Il Papa: La speranza? Per i cristiani è una certezza!

Vivere la speranza come l’attesa di una cosa che è già stata compiuta e che certamente si realizzerà per ciascuno di noi

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Il Papa: La speranza? Per i cristiani è una certezza!

La speranza cristiana è l’attesa di qualcosa che già è stato compiuto: “c’è la porta lì, e io spero di arrivare alla porta. Che cosa devo fare? Camminare verso la porta! Sono sicuro che arriverò alla porta”. All’Udienza Generale la prima Catechesi di Papa Francesco dedicata alla speranza nel Nuovo Testamento: “Così è la speranza cristiana: avere la certezza che io sto in cammino verso qualcosa che è, non che io voglia che sia”.

 

La paura di fronte alla morte

 

Ogni volta che ci troviamo di fronte alla nostra morte, o a quella di una persona cara, sentiamo che la nostra fede viene messa alla prova. Emergono tutti i nostri dubbi, tutta la nostra fragilità, e ci chiediamo: “Ma davvero ci sarà la vita dopo la morte…? Potrò ancora vedere e riabbracciare le persone che ho amato…?”. “Questa domanda - ha raccontato Francesco - me l’ha fatta una signora pochi giorni fa in un’udienza, manifestando un dubbio: «Incontrerò i miei?». Tutti abbiamo un po’ di paura per questa incertezza della morte. Mi viene alla memoria un vecchietto, un anziano, bravo, che diceva: «Io non ho paura della morte. Ho un po’ di paura a vederla venire». Aveva paura di questo”.

 

Il pensiero di San Paolo

 

All’inizio dell’Udienza è stato letto un brano tratto dalla Prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi: quando San Paolo le scrive, la comunità di Tessalonica è appena stata fondata, e solo pochi anni la separano dalla Pasqua di Cristo. Per questo, l’Apostolo cerca di far comprendere tutti gli effetti e le conseguenze che questo evento unico e decisivo comporta per la storia e per la vita di ciascuno. In particolare, la difficoltà della comunità non era tanto di riconoscere la risurrezione di Gesù, tutti ci credevano, ma di credere nella risurrezione dei morti: “Sì, Gesù è risorto, ma la difficoltà era credere che i morti risorgono”. In tal senso, questa lettera si rivela quanto mai attuale.

 

Paolo, di fronte ai timori e alle perplessità della comunità, invita a “tenere salda sul capo come un elmo”, soprattutto nelle prove e nei momenti più difficili della nostra vita, “la speranza della salvezza”. “È un elmo - ha commentato il Papa - Ecco cos’è la speranza cristiana”. Quando si parla di speranza, possiamo essere portati ad intenderla secondo l’accezione comune del termine, vale a dire in riferimento a qualcosa di bello che desideriamo, ma che può realizzarsi oppure no: “Speriamo che succeda, è come un desiderio. Si dice per esempio: «Spero che domani faccia bel tempo!»; ma sappiamo che il giorno dopo può fare invece brutto tempo… La speranza cristiana non è così”.

 

L’attesa di una cosa già compiuta

 

La speranza cristiana è “l’attesa di una cosa che è già stata compiuta e che certamente si realizzerà per ciascuno di noi”. Anche la nostra risurrezione e quella dei cari defunti, quindi, non è una cosa che potrà avvenire oppure no, ma è una realtà certa, in quanto radicata nell’evento della risurrezione di Cristo. Sperare quindi significa imparare a vivere nell’attesa. Imparare a vivere nell’attesa e trovare la vita: “Quando una donna si accorge di essere incinta, ogni giorno impara a vivere nell’attesa di vedere lo sguardo di quel bambino che verrà. Così anche noi dobbiamo vivere e imparare da queste attese umane e vivere nell’attesa di guardare il Signore, di incontrare il Signore. Questo non è facile, ma si impara: vivere nell’attesa. Sperare significa e implica un cuore umile, un cuore povero. Solo un povero sa attendere. Chi è già pieno di sé e dei suoi averi, non sa riporre la propria fiducia in nessun altro se non in sé stesso”.

 

La certezza totale della speranza

 

Scrive ancora san Paolo: “Egli [Gesù] è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui” (1 Ts 5,10). Una cosa bella: “tutto passa ma, dopo la morte, saremo per sempre con il Signore. È la certezza totale della speranza, la stessa che, molto tempo prima, faceva esclamare a Giobbe: «Io so che il mio redentore è vivo […]. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno» (Gb 19,25.27). E così per sempre saremo con il Signore”.

 

Concludendo la sua Catechesi il Papa ha poi invitato tutti i presenti a ripetere tre volte: “E così per sempre saremo con il Signore”. “Voi credete questo? Vi domando: credete questo? E là, con il Signore, ci incontreremo!”.

 

L’appello ad ascoltare il grido della terra

 

All’Udienza era presente anche una delegazione del Movimento Cattolico Mondiale per il clima: “Li ringrazio per l’impegno a curare la nostra casa comune in questi tempi di grave crisi socio-ambientale. Incoraggio a continuare a tessere le reti affinché le chiese locali rispondano con determinazione al grido della terra e al grido dei poveri”.

 

La Giornata Mondiale della Vita Consacrata

 

Il Papa ha poi ricordato la Giornata Mondiale della Vita Consacrata, che si celebrerà domani, nella festa della Presentazione del Signore: “Affido alle vostre preghiere quanti sono stati chiamati a professare i consigli evangelici affinché con la loro testimonianza di vita possano irradiare nel mondo l’amore di Cristo e la grazia del Vangelo”. Il Santo Padre presiederà nel pomeriggio alle 17.30 nella Basilica Vaticana la Santa Messa con i religiosi e le religiose

 

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