Il Papa: l’orgoglio umano distrugge anche le cose più belle

Al centro della Catechesi la speranza in Dio: cieli nuovi e terre nuove ci aspettano. E l’appello per il Sud Sudan

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Il Papa: l’orgoglio umano distrugge anche le cose più belle

“Quante volte noi cristiani siamo tentati dalla delusione, dal pessimismo… A volte ci lasciamo andare al lamento inutile, oppure rimaniamo senza parole e non sappiamo nemmeno che cosa chiedere, che cosa sperare…”. Ma Gesù non ci lascia soli. Nel giorno in cui la Chiesa celebra la Festa della Cattedra di Pietro, Papa Francesco torna in Piazza San Pietro per l’Udienza Generale e prosegue il ciclo di Catechesi sulla speranza.

 

Il gemito del creato

 

Il Signore non ci lascia soli e anche in questo quadro desolante ci offre una prospettiva nuova di liberazione, di salvezza universale. È quello che San Paolo mette in evidenza con gioia, invitandoci a prestare ascolto ai “gemiti dell’intero creato”. “Se facciamo attenzione - ha osservato il Papa - intorno a noi tutto geme: geme la creazione stessa, gemiamo noi esseri umani e geme lo Spirito dentro di noi, nel nostro cuore. Ora, questi gemiti non sono un lamento sterile, sconsolato, ma sono i ‘gemiti di una partoriente’; sono i gemiti di chi soffre, ma sa che sta per venire alla luce una vita nuova”.

 

La natura attorno a noi soffre: spesso siamo tentati di pensare che il creato sia una nostra proprietà, un possedimento che possiamo sfruttare a nostro piacimento e di cui non dobbiamo rendere conto a nessuno. La creazione è un “dono meraviglioso che Dio ha posto nelle nostre mani”, perché possiamo “entrare in relazione con Lui” e riconoscervi “l’impronta del suo disegno d’amore”, alla cui realizzazione siamo chiamati tutti a collaborare, giorno dopo giorno.

 

L’orgoglio umano che distrugge

 

Quando “si lascia prendere dall’egoismo”, l’essere umano finisce per rovinare anche le cose più belle che gli sono state affidate. E così è successo anche per il creato. “Pensiamo all’acqua”. Papa Francesco torna sui temi della Laudato si’ e parla dell’acqua: “una cosa bellissima e tanto importante; l’acqua ci dà la vita, ci aiuta in tutto ma per sfruttare i minerali si contamina l’acqua, si sporca la creazione e si distrugge la creazione. Questo è un esempio soltanto. Ce ne sono tanti”. Con l’esperienza tragica del peccato, rotta la comunione con Dio, abbiamo infranto l’originaria comunione con tutto quello che ci circonda e abbiamo finito per corrompere la creazione, rendendola così schiava, sottomessa alla nostra caducità. E purtroppo la conseguenza di tutto questo è drammaticamente sotto i nostri occhi, ogni giorno. Quando rompe la comunione con Dio, l’uomo perde la propria bellezza originaria e finisce per sfigurare attorno a sé ogni cosa: “e dove tutto prima rimandava al Padre Creatore e al suo amore infinito, adesso porta il segno triste e desolato dell’orgoglio e della voracità umani. L’orgoglio umano, sfruttando il creato, distrugge”.

 

 

 

Le conseguenze del peccato e la speranza

 

“Noi siamo ancora alle prese con le conseguenze del nostro peccato - Francesco si riferisce al Peccato Originale - e tutto, attorno a noi, porta ancora il segno delle nostre fatiche, delle nostre mancanze, delle nostre chiusure. Nello stesso tempo, però, sappiamo di essere stati salvati dal Signore e già ci è dato di contemplare e di pregustare in noi e in ciò che ci circonda i segni della Risurrezione, della Pasqua, che opera una nuova creazione”.

 

Leggere la realtà con gli occhi della Pasqua

 

Questo è il contenuto della nostra speranza: “Il cristiano non vive fuori dal mondo, sa riconoscere nella propria vita e in ciò che lo circonda i segni del male, dell’egoismo e del peccato. È solidale con chi soffre, con chi piange, con chi è emarginato, con chi si sente disperato… Però, nello stesso tempo, il cristiano ha imparato a leggere tutto questo con gli occhi della Pasqua, con gli occhi del Cristo Risorto. E allora sa che stiamo vivendo il tempo dell’attesa, il tempo di un anelito che va oltre il presente, il tempo del compimento”. Nella speranza sappiamo che il Signore vuole risanare definitivamente con la sua misericordia i cuori feriti e umiliati e tutto ciò “che l’uomo ha deturpato nella sua empietà”, e che in questo modo Egli rigenera “un mondo nuovo e una umanità nuova”, finalmente riconciliati nel suo amore.

 

Ancora una volta ci viene in aiuto lo Spirito Santo, “respiro della nostra speranza”, il quale mantiene vivi “il gemito e l’attesa del nostro cuore”. Lo Spirito vede per noi oltre le apparenze negative del presente e ci rivela già ora i cieli nuovi e la terra nuova che il Signore sta preparando per l’umanità.

 

L’appello per il Sud Sudan

 

Al termine dell’Udienza il Papa ha lanciato un nuovo appello per “il martoriato Sud Sudan, dove ad un conflitto fratricida si unisce una grave crisi alimentare che colpisce la Regione del Corno d’Africa e che condanna alla morte per fame milioni di persone, tra cui molti bambini. In questo momento è più che mai necessario l’impegno di tutti a non fermarsi solo a dichiarazioni, ma a rendere concreti gli aiuti alimentari e a permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti. Il Signore sostenga questi nostri fratelli e quanti operano per aiutarli”.

 

La Cattedra di San Pietro e la Madonna di Fatima

 

E proprio alla Madonna di Fatima, che Francesco andrà a visitare il 12 ed il 13 maggio prossimi, è stata affidata questa speranza: “In quest’anno del centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima, affidiamoci a Maria, Madre della speranza, che ci invita a volgere lo sguardo verso la salvezza, verso un mondo nuovo e un’umanità nuova”.

 

Oggi si celebra anche la festa della Cattedra di San Pietro Apostolo: “giorno di speciale comunione dei credenti con il Successore di San Pietro e con la Santa Sede. Cari giovani, vi incoraggio ad intensificare la vostra preghiera a favore del mio ministero petrino; cari ammalati, vi ringrazio per la testimonianza di vita data nella sofferenza per l’edificazione della comunità ecclesiale; e voi, cari sposi novelli, costruite la vostra famiglia sullo stesso amore che lega il Signore Gesù alla sua Chiesa”.

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