Il Papa ai volontari: voi siete artigiani di misericordia

In Piazza San Pietro la Catechesi del Papa per gli operatori della Misericordia. Domani la Canonizzazione di Madre Teresa: “Se lo merita, eh?”

Parole chiave: Papa Francesco (256), Misericordia (105), Madre Teresa (16), Giubileo (86), Giubileo della Misericordia (3), volontari (35)
In Piazza San Pietro la Catechesi del Papa per gli operatori della Misericordia. Domani la Canonizzazione di Madre Teresa: “Se lo merita, eh?”

Alla vigilia di uno degli eventi più attesi del Giubileo, la Canonizzazione di Madre Teresa, Piazza San Pietro è già gremita di persone di ogni età e provenienti da ogni parte del mondo: un gruppo di Missionarie della Carità accoglie Francesco, una suora gli mette al collo una ghirlanda bianca e azzurra, i colori del sari di Teresa.

In questa cornice il Papa ha ricevuto 40 mila operatori della carità che celebrano oggi il loro Giubileo. Dopo le testimonianze toccanti, di una Missionaria della Carità e di un ex-bancario vittima di un errore giudiziario, divenuto poi volontario, Francesco ha commentato l’inno all’amore di San Paolo “una delle pagine più belle e più impegnative per la testimonianza della nostra fede” (cfr 1 Cor 13,1-13).

L’amore è per sempre

Quante volte san Paolo ha parlato dell’amore e della fede nei suoi scritti; eppure in questo testo ci viene offerto qualcosa di straordinariamente grande e originale: “Egli afferma che, a differenza della fede e della speranza, l’amore non avrà mai fine. E’ per sempre. Questo insegnamento deve essere per noi di una certezza incrollabile; l’amore di Dio non verrà mai meno nella nostra vita e nella storia del mondo. E’ un amore che rimane sempre giovane, attivo, dinamico e attrae a sé in maniera incomparabile. E’ un amore fedele che non tradisce, nonostante le nostre contraddizioni. E’ un amore fecondo che genera e va oltre ogni nostra pigrizia”.

Di questo amore noi tutti siamo testimoni. L’amore di Dio, infatti, ci viene incontro; è come un fiume in piena che ci travolge senza però sopprimerci; anzi, al contrario, è condizione di vita: “Se non ho l’amore non sono nulla” - dice san Paolo.

“Più ci lasciamo coinvolgere da questo amore - ha osservato il Papa - e più la nostra vita si rigenera. Dovremmo veramente dire con tutta la nostra forza: sono amato, perciò esisto!”. L’amore di cui parla l’Apostolo non è qualcosa di astratto e di vago; al contrario, è un amore che si vede, si tocca e si sperimenta in prima persona. La forma più grande ed espressiva di questo amore è Gesù: “Tutta la sua persona e la sua vita non è altro che la manifestazione concreta dell’amore del Padre, fino a giungere al momento culminante: Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Rm 5,8)”.

L’amore che cancella ogni peccato

“Questo è amore! - ha eslcamato Francesco - Non sono parole, è amore. Dal Calvario, dove la sofferenza del Figlio di Dio raggiunge il suo culmine, scaturisce la sorgente dell’amore che cancella ogni peccato e che tutto ricrea in una vita nuova. Portiamo con noi sempre, in maniera indelebile, questa certezza della fede: Cristo mi ha amato e ha consegnato sé stesso per me (Gal 2,20)”. Questa è la grande certezza: “Cristo mi ha amato, e ha consegnato sé stesso per me, per te, per te, per te, per tutti, per ognuno di noi! Niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio (cfr Rm 8,35-39). L’amore, dunque, è l’espressione massima di tutta la vita e ci permette di esistere!”.

 

 

Il peccato di voltarsi dall’altra parte

Non si può distogliere lo sguardo e voltarsi dall’altra parte per non vedere le tante forme di povertà che chiedono misericordia: “E questo voltarsi dall’altra parte per non vedere la fame, le malattie, le persone sfruttate…, questo è un peccato grave! E’ anche un peccato moderno, è un peccato di oggi! Noi cristiani non possiamo permetterci questo”.

“La Chiesa - ha commentato Francesco - non potrebbe mai permettersi di agire come fecero il sacerdote e il levita nei confronti dell’uomo lasciato mezzo morto per terra (cfr Lc 10,25-36)”. “Non sarebbe degno della Chiesa né di un cristiano passare oltre e supporre di avere la coscienza a posto solo perché abbiamo pregato o perché sono andato a Messa la domenica”.

La misericordia non è un’idea astratta

“No. Il Calvario è sempre attuale; non è affatto scomparso né rimane un bel dipinto nelle nostre chiese. Quel vertice di com-passione, da cui scaturisce l’amore di Dio nei confronti della miseria umana, parla ancora ai nostri giorni e spinge a dare sempre nuovi segni di misericordia. Non mi stancherò mai di dire che la misericordia di Dio non è una bella idea, ma un’azione concreta. Non c’è misericordia senza concretezza”. La misericordia non è un fare il bene “di passaggio”, è coinvolgersi lì dove c’è il male, dove c’è la malattia, dove c’è la fame, dove ci sono tanti sfruttamenti umani.

E anche la misericordia umana non diventa tale – cioè umana e misericordia – fino a quando non ha raggiunto la sua concretezza nell’agire quotidiano. L’ammonimento dell’apostolo Giovanni rimane sempre valido: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” (1 Gv 3,18). “La verità della misericordia, infatti, si riscontra nei nostri gesti quotidiani che rendono visibile l’agire di Dio in mezzo a noi”.

