Il Papa: Pregare è come un bambino che si rivolge al suo papà

 Possiamo essere lontani da Dio, ma Dio non può stare senza di noi. All’Udienza Generale la Catechesi sul Padre Nostro

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Il Papa: Pregare è come un bambino che si rivolge al suo papà

“Non siamo mai soli. Possiamo essere lontani, ostili, potremmo anche professarci ‘senza Dio’. Ma il Vangelo di Gesù Cristo ci rivela che Dio che non può stare senza di noi: Lui non sarà mai un Dio ‘senza l’uomo’”. Così Papa Francesco all’Udienza Generale di oggi: “è Lui che non può stare senza di noi, e questo è un mistero grande! Dio non può essere Dio senza l’uomo: grande mistero è questo! E questa certezza è la sorgente della nostra speranza, che troviamo custodita in tutte le invocazioni del Padre nostro”.

 

Quando abbiamo bisogno di aiuto, Gesù non ci dice di rassegnarci e chiuderci in noi stessi, ma di rivolgerci al Padre e chiedere a Lui con fiducia. Tutte le nostre necessità, da quelle più evidenti e quotidiane, come il cibo, la salute, il lavoro, fino a quella di essere perdonati e sostenuti nelle tentazioni, non sono lo specchio della nostra solitudine: “c’è invece un Padre che sempre ci guarda con amore, e che sicuramente non ci abbandona”.

 

La preghiera di Gesù

 

C’era qualcosa di affascinante nella preghiera di Gesù, di talmente affascinante che un giorno i suoi discepoli hanno chiesto di esservi introdotti. L’episodio si trova nel Vangelo di Luca, che tra gli Evangelisti è quello che maggiormente ha documentato il mistero del Cristo “orante”: “il Signore pregava”. Il Papa ha sottolineato queste parole alzando gli occhi a scrutare la folla assiepata in Piazza San Pietro. “I discepoli di Gesù - ha proseguito - sono colpiti dal fatto che Lui, specialmente la mattina e la sera, si ritira in solitudine e si ‘immerge’ in preghiera. E per questo, un giorno, gli chiedono di insegnare anche a loro a pregare” (cfr Lc 11,1).

 

Come un bambino che si rivolge al papà

 

Il Padre nostro. Tutto il mistero della preghiera cristiana si riassume qui, in questa parola: avere il coraggio di chiamare Dio con il nome di Padre. Lo afferma anche la liturgia quando, invitandoci alla recita comunitaria della preghiera di Gesù, utilizza l’espressione “osiamo dire”. Infatti, chiamare Dio col nome di “Padre” non è per nulla un fatto scontato. Saremmo portati ad usare i titoli più elevati, che ci sembrano più rispettosi della sua trascendenza. Invece, invocarlo come “Padre” ci pone in una relazione di confidenza con Lui, “come un bambino che si rivolge al suo papà, sapendo di essere amato e curato da lui”. Questa è la grande rivoluzione che il cristianesimo imprime nella psicologia religiosa dell’uomo. “Il mistero di Dio, che sempre ci affascina e ci fa sentire piccoli, però non fa più paura, non ci schiaccia, non ci angoscia”. Questa è una rivoluzione difficile da accogliere nel nostro animo umano; tant’è vero che perfino nei racconti della Risurrezione si dice che le donne, dopo aver visto la tomba vuota e l’angelo, «fuggirono via […], perché erano piene di spavento e di stupore» (Mc 16,8). Ma Gesù ci rivela che Dio è Padre buono, e ci dice: “Non abbiate paura!”.

 

Dio è padre alla sua maniera

 

Il Papa ci ha poi invitati a pensare alla parabola del padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32). Gesù racconta di un padre che sa essere solo amore per i suoi figli: “Un padre che non punisce il figlio per la sua arroganza e che è capace perfino di affidargli la sua parte di eredità e lasciarlo andar via di casa”. Dio è Padre, dice Gesù, “ma non alla maniera umana”, perché non c’è nessun padre in questo mondo che si comporterebbe come il protagonista di questa parabola. Dio “è Padre alla sua maniera”: “buono, indifeso davanti al libero arbitrio dell’uomo, capace solo di coniugare il verbo amare”. Quando il figlio ribelle, dopo aver sperperato tutto, ritorna finalmente alla casa natale, quel padre non applica criteri di giustizia umana, ma sente anzitutto il bisogno di perdonare, e con il suo abbraccio fa capire al figlio che in tutto quel lungo tempo di assenza gli è mancato, è dolorosamente mancato al suo amore di padre.

 

“Che mistero insondabile è un Dio che nutre questo tipo di amore nei confronti dei suoi figli!”

 

L’Udienza Generale dedicata al Padre Nostro non poteva non concludersi con la preghiera: “Adesso vi faccio una proposta: ognuno di noi ha tanti problemi e tante necessità. Pensiamoci un po’, in silenzio, a questi problemi e a queste necessità. Pensiamo anche al Padre, a nostro Padre, che non può stare senza di noi, e che in questo momento ci sta guardando. E tutti insieme, con fiducia e speranza, preghiamo: Padre nostro, che sei nei Cieli…”

 

Un minuto per la pace

 

Prima dei saluti il Santo Padre ha ricordato che domani, alle ore 13, si rinnoverà in diversi Paesi l’iniziativa “Un minuto per la pace”: un piccolo momento di preghiera nella ricorrenza dell’incontro in Vaticano tra me, il compianto Presidente israeliano Peres e il Presidente palestinese Abbas. “Nel nostro tempo - ha aggiunto Francesco - c’è tanto bisogno di pregare,  cristiani, ebrei e musulmani, per la pace”.

 

 

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