Il Papa ad Assisi: Il perdono di Dio non conosce limiti

Quando diciamo “Padre ho peccato”, Lui ci tappa la bocca. Ci ha già perdonato. Per gli ottocento anni del Perdono di Assisi Francesco visita la Porziuncola ed invita al perdono.

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Quando diciamo “Padre ho peccato”, Lui ci tappa la bocca. Ci ha già perdonato. Per gli ottocento anni del Perdono di Assisi Francesco visita la Porziuncola ed invita al perdono.

“Voglio mandarvi tutti in Paradiso! Cosa poteva chiedere di più bello il Poverello di Assisi se non il dono della salvezza, della vita eterna con Dio e della gioia senza fine, che Gesù ci ha acquistato con la sua morte e Risurrezione? Il Paradiso, d’altronde, che cos’è se non quel mistero di amore che ci lega per sempre a Dio per contemplarlo senza fine?” Queste le prime parole di Papa Francesco, in visita alla Porziuncola per celebrare gli 800 anni del Perdono di Assisi.

Quella del perdono è certamente la strada maestra da seguire per raggiungere quel posto in Paradiso: “E’ difficile perdonare. Quanto costa, a noi, perdonare gli altri? Pensiamoci un po’. E qui alla Porziuncola tutto parla di perdono!”.

E proprio qui, davanti alla Porziuncola, il Papa ha deciso, a sorpresa, di confessare una ventina di persone, tra cui molti bambini.

Perché dovremmo perdonare chi ci ha fatto del male?

“Che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare – o, almeno, avere la voglia di perdonare - per farci toccare con mano la misericordia del Padre! Abbiamo ascoltato la parabola con la quale Gesù ci insegna a perdonare (cfr Mt 18,21-35). Perché dovremmo perdonare una persona che ci ha fatto del male? Perché noi per primi siamo stati perdonati, e infinitamente di più”.

“Non c’è nessuno fra noi qui  - ha commentato Francesco - che non sia stato perdonato. Ognuno pensi… pensiamo in silenzio le cose brutte che abbiamo fatto e come il Signore ci ha perdonato. La parabola ci dice proprio questo: come Dio perdona noi, così anche noi dobbiamo perdonare chi ci fa del male”.

La carezza del perdono

Il Papa, che ha accompagnato il suo discorso con una espressiva gestualità, ha mimato qui una dolce carezza: “E’ la carezza del perdono. Il cuore che perdona. Il cuore che perdona accarezza. Tanto lontano da quel gesto: me la pagherai! Il perdono è un’altra cosa”.

Nella preghiera del Padre Nostro, Gesù ci ha insegnato: “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12). “I debiti - ha proseguito Francesco - sono i nostri peccati davanti a Dio, e i nostri debitori sono quelli a cui anche noi dobbiamo perdonare”.

Ognuno di noi potrebbe essere quel servo della parabola che ha un grande debito da saldare, ma talmente grande che non potrebbe mai farcela. “Anche noi, quando nel confessionale ci mettiamo in ginocchio davanti al sacerdote, non facciamo altro che ripetere lo stesso gesto del servo. Diciamo: Signore, abbi pazienza con me”.

 

 

La pazienza di Dio

“Voi avete pensato alcune volte alla pazienza di Dio? Ha pazienza”. Sappiamo bene, infatti, che siamo pieni di difetti e ricadiamo spesso negli stessi peccati. “Eppure, Dio non si stanca di offrire sempre il suo perdono ogni volta che lo chiediamo. E’ un perdono pieno, totale, con il quale ci dà certezza che, nonostante possiamo ricadere negli stessi peccati, Lui ha pietà di noi e non smette di amarci”. Come il padrone della parabola, Dio si impietosisce, cioè prova un sentimento di pietà unito alla tenerezza: è un’espressione per indicare la sua misericordia nei nostri confronti.

“Il nostro Padre, infatti, si impietosisce sempre quando siamo pentiti, e ci rimanda a casa con il cuore tranquillo e sereno dicendoci che ci ha condonato ogni cosa e perdonato tutto. Il perdono di Dio non conosce limiti; va oltre ogni nostra immaginazione e raggiunge chiunque, nell’intimo del cuore, riconosce di avere sbagliato e vuole ritornare a Lui. Dio guarda al cuore che chiede di essere perdonato”.

Com’è difficile perdonare!

Il problema, purtroppo, nasce quando noi ci troviamo a confrontarci con un nostro fratello che ci ha fatto un piccolo torto. La reazione che abbiamo ascoltato nella parabola è molto espressiva: “Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: Restituisci quello che mi devi!” (Mt 18,28).

“In questa scena - ha osservato Francesco - troviamo tutto il dramma dei nostri rapporti umani; tutto il dramma. Quando siamo noi in debito con gli altri, pretendiamo la misericordia; quando invece siamo in credito, invochiamo la giustizia! E tutti facciamo così, tutti. Non è questa la reazione del discepolo di Cristo e non può essere questo lo stile di vita dei cristiani. Gesù ci insegna a perdonare, e a farlo senza limiti: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette” (v. 22).

Quello che ci propone Gesù è l’amore del Padre, non la nostra pretesa di giustizia. Fermarsi a questa, infatti, non ci farebbe riconoscere come discepoli di Cristo, che hanno ottenuto misericordia ai piedi della Croce solo in forza dell’amore del Figlio di Dio. “Non dimentichiamo, dunque, le parole severe con le quali si chiude la parabola: Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello” (v. 35).

Alla Porziuncola si continua a “generare Paradiso”

“Cari fratelli e sorelle - ha proseguito il Papa - il perdono di cui San Francesco si è fatto canale qui alla Porziuncola continua a  - generare Paradiso - ancora dopo otto secoli. In questo Anno Santo della Misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Ripeto: offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi”.

Il mondo ha bisogno di perdono

Troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace:  “Chiediamo a San Francesco che interceda per noi, perché mai rinunciamo ad essere umili segni di perdono e strumenti di misericordia”.

“E possiamo pregare su questo. Ognuno come lo sente. Invito i frati, i Vescovi ad andare nei confessionali – anche io ci andrò – per essere a disposizione del perdono. Ci farà bene riceverlo oggi, qui, insieme. Che il Signore ci dia la grazia di dire quella parola che il Padre non ci lascia finire, quella che ha detto il figliol prodigo: - Padre ho peccato con… - e gli ha tappato la bocca, lo ha abbracciato. Noi incominciamo a dire e Lui ci tapperà la bocca e ci vestirà. - Ma padre, domani ho paura di fare lo stesso - . Ma torni! Il Padre sempre guarda la strada, guarda, in attesa che torni il figliol prodigo; e tutti noi lo siamo. Che il Signore ci dia questa grazia”.

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