti conosciamo cosa è una tentazione!”.

Nella preghiera Dio e io lottiamo insieme

L’insegnamento di Gesù sulla preghiera prosegue con due parabole, con le quali Egli prende a modello l’atteggiamento di un amico nei confronti di un altro amico e quello di un padre nei confronti di suo figlio. Entrambe ci vogliono insegnare ad avere piena fiducia in Dio, che è Padre. “Egli - ha sottolineato Francesco - conosce meglio di noi stessi le nostre necessità, ma vuole che gliele presentiamo con audacia e con insistenza, perché questo è il nostro modo di partecipare alla sua opera di salvezza”. La preghiera è il primo e principale “strumento di lavoro nelle nostre mani!”. “Insistere con Dio non serve a convincerlo, ma a irrobustire la nostra fede e la nostra pazienza, cioè la nostra capacità di lottare insieme a Dio per le cose davvero importanti e necessarie. Nella preghiera siamo in due: Dio e io a lottare insieme per le cose importanti”.

 

 

Lo Spirito Santo

Tra le cose importanti, ha osservato il Papa, ce n’è una: “la grande cosa importante che Gesù dice oggi nel Vangelo, ma che quasi mai noi domandiamo, ed è lo Spirito Santo”. “Donami lo Spirito Santo!”. E Gesù lo dice: “Se voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”.

Ma a che serve lo Spirito Santo? “Serve a vivere bene, a vivere con sapienza e amore, facendo la volontà di Dio. Che bella preghiera sarebbe, in questa settimana, che ognuno di noi chiedesse al Padre: Padre, dammi lo Spirito Santo!”. “La Madonna ce lo dimostra con la sua esistenza, tutta animata dallo Spirito di Dio. Ci aiuti lei a pregare il Padre uniti a Gesù, per vivere non in maniera mondana, ma secondo il Vangelo, guidati dallo Spirito Santo”.

La GMG di Cracovia

Dopo l’Angelus il pensiero del Papa è andato ai tanti giovani che, da ogni parte del mondo, si stanno incamminando verso Cracovia, dove avrà luogo la Trentunesima Giornata Mondiale della Gioventù. “Anch’io - ha ricordato Francesco - partirò mercoledì prossimo, per incontrare questi ragazzi e ragazze e celebrare con loro e per loro il Giubileo della Misericordia, con l’intercessione di san Giovanni Paolo II. Vi chiedo di accompagnarci con la preghiera. Fin da ora saluto e ringrazio quanti stanno lavorando per accogliere i giovani pellegrini, con numerosi vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, laici. Un pensiero speciale rivolgo ai tantissimi loro coetanei che, non potendo essere presenti di persona, seguiranno l’evento attraverso i mezzi di comunicazione. Saremo tutti uniti nella preghiera!”.

Vivere e non vivacchiare

Salutando i pellegrini presenti in Piazza San Pietro, l’attenzione del Papa è stata catturata da un gruppo di giovani provenienti da Valperga, Pertusio Canavese e Torino. A loro ha raccomandato: “continuate a provare a vivere e non vivacchiare, come avete scritto sulla vostra maglietta”. Proprio “Vivere e non vivacchiare” è la celebre frase del Beato Pier Giorgio Frassati, tanto cara anche a Francesco.

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