Gli artigiani della misericordia

Il Papa si è poi rivolto direttamente ai volontari e a tutti gli operatori di misericordia: “Fratelli e sorelle, voi qui rappresentate il grande e variegato mondo del volontariato. Tra le realtà più preziose della Chiesa ci siete proprio voi che ogni giorno, spesso nel silenzio e nel nascondimento, date forma e visibilità alla misericordia. Voi siete artigiani di misericordia: con le vostre mani, con i vostri occhi, con il vostro ascolto, con la vostra vicinanza, con le vostre carezze… artigiani! Voi esprimete il desiderio tra i più belli nel cuore dell’uomo, quello di far sentire amata una persona che soffre. Nelle diverse condizioni del bisogno e delle necessità di tante persone, la vostra presenza è la mano tesa di Cristo che raggiunge tutti”.

“Voi siete la mano tesa di Cristo: avete pensato questo? La credibilità della Chiesa passa in maniera convincente anche attraverso il vostro servizio verso i bambini abbandonati, gli ammalati, i poveri senza cibo e lavoro, gli anziani, i senzatetto, i prigionieri, i profughi e gli immigrati, quanti sono colpiti dalle calamità naturali… Insomma, dovunque c’è una richiesta di aiuto, là giunge la vostra attiva e disinteressata testimonianza. Voi rendete visibile la legge di Cristo, quella di portare gli uni i pesi degli altri (cfr Gal 6,2; Gv 13,34)”.

Toccare la carne di Cristo con le proprie mani

“Cari fratelli e sorelle, voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani: non dimenticatevi di questo. Voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani. Siate sempre pronti nella solidarietà, forti nella vicinanza, solerti nel suscitare la gioia e convincenti nella consolazione. Il mondo ha bisogno di segni concreti di solidarietà, soprattutto davanti alla tentazione dell’indifferenza, e richiede persone capaci di contrastare con la loro vita l’individualismo, il pensare solo a sé stessi e disinteressarsi dei fratelli nel bisogno. Siate sempre contenti e pieni di gioia per il vostro servizio, ma non fatene mai un motivo di presunzione che porta a sentirsi migliori degli altri. Invece, la vostra opera di misericordia sia umile ed eloquente prolungamento di Gesù Cristo che continua a chinarsi e a prendersi cura di chi soffre. L’amore, infatti, edifica (1 Cor 8,1) e giorno dopo giorno permette alle nostre comunità di essere segno della comunione fraterna”.

Il nocciolo della misericordia

Riallacciandosi alla testimonianza di Sister Preyma, la suora che ha “bussato alla porta del tabernacolo. Così coraggiosa!” il Papa ha poi invitato a parlare al Signore: “chiamatelo! Signore, guarda questo… Guarda tanta povertà, tanta indifferenza, tanto guardare dall’altra parte”: “Questo a me non tocca, a me non importa”. “Parlatene con il Signore”: “Signore, perché? Signore, perché? Perché io sono tanto debole e Tu mi hai chiamato a fare questo servizio? Aiutami, e dammi forza, e dammi umiltà”. “Il nocciolo della misericordia è questo - ha concluso Francesco - dialogo con il cuore misericordioso di Gesù”.

La Canonizzazione di Madre Teresa

“Domani, avremo la gioia di vedere Madre Teresa proclamata santa. Lo merita! Questa testimonianza di misericordia dei nostri tempi si aggiunge alla innumerevole schiera di uomini e donne che hanno reso visibile con la loro santità l’amore di Cristo. Imitiamo anche noi il loro esempio, e chiediamo di essere umili strumenti nelle mani di Dio per alleviare la sofferenza del mondo e donare la gioia e la speranza della risurrezione. Grazie”.

La preghiera silenziosa

Prima di concludere l’evento, Francesco ha invitato tutti i fedeli a pregare in silenzio “per tante, tante persone che soffrono; per tanta sofferenza, per tanti che vivono scartati dalla società. Pregare pure per tanti volontari come voi, che vanno incontro alla carne di Cristo per toccarla, curarla, sentirla vicina. E pregare pure per tanti, tanti che davanti a tanta miseria guardano da un’altra parte e nel cuore sentono una voce che dice loro: A me non tocca, a me non importa. Preghiamo in silenzio. E lo facciamo anche con la Madonna: Ave o Maria…”.

Tutti i diritti riservati

Papa Francesco

archivio notizie

14/01/2018

Bergoglio: "Chi alza muri e barriere rinuncia all'incontro con l'altro"

Il messaggio di Papa Francesco per la giornata dei migranti e dei rifugiati

29/09/2017

Perché il Papa dà fastidio

Da tempo all'interno della Chiesa cattolica si fanno sentire reazioni di fastidio e di opposizione a papa Francesco. L'intervento di don Lucio Casto 

14/09/2017

Colombia, il primo passo per una pace giusta

Il Papa ha visitato la Colombia nei giorni della pacificazione nazionale. Dal Sud America ha lanciato parole che stanno facendo il giro del mondo, un appello universale a lavorare per la pace, gettare ponti, compiere sempre «il primo passo» per la riconciliazione. Parole rivolte anche alla Chiesa

05/02/2017

Il Papa: “Ogni vita è sacra"

All’Angelus la preghiera del Papa per i bambini “in pericolo d’interruzione della gravidanza” e per le persone “che stanno alla fine della vita”