Il Papa: chi si allontana da Dio perde il sorriso

Una delle prime cose che accadono alle persone che si staccano da Dio è perdere il sorriso. L’Udienza Generale sulla speranza

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Il Papa: chi si allontana da Dio perde il sorriso

“La vita è spesso un deserto, è difficile camminare dentro la vita, ma se ci affidiamo a Dio può diventare bella e larga come un’autostrada”. Sono le parole pronunciate da Papa Francesco nel corso dell’Udienza Generale di oggi, la prima dedicata al nuovo ciclo di catechesi sulla speranza: “Una delle prime cose che accadono alle persone che si staccano da Dio è che sono persone senza sorriso. Forse sono capaci di fare una grande risata, ne fanno una dietro l’altra, una battuta, una risata … ma manca il sorriso! Il sorriso lo dà soltanto la speranza: è il sorriso della speranza di trovare Dio”.

 

Basta non perdere mai la speranza, basta continuare a credere, sempre, nonostante tutto. Quando noi ci troviamo davanti ad un bambino, forse possiamo avere tanti problemi e tante difficoltà, ma “ci viene da dentro il sorriso”, perché ci troviamo davanti alla speranza: “un bambino è una speranza! E così dobbiamo saper vedere nella vita il cammino della speranza che ci porta a trovare Dio, Dio che si è fatto Bambino per noi. E ci farà sorridere, ci darà tutto!”.

 

L’ottimismo delude, la speranza no!

 

“Ne abbiamo tanto bisogno - ha detto Papa Francesco -  in questi tempi che appaiono oscuri, in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano, davanti al dolore di tanti nostri fratelli. Ci vuole la speranza! Ci sentiamo smarriti e anche un po’ scoraggiati, perché ci troviamo impotenti e ci sembra che questo buio non debba mai finire”.

 

Non bisogna lasciare che la speranza ci abbandoni, perché Dio con il suo amore cammina con noi. “Io spero, perché Dio è accanto a me”. “Ognuno di noi - ha proseguito - può dire: Io spero, ho speranza, perché Dio cammina con me. Cammina e mi porta per mano. Dio non ci lascia soli. Il Signore Gesù ha vinto il male e ci ha aperto la strada della vita”.

 

Preparare la strada nel deserto

 

Il Papa durante la Catechesi ha letto un passo del profeta Isaia, “il grande profeta dell’Avvento, il grande messaggero della speranza”. Nel brano (Is 40,1-2.3-5) vediamo come la consolazione, per il popolo, arrivi “con la possibilità di camminare sulla via di Dio”, una via nuova, raddrizzata e percorribile, una via “da approntare nel deserto, così da poterlo attraversare e ritornare in patria”. Perché il popolo a cui il profeta si rivolge stava vivendo la tragedia dell’esilio a Babilonia, e adesso invece si sente dire che potrà tornare nella sua terra, attraverso una strada resa comoda e larga, senza valli e montagne che rendono faticoso il cammino, una strada spianata nel deserto. “Preparare quella strada - ha commentato Francesco - vuol dire dunque preparare un cammino di salvezza e di liberazione da ogni ostacolo e inciampo”.

 

L’esilio era stato un momento drammatico nella storia di Israele: il popolo aveva perso la patria, la libertà, la dignità, e anche la fiducia in Dio. Si sentiva abbandonato e senza speranza. Invece, ecco l’appello del profeta che riapre il cuore alla fede. Il deserto è un luogo in cui è difficile vivere, ma proprio lì ora si potrà camminare per tornare non solo in patria, ma tornare a Dio, e tornare a sperare e sorridere. “Quando noi siamo nel buio, nelle difficoltà non viene il sorriso, ed è proprio la speranza che ci insegna a sorridere per trovare quella strada che conduce a Dio”.

 

L’incontro con il Bambino ci ridonerà il sorriso

 

Proprio queste parole di Isaia vengono poi usate da Giovanni il Battista nella sua predicazione che invitava alla conversione. Diceva così: “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore” (Mt 3,3). È una voce che grida dove sembra che nessuno possa ascoltare:  “Ma chi può ascoltare nel deserto? - si chiede il Papa - che grida nello smarrimento dovuto alla crisi di fede. Noi non possiamo negare che il mondo di oggi è in crisi di fede”. Si dice “Io credo in Dio, sono cristiano” – “Io sono di quella religione…”. Ma la tua vita è ben lontana dall’essere cristiano; è ben lontana da Dio! La religione, la fede è caduta in una espressione: “Io credo?” – “Sì!”. Ma qui si tratta di tornare a Dio, convertire il cuore a Dio e andare per questa strada per trovarlo. Lui ci aspetta. Questa è la predicazione di Giovanni Battista: preparare. Preparare l’incontro con questo Bambino che ci ridonerà il sorriso.

 

Lasciamoci “insegnare la speranza”

 

“La vera storia – quella che rimarrà nell’eternità – è quella che scrive Dio con i suoi piccoli: Dio con Maria, Dio con Gesù, Dio con Giuseppe, Dio con i piccoli. Quei piccoli e semplici che troviamo intorno a Gesù che nasce: Zaccaria ed Elisabetta, anziani e segnati dalla sterilità, Maria, giovane ragazza vergine promessa sposa a Giuseppe, i pastori, che erano disprezzati e non contavano nulla”. Sono i piccoli, resi grandi dalla loro fede, i piccoli che sanno continuare a sperare. E la speranza è la virtù dei piccoli.

 

“I grandi, i soddisfatti non conoscono la speranza; non sanno cosa sia”.“Sono loro i piccoli con Dio, con Gesù che trasformano il deserto dell’esilio, della solitudine disperata, della sofferenza, in una strada piana su cui camminare per andare incontro alla gloria del Signore”. E arriviamo al dunque: “lasciamoci insegnare la speranza”. “Attendiamo fiduciosi la venuta del Signore, e qualunque sia il deserto delle nostre vite - ognuno sa in quale deserto cammina - diventerà un giardino fiorito. La speranza non delude!”.

 

L’appello

 

Nei prossimi giorni ricorrono due importanti Giornate promosse dalle Nazioni Unite: quella contro la corruzione – il 9 dicembre – e quella per i diritti umani – il 10 dicembre –. Sono due realtà strettamente collegate: “la corruzione - ha osservato Francesco - è l’aspetto negativo da combattere, incominciando dalla coscienza personale e vigilando sugli ambiti della vita civile, specialmente su quelli più a rischio; i diritti umani sono l’aspetto positivo, da promuovere con decisione sempre rinnovata, perché nessuno sia escluso dall’effettivo riconoscimento dei diritti fondamentali della persona umana. Il Signore ci sostenga in questo duplice impegno”.

 

“La Vergine Maria, di cui domani celebriamo l’Immacolata Concezione - ha concluso - sia il modello per la preparazione interiore al Natale, affinché il cuore di ciascuno diventi la culla che accoglie il Figlio di Dio, volto della misericordia del Padre, con l’ascolto della sua parola, le opere di carità fraterna e la preghiera”.

 

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