I profughi, come Gesù, vittime dell’indifferenza

L’abisso dell’amore senza fine di Gesù e il destino dei profughi nell’omelia del Papa. All’Angelus: “Giovani, vi aspetto numerosi alla Gmg di Cracovia!”.

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I profughi, come Gesù, vittime dell’indifferenza.

La Liturgia di oggi ci insegna che il Signore non ci ha salvati con un ingresso trionfale o mediante potenti miracoli. Come è entrato a Gerusalemme, Gesù desidera entrare nelle nostre città e nelle nostre vite. Come fece nel Vangelo, cavalcando un asino, viene a noi umilmente, nel nome del Signore: con la potenza del suo amore divino “perdona i nostri peccati e ci riconcilia col Padre e con noi stessi”. Solo Gesù “ci salva dai lacci del peccato, della morte, della paura e della tristezza”.

“Gesù - ha commentato Papa Francesco - svuotò sé stesso: rinunciò alla gloria di Figlio di Dio e divenne Figlio dell’uomo, per essere in tutto solidale con noi peccatori, Lui che è senza peccato. Non solo: ha vissuto tra noi in una condizione di servo (v. 7): non di re, né di principe, ma di servo. Quindi si è umiliato, e l’abisso della sua umiliazione, che la Settimana Santa ci mostra, sembra non avere fondo”.

Amare fino alla fine

Il primo gesto di questo amore «sino alla fine» (Gv 13,1) è la lavanda dei piedi. «Il Signore e il Maestro» (Gv 13,14) si abbassa fino ai piedi dei discepoli, come solo i servi facevano. Ci ha mostrato con l’esempio “che noi abbiamo bisogno di essere raggiunti dal suo amore”, che “si china su di noi”; non possiamo farne a meno “non possiamo amare senza farci prima amare da Lui, senza sperimentare la sua sorprendente tenerezza e senza accettare che l’amore vero consiste nel servizio concreto”.

L’indifferenza

Ma questo è solo l’inizio. L’umiliazione che Gesù subisce si fa estrema nella Passione: “viene venduto per trenta denari e tradito con un bacio da un discepolo che aveva scelto e chiamato amico”. Quasi tutti gli altri fuggono e lo abbandonano; Pietro lo rinnega tre volte nel cortile del tempio. “Umiliato nell’animo con scherni, insulti e sputi, patisce nel corpo violenze atroci: le percosse, i flagelli e la corona di spine rendono il suo aspetto irriconoscibile”.

Mentre gli viene negata ogni giustizia, Gesù prova sulla sua pelle anche l’indifferenza, “perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino”.

Il destino dei profughi

“E penso a tanta gente - ha aggiunto a braccio Papa Francesco - a tanti emarginati, a tanti profughi, a tanti rifugiati, a coloro dei quali molti non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino”.

Il vero volto di Dio

Gesù, appeso al patibolo, oltre alla derisione, affronta l’ultima tentazione: “la provocazione a scendere dalla croce, a vincere il male con la forza e a mostrare il volto di un dio potente e invincibile”. Gesù invece, proprio qui, all’apice dell’annientamento, rivela “il volto vero di Dio, che è misericordia”. Perdona i suoi crocifissori, apre le porte del paradiso al ladrone pentito e tocca il cuore del centurione.

“Se è abissale il mistero del male - ha osservato il Papa - infinita è la realtà dell’Amore che lo ha attraversato, giungendo fino al sepolcro e agli inferi, assumendo tutto il nostro dolore per redimerlo, portando luce nelle tenebre, vita nella morte, amore nell’odio”.

La cattedra di Dio

Può sembrarci tanto distante il modo di agire di Dio, che si è annientato per noi, mentre a noi pare difficile persino dimenticarci un poco di noi. Egli viene a salvarci; siamo chiamati a scegliere la sua via: la via del servizio, del dono, della dimenticanza di sé. Possiamo incamminarci su questa via soffermandoci in questi giorni a guardare il Crocifisso, è la “cattedra di Dio”.

L’invito di Papa Francesco per questa settimana è di guardare spesso questa “cattedra di Dio”, per “imparare l’amore umile, che salva e dà la vita”, per “rinunciare all’egoismo, alla ricerca del potere e della fama”.

La Giornata Mondiale della Gioventù

All’Angelus il Papa ha ricordato la 31ª Giornata Mondiale della Gioventù. Alla cerimonia di oggi erano presenti molti giovani volontari di Cracovia. Rientrando, porteranno in Polonia i rami di ulivo raccolti a Gerusalemme, Assisi e Montecassino benedetti in Piazza San Pietro per “coltivare propositi di pace, di riconciliazione e di fraternità”.

A loro, ed a “tutti i giovani del mondo”, Papa Francesco ha rivolto un accorato invito: “Spero che potrete venire numerosi a Cracovia, patria di San Giovanni Paolo II, iniziatore delle Giornate Mondiali della Gioventù. Alla sua intercessione affidiamo gli ultimi mesi di preparazione di questo pellegrinaggio che, nel quadro dell’Anno Santo della Misericordia, sarà il Giubileo dei giovani a livello della Chiesa universale”.

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