Francesco, la Palestina e due nuove Sante

Il riconoscimento dello Stato palestinese e la canonizzazione di due suore Suor Maria Alfonsina Danil Ghattas e Maria di Gesù Crocifisