Il Papa e quella solidarietà che ci profuma l’anima

La solidarietà verso gli stranieri: “all’inizio ci rifiutiamo perché ci dà un po’ di incomodità,  - ma … puzza … - . Alla fine ci profuma l’anima e ci fa cambiare”. Poi: amate il Rosario,  preghiera semplice che consola.

Parole chiave: Papa Francesco (256), Udienza Generale (38), solidarietà (43), accoglienza (23), stranieri (9), migranti (82), Opere di Misericordia (17), Misericordia (105), Rosario (3)
La solidarietà verso gli stranieri: “all’inizio ci rifiutiamo perché ci dà un po’ di incomodità,  - ma … puzza … - . Alla fine ci profuma l’anima e ci fa cambiare”. Poi: amate il Rosario,  preghiera semplice che consola.

“I cristiani non sono stanchi e pigri nell’attesa dell’incontro finale con il Signore, ma ogni giorno gli vanno incontro, riconoscendo il suo volto in quello di tante persone che chiedono aiuto”. Con queste parole Papa Francesco ha introdotto la seconda Catechesi sulle Opere di Misericordia all’Udienza Generale di stamani.

La riflessione del Santo Padre è partita dalla celebre pagina di Matteo dove Gesù ci dice: “Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito” (Mt 25,35-36). La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare. Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. “È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni”.

La storia dell’umanità è storia di migrazioni

La Bibbia ci offre tanti esempi concreti di migrazione. Francesco cita l’esempio di Abramo: “La chiamata di Dio lo spinge a lasciare il suo Paese per andare in un altro: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò»” (Gen 12,1). E così è stato anche per il popolo di Israele, che dall’Egitto, dove era schiavo, andò marciando per quarant’anni nel deserto fino a quando giunse alla terra promessa da Dio. La stessa Santa Famiglia – Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù – fu costretta ad emigrare per sfuggire alla minaccia di Erode: “Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode” (Mt 2,14-15). La storia dell’umanità è storia di migrazioni: ad ogni latitudine, non c’è popolo che non abbia conosciuto il fenomeno migratorio.

La solidarietà: unica soluzione

Nel corso dei secoli abbiamo assistito in proposito a grandi espressioni di solidarietà, anche se non sono mancate tensioni sociali. Oggi, il contesto di crisi economica favorisce purtroppo “l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza”. In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, “si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti” sia “oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo”. “Ma la chiusura - ha osservato il Papa - non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà. Solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero”.

Francesco ha citato l’esempio di santa Francesca Cabrini “che dedicò la sua vita insieme alle sue compagne ai migranti verso gli Stati Uniti d’America”. “Anche oggi - ha proseguito - abbiamo bisogno di queste testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno”.

Un impegno che coinvolge tutti

Le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, come i singoli cristiani, tutti siamo chiamati “ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita disumane”. “Tutti insieme siamo una grande forza” di sostegno per quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità.

Una storia che “mi ha cambiato il cuore”

Il Papa ha poi raccontato un aneddoto: “una storia piccolina, di città”: C’era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò e gli disse: “Ma, lei cerca qualcosa?”. Era senza scarpe, quel rifugiato. E lui ha detto: “Io vorrei andare a San Pietro per entrare nella Porta Santa”. E la signora pensò: “Ma, non ha le scarpe, come farà a camminare?”. Così chiamò un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava e l’autista del taxi quasi non voleva prenderlo a bordo, ma alla fine l’ha lasciato salire.

La signora, accanto a lui, gli domandò un po’ della sua storia di rifugiato e di migrante, nel percorso del viaggio: “dieci minuti per arrivare fino a qui”. Quest’uomo raccontò la sua storia di dolore, di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua Patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora aprì la borsa per pagare il tassista “e il tassista, che all’inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora: - No, signora, sono io che devo pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore - ”.

“Quando noi facciamo una cosa del genere - ha commentato Papa Francesco - all’inizio ci rifiutiamo perché ci dà un po’ di incomodità,  - ma … puzza … - . Ma alla fine, la storia ci profuma l’anima e ci fa cambiare. Pensate a questa storia e pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati”.

Vestire chi è nudo

Con questa Opera di Misericordia possiamo restituire dignità a chi l’ha perduta: “Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto è una forma di nudità, o essere discriminati per la razza, o per la fede, sono tutte forme di nudità, di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire”.

La “trappola” del rinchiudersi in se stessi

“Cari fratelli e sorelle - ha concluso il Papa - non cadiamo nella trappola di rinchiuderci in noi stessi, indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati solo dei nostri interessi. È proprio nella misura in cui ci apriamo agli altri che la vita diventa feconda, le società riacquistano la pace e le persone recuperano la loro piena dignità. E non dimenticatevi di quella signora, non dimenticate quel migrante che puzzava e non dimenticate l’autista al quale il migrante aveva cambiato l’anima”.

Amate il Rosario, preghiera semplice che consola

Al termine dell’Udienza il Santo Padre ha ricordato che il mese di ottobre è dedicato al Rosario: “Questa semplice preghiera mariana indichi a voi, cari giovani, la strada per interpretare la volontà di Dio nella vostra vita; amate questa preghiera, cari ammalati, perché essa porta con sé la consolazione per la mente ed il cuore. Diventi per voi, cari sposi novelli, un momento privilegiato di intimità spirituale nella vostra nuova famiglia”.

Tutti i diritti riservati

Papa Francesco

archivio notizie

14/01/2018

Bergoglio: "Chi alza muri e barriere rinuncia all'incontro con l'altro"

Il messaggio di Papa Francesco per la giornata dei migranti e dei rifugiati

29/09/2017

Perché il Papa dà fastidio

Da tempo all'interno della Chiesa cattolica si fanno sentire reazioni di fastidio e di opposizione a papa Francesco. L'intervento di don Lucio Casto 

14/09/2017

Colombia, il primo passo per una pace giusta

Il Papa ha visitato la Colombia nei giorni della pacificazione nazionale. Dal Sud America ha lanciato parole che stanno facendo il giro del mondo, un appello universale a lavorare per la pace, gettare ponti, compiere sempre «il primo passo» per la riconciliazione. Parole rivolte anche alla Chiesa

05/02/2017

Il Papa: “Ogni vita è sacra"

All’Angelus la preghiera del Papa per i bambini “in pericolo d’interruzione della gravidanza” e per le persone “che stanno alla fine della vita”