Il Papa: Nel cuore del Vangelo c'è la povertà

Il lungo abbraccio di Francesco ai senza fissa dimora riuniti in Vaticano per il Giubileo: “Perdono se vi ho offeso. Perdono per i cristiani che si girano dall’altra parte”.

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Il lungo abbraccio di Francesco ai senza fissa dimora riuniti in Vaticano per il Giubileo: “Perdono se vi ho offeso. Perdono per i cristiani che si girano dall’altra parte”.

“Cari amici, non dimentichiamo mai che nelle persone bisognose si incontra Gesù stesso” è quanto si legge in un tweet lanciato stamani dall’account @Pontifex_it. Sono più di cinquemila i poveri riuniti oggi in Aula Paolo VI per il Giubileo delle persone socialmente escluse, l’ultimo prima della chiusura dell’Anno Santo della Misericordia.

Il Papa ha ascoltato le testimonianze di Christian e di Robert, due persone senza fissa dimora,  poi ha tenuto un lungo discorso a braccio in spagnolo. Ai bisognosi ha chiesto perdono “per ogni volta che i cristiani davanti a un povero guardano da un’altra parte”. Perdono perché “il vostro perdono verso gli uomini e donne della Chiesa che non vogliono guardare è acqua benedetta per noi, è limpidezza per tornare a capire che al cuore del vangelo c’è la povertà e che noi cristiani dobbiamo costruire una Chiesa povera per i poveri, e ogni uomo e donna di ogni religione deve vedere in ogni povero un messaggio di Dio che si fa povero per accompagnarci nella vita”.

Non smettere di sognare

Francesco ha citato alcune parole che sono state pronunciate durante le testimonianze: “Come esseri umani noi non ci differenziamo dai grandi del mondo. Abbiamo le nostre passioni e i nostri sogni, che cerchiamo di portare avanti a piccoli passi”.  La passione e il sogno sono due parole che possono aiutare: “Non smettete di sognare”, ha raccomandato il Papa. “La povertà sta nel cuore del Vangelo. Colui che ha tutto non può sognare! La gente, i semplici sono andati a Gesù perché sognavano che li avrebbe curati, che li avrebbe liberati, che li avrebbe serviti e lo seguirono e Lui li liberava”.

Un’altra frase che ha colpito Francesco è stata: “La vita così è bella”. Che significa che la vita si fa bella anche nelle peggiori situazioni. E questo significa dignità: La stessa dignità che ha avuto Gesù che è nato povero, che ha vissuto povero: “Io so che molte volte voi avete incontrato gente che voleva sfruttare la vostra povertà ... però so anche che questo sentimento di vedere che la vita è bella, questo sentimento, questa dignità, vi ha salvati dall’essere schiavi. Povero sì, schiavo no! La povertà è nel cuore del Vangelo, per essere vissuta. La schiavitù non è nel Vangelo per essere vissuta, ma per essere liberata!”.

La povertà insegna la solidarietà

Uno dei frutti che porta con sè la povertà è la solidarietà: anche in mezzo ad una strada “incontriamo sempre persone più povere di noi”, “grazie per questo esempio che voi date. - ha proseguito Francesco - Insegnate solidarietà al mondo!”. “Quando c’è molta ricchezza uno dimentica la solidarietà, dimentica la capacità di essere solidali perché è abituato ad avere tutto”.

Quella pace “iniziata da una stalla”

“La povertà più grande è la guerra... la guerra che distrugge”. La pace viene prima di tutto. Quella pace che, per noi cristiani, “è iniziata da una stalla, da una famiglia emarginata; la pace che Dio vuole per ciascuno dei suoi figli”. “E voi, dalla vostra povertà, dalla vostra situazione, potete essere artefici di pace. La guerra si fa tra ricchi, per avere di più, per aver più territorio, più potere, più denaro. Abbiamo bisogno di pace nel mondo! Abbiamo bisogno di pace nella Chiesa; tutte le Chiese hanno bisogno di pace; tutte le religioni hanno bisogno di crescere nella pace”.

“Ognuno di voi, nella vostra religione, può aiutare, la pace che nasce nel cuore, cercando l’armonia che dà la dignità. Io vi ringrazio di essere venuti qui a visitarmi, ringrazio quelli che hanno dato la loro testimonianza”.

La preghiera del Papa

Al termine dell’incontro il Papa, circondato dai senza fissa dimora, ha recitato questa preghiera: “Dio, Padre di tutti noi, di ciascuno dei tuoi figli ti chiedo che ci dia forza, che ci dia allegria, che ci insegni a sognare per guardare avanti; che ci insegni ad essere solidali, perché siamo fratelli; e che ci aiuti a difendere la nostra dignità”. Un lungo abbraccio tra il Santo Padre e “gli esclusi” ha concluso l’Udienza. Oggi la logica dello scarto non ha vinto, perché questi fratelli in difficoltà sono più vicini al nostro cuore.

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