Il Papa: attenti a idoli e cartomanti, vendono false speranze

La Catechesi all’Udienza Generale dedicata alle illusioni offerte a pagamento da veggenti, cartomanti. E l’idolatria di ricchezza, bellezza e salute ad ogni costo

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Il Papa: attenti a idoli e cartomanti, vendono false speranze

A volte le cerchiamo in un dio che possa piegarsi alle nostre richieste e magicamente intervenire per cambiare la realtà e renderla come noi la vogliamo; un idolo, appunto, che in quanto tale non può fare nulla, impotente e menzognero. Ci sono le “false speranze” al centro della Catechesi di oggi: quelle offerte “a pagamento” da veggenti e cartomanti, ma anche quelle suscitate dalle ideologie “con la loro pretesa di assoluto”. Ricchezze, potere,  successo,  vanità “con la loro illusione di eternità e di onnipotenza”, valori come la bellezza fisica e la salute, rischiano di diventare “idoli” a cui sacrificare ogni cosa. Sono tutte realtà che “confondono la mente e il cuore”, e “invece di favorire la vita conducono alla morte”.

 

Il Papa ha raccontato un episodio accaduto a Buenos Aires:  “una donna brava, molto bella, si vantava della bellezza, commentava, come se fosse naturale: «Eh sì, ho dovuto abortire perché la mia figura è molto importante». Questi - ha tuonato Papa Francesco - sono gli idoli, e ti portano sulla strada sbagliata e non ti danno felicità”.

 

Ma a noi piacciono gli idoli, ci piacciono tanto!

 

“Una volta - ha raccontato - a Buenos Aires, dovevo andare da una chiesa ad un’altra, mille metri, più o meno. E l’ho fatto, camminando. E c’è un parco in mezzo, e nel parco c’erano piccoli tavolini, ma tanti, tanti, dove erano seduti i veggenti. Era pieno di gente, che faceva anche la coda. Tu, gli davi la mano e lui incominciava, ma, il discorso era sempre lo stesso: c’è una donna nella tua vita, c’è un’ombra che viene, ma tutto andrà bene … E poi, pagavi. E questo ti dà sicurezza? E’ la sicurezza di una – permettetemi la parola – di una stupidaggine. Andare dal veggente o dalla veggente che leggono le carte: questo è un idolo! Questo è l’idolo, e quando noi vi siamo tanto attaccati: compriamo false speranze. Mentre di quella che è la speranza della gratuità, che ci ha portato Gesù Cristo, gratuitamente dando la vita per noi, di quella a volte non ci fidiamo tanto”.

 

La genesi dei falsi idoli

 

Chi ha fede, si fida di Dio, ma viene il momento in cui, scontrandosi con le difficoltà della vita, l’uomo sperimenta la fragilità di quella fiducia e sente il bisogno di certezze diverse, di sicurezze tangibili, concrete: “Io mi affido a Dio, ma la situazione è un po’ brutta e io ho bisogno di una certezza un po’ più concreta”. “E lì è il pericolo! E allora siamo tentati di cercare consolazioni anche effimere, che sembrano riempire il vuoto della solitudine e lenire la fatica del credere. E pensiamo di poterle trovare nella sicurezza che può dare il denaro, nelle alleanze con i potenti, nella mondanità, nelle false ideologie”.

 

La falsità degli idoli smascherata

 

E il Papa usa alcuni versi del Salmo 115 per “smascherare” i falsi idoli:  “I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Le loro mani non palpano, i loro piedi non camminano; dalla loro gola non escono suoni! Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida!” (vv. 4-8).

 

Il salmista ci presenta, in modo anche un po’ ironico, la realtà assolutamente effimera di questi idoli. “Dobbiamo capire - ha precisato Francesco - che non si tratta solo di raffigurazioni fatte di metallo o di altro materiale, ma anche di quelle costruite con la nostra mente, quando ci fidiamo di realtà limitate che trasformiamo in assolute, o quando riduciamo Dio ai nostri schemi e alle nostre idee di divinità; un dio che ci assomiglia, comprensibile, prevedibile, proprio come gli idoli di cui parla il Salmo”. L’uomo, immagine di Dio, si fabbrica un dio a sua propria immagine, ed è anche un’immagine mal riuscita: non sente, non agisce, e soprattutto non può parlare. Ma, noi “siamo più contenti di andare dagli idoli che andare dal Signore”. Siamo tante volte “più contenti dell’effimera speranza che ti dà questo falso idolo, che la grande speranza sicura che ci dà il Signore”.

 

Gli idoli deludono sempre

 

Il messaggio del Salmo è molto chiaro: se si ripone la speranza negli idoli, si diventa come loro: immagini vuote con mani che non toccano, piedi che non camminano, bocche che non possono parlare. Non si ha più nulla da dire, si diventa incapaci di aiutare, cambiare le cose, incapaci di sorridere, di donarsi, incapaci di amare. “E anche noi - ha constatato il Papa -  uomini di Chiesa, corriamo questo rischio quando ci mondanizziamo. Bisogna rimanere nel mondo ma difendersi dalle illusioni del mondo, che sono questi idoli che ho menzionato”.

 

“Voi che temete il Signore, confidate nel Signore - prosegue il Salmo - anche nei momenti brutti lui si ricorda di noi. E questa è la nostra speranza. E la speranza non delude. Mai. Mai. Gli idoli deludono sempre: sono fantasie, non sono realtà”.

 

Dio non delude mai

 

Ecco la stupenda realtà della speranza: confidando nel Signore “si diventa come Lui”, la sua benedizione ci trasforma in suoi figli, che condividono la sua vita. La speranza in Dio ci fa entrare “nel raggio d’azione del suo ricordo”, della sua memoria che ci benedice e ci salva. E allora “può sgorgare l’alleluia, la lode al Dio vivo e vero, che per noi è nato da Maria, è morto sulla croce ed è risorto nella gloria. E in questo Dio noi abbiamo speranza, e questo Dio – che non è un idolo – non delude mai”.

 

Un “rimprovero” al termine dell’Udienza

 

Terminati i saluti ai pellegrini giunti da ogni parte d’Italia e del mondo, il Papa si è fatto serio: “Adesso devo dirvi una cosa che non vorrei dire, ma devo dirla. Per entrare alle udienze ci sono i biglietti nei quali è scritto in una, due, tre, quattro, cinque e sei lingue che - il biglietto è del tutto gratuito - . Per entrare all’udienza, sia in aula sia in piazza, non si deve pagare, è una visita gratuita che si fa al Papa per parlare con il Papa, con il vescovo di Roma”. “Ma ho saputo che - ci sono dei furboni -, che fanno pagare i biglietti. Se qualcuno ti dice che per andare in udienza dal Papa c’è bisogno di pagare qualcosa, ti sta truffando: stai attento, stai attenta! L’ingresso è gratuito. Qui si viene senza pagare, perché questa è casa di tutti. E se qualcuno si fa pagare per farvi entrare all’udienza commette un reato, come un delinquente, e fa qualcosa che non si deve fare!”.

 

A concludere l’Udienza la Benedizione e la recita del Padre Nostro in latino, il cui testo è riportato proprio sul retro del biglietto che lo stesso Papa Francesco ha tenuto in mano in favore delle telecamere.

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