Il Papa: fidarsi di Dio, senza condizioni

Non insegnare a Dio quello che deve fare! Lui ci salverà sempre. L’Udienza Generale sulla speranza cristiana dedicata alla figura di Giuditta

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Il Papa: fidarsi di Dio, senza condizioni

“Le donne sono più coraggiose degli uomini” è l’osservazione che Papa Francesco ha fatto stamani, tra gli applausi all’Udienza Generale. La protagonista della Catechesi è Giuditta: l’eroina del popolo che liberò da sola la propria città assediata dal feroce re Nabucodonosor.

 

Il racconto lo troviamo nell’Antico Testamento nell’omonimo libro. Il lettore capisce di trovarsi davanti ad un grande, invincibile nemico che sta seminando morte e distruzione e che arriva fino alla Terra Promessa. L’esercito di Nabucodonosor, infatti, sotto la guida del generale Oloferne, pone l’assedio a una città della Giudea, Betulia, tagliando il rifornimento dell’acqua e fiaccando così la resistenza della popolazione.

 

La situazione si fa drammatica, al punto che gli abitanti della città si rivolgono agli anziani chiedendo di arrendersi ai nemici. Le loro sono parole disperate: “Non c’è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha venduti nelle loro mani per essere abbattuti davanti a loro dalla sete e da terribili mali”. “Sono arrivati - ha osservato il Papa - a dire questo: «Dio ci ha venduti». La disperazione era grande in quella gente”.

 

La capacità di fidarsi di Dio

 

“Consegnate - prosegue il libro - l’intera città al popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito perché la saccheggino” (Gdt 7,25-26). La fine sembra ormai ineluttabile, la capacità di fidarsi di Dio si è esaurita. “E quante volte - è la domanda di Francesco - noi arriviamo a situazioni di limite dove non sentiamo neppure la capacità di avere fiducia nel Signore. È una tentazione brutta! E, paradossalmente, sembra che, per sfuggire alla morte, non resti che consegnarsi nelle mani di chi uccide. Loro sanno che questi soldati entreranno a saccheggiare la città, prendere le donne come schiave e poi uccidere tutti gli altri. Questo è proprio il limite”.

 

Una flebile speranza

 

Davanti a tanta disperazione, il capo del popolo tenta di proporre un appiglio di speranza: resistere ancora cinque giorni, aspettando l’intervento salvifico di Dio. Ma è una speranza debole: “Concedono cinque giorni a Dio per salvarli, ma sanno che non hanno fiducia, attendono il peggio. In realtà, nessuno più, tra il popolo, è ancora capace di sperare. Erano disperati”.

 

Il coraggio di Giuditta

 

È in tale situazione che compare sulla scena Giuditta. Vedova, donna di grande bellezza e saggezza, ella parla al popolo con il linguaggio della fede. Coraggiosa, rimprovera in faccia il popolo dicendo: “Voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, […]. No, fratelli, non provocate l’ira del Signore, nostro Dio. Attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido, se a lui piacerà” (8,13.14-15.17). È il linguaggio della speranza. “Bussiamo alle porte del cuore di Dio”, Lui è Padre, “lui può salvarci”. Questa donna, vedova, “rischia di fare anche una brutta figura davanti agli altri! Ma è coraggiosa! Va avanti!”.

 

Dio salva

 

E con la forza di un profeta, Giuditta richiama gli uomini del suo popolo per riportarli alla fiducia in Dio; con lo sguardo di un profeta “ella vede al di là dello stretto orizzonte proposto dai capi e che la paura rende ancora più limitato”. Dio agirà di certo. Il Signore è Dio di salvezza, “e lei ci crede”, qualunque forma essa prenda. “È salvezza liberare dai nemici e far vivere, ma, nei suoi piani impenetrabili, può essere salvezza anche consegnare alla morte. Donna di fede, lei lo sa. Poi conosciamo la fine, come è finita la storia: Dio salva”.

 

Non mettiamo condizioni a Dio

 

“Cari fratelli e sorelle - ha proseguito - non mettiamo mai condizioni a Dio e lasciamo invece che la speranza vinca i nostri timori”. Fidarsi di Dio vuol dire “entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere”, anche accettando che “la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative”. “Noi chiediamo al Signore vita, salute, affetti, felicità; ed è giusto farlo, ma nella consapevolezza che Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, e che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto. Non siamo noi che possiamo insegnare a Dio quello che deve fare, ciò di cui noi abbiamo bisogno. Lui lo sa meglio di noi, e dobbiamo fidarci, perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri”.

 

Il cammino che Giuditta ci indica è quello della fiducia. Senza facili rassegnazioni, facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità, ma sempre rimanendo nel solco della volontà del Signore, perché “ha pregato tanto, ha parlato tanto al popolo e poi, coraggiosa, se ne è andata, ha cercato il modo di avvicinarsi al capo dell’esercito ed è riuscita a tagliargli il capo, a sgozzarlo”.

 

La saggezza delle persone umili

 

Così, una donna piena di fede e di coraggio ridà forza al suo popolo in pericolo mortale e lo conduce sulle vie della speranza, indicandole anche a noi. “E noi - ha commentato Francesco - se facciamo un po’ di memoria, quante volte abbiamo sentito parole sagge, coraggiose, da persone umili, da donne umili che uno pensa che - senza disprezzarle – fossero ignoranti … Ma sono parole delle saggezza di Dio! Le parole delle nonne .. Quante volte le nonne sanno dire la parola giusta, la parola di speranza, perché hanno l’esperienza della vita, hanno sofferto tanto, si sono affidate a Dio e il Signore fa questo dono di darci il consiglio di speranza”. E, andando per quelle vie, sarà gioia e luce pasquale affidarsi al Signore con le parole di Gesù: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). E questa è la preghiera della saggezza, della fiducia e della speranza.

 

All’Udienza Generale erano presenti, tra gli altri, Arnold Schwarzenegger e la vedova e le figlie di Alberto Nisman, il procuratore federale argentino trovato morto in circostanze misteriose il 18 gennaio 2015.

 

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