Il Papa: Dubbi? Anch’io ne ho tanti, ma vanno superati

Durante la prima udienza generale dopo la fine del Giubileo, Papa Francesco è tornato a riflettere sulle opere di misericordia, soffermandosi sul “consigliare i dubbiosi e insegnare agli ignoranti”.

Durante la prima udienza generale dopo la fine del Giubileo, Papa Francesco è tornato a riflettere sulle opere di misericordia, soffermandosi sul “consigliare i dubbiosi e insegnare agli ignoranti”.

“Dubbi?”. “Ne ho tanti … Certo che in alcuni momenti a tutti vengono i dubbi! I dubbi che toccano la fede, in senso positivo, sono un segno che vogliamo conoscere meglio e più a fondo Dio, Gesù, e il mistero del suo amore verso di noi. Ma, io ho questo dubbio: cerco, studio, vedo o chiedo consiglio su come fare”. Questi sono dubbi che fanno crescere! È un bene quindi che ci poniamo delle domande sulla nostra fede, perché in questo modo siamo spinti ad approfondirla. I dubbi, comunque, vanno anche superati”. Nella sua prima Udienza Generale dopo il Giubileo della Misericordia Papa Francesco torna a meditare sulle Opere di Misericordia, ed affronta il problema del “dubbio”.

Per dissipare i dubbi ci è utile ascoltare la Parola di Dio, e comprendere quanto ci insegna. Un grande aiuto ci viene dalla Catechesi: “con la quale l’annuncio della fede viene a incontrarci nel concreto della vita personale e comunitaria”.

E c’è, al tempo stesso, un’altra strada ugualmente importante, quella di vivere il più possibile la fede: “Non facciamo della fede - raccomanda Francesco - una teoria astratta dove i dubbi si moltiplicano. Facciamo piuttosto della fede la nostra vita. Cerchiamo di praticarla nel servizio ai fratelli, specialmente dei più bisognosi. E allora tanti dubbi svaniscono, perché sentiamo la presenza di Dio e la verità del Vangelo nell’amore che, senza nostro merito, abita in noi e condividiamo con gli altri”.

Consigliare i dubbiosi ed insegnare agli ignoranti

Sono due opere di misericordia spirituale fortemente legate tra loro. La parola “ignorante” è troppo forte, ma vuol dire quelli che non sanno qualcosa e a cui si deve insegnare. Sono opere “che si possono vivere sia in una dimensione semplice, familiare, alla portata di tutti, sia – specialmente la seconda, quella dell’insegnare – su un piano più istituzionale, organizzato. Pensiamo ad esempio a quanti bambini soffrono ancora di analfabetismo. Questo non si può capire: in un mondo dove il progresso tecnico-scientifico sia arrivato così in alto, ci sono bambini analfabeti! È un’ingiustizia. Quanti bambini soffrono di mancanza di istruzione”. È una condizione di grande ingiustizia che intacca la dignità stessa della persona. Senza istruzione poi si diventa facilmente preda dello sfruttamento e di varie forme di disagio sociale.

La Chiesa, nel corso dei secoli, ha sentito l’esigenza di impegnarsi nell’ambito dell’istruzione perché la sua missione di evangelizzazione comporta l’impegno di restituire dignità ai più poveri. Dal primo esempio di una “scuola” fondata “proprio qui a Roma da san Giustino”, nel secondo secolo, perché i cristiani conoscessero meglio la sacra Scrittura, fino a san Giuseppe Calasanzio, che aprì le prime scuole popolari gratuite d’Europa, abbiamo un lungo elenco di santi e sante che in varie epoche hanno portato istruzione ai più svantaggiati, sapendo che attraverso questa strada “avrebbero potuto superare la miseria e le discriminazioni”. Quanti cristiani, laici, fratelli e sorelle consacrate, sacerdoti hanno dato la propria vita nell’istruzione, nell’educazione dei bambini e dei giovani. “Questo è grande - ha sottolineato il Papa - io vi invito a fare un omaggio a loro con un bell’applauso!”. Ed a questo punto in Aula Paolo VI si è sentito un lungo e forte applauso dei fedeli. “Questi pionieri dell’istruzione avevano compreso a fondo l’opera di misericordia e ne avevano fatto uno stile di vita tale da trasformare la stessa società. Attraverso un lavoro semplice e poche strutture hanno saputo restituire dignità a tante persone! E l’istruzione che davano era spesso orientata anche al lavoro. Ma pensiamo a san Giovanni Bosco che preparava al lavoro dei ragazzi di strada, con l’oratorio e poi con le scuole, gli uffici. È così che sono sorte molte e diverse scuole professionali, che abilitavano al lavoro mentre educavano ai valori umani e cristiani. L’istruzione, pertanto, è davvero una peculiare forma di evangelizzazione”.

L’istruzione che affranca

Più cresce l’istruzione e più le persone acquistano certezze e consapevolezza, di cui tutti abbiamo bisogno nella vita. Una buona istruzione ci insegna il metodo critico, che comprende anche un certo tipo di dubbio, utile a porre domande e verificare i risultati raggiunti, in vista di una conoscenza maggiore. Ma l’opera di misericordia di consigliare i dubbiosi non riguarda questo tipo di dubbio. Esprimere la misericordia verso i dubbiosi equivale, invece, a lenire quel dolore e quella sofferenza che proviene dalla paura e dall’angoscia che sono conseguenze del dubbio. È pertanto un atto di vero amore con il quale si intende sostenere una persona nella debolezza provocata dall’incertezza.

“Dio - ha proseguito Francesco - non è stato rivelato ai sapienti e agli intelligenti, ma ai piccoli” (cfr Lc 10,21; Mt 11,25-26). Pertanto, l’insegnamento più profondo che siamo chiamati a trasmettere e la certezza più sicura per uscire dal dubbio, è “l’amore di Dio con il quale siamo stati amati” (cfr 1 Gv 4,10). Un amore grande, gratuito e dato per sempre. “Dio mai fa retromarcia con il suo amore! Va sempre avanti e aspetta; dona per sempre il suo amore, di cui dobbiamo sentire forte la responsabilità, per esserne testimoni offrendo misericordia ai nostri fratelli”.

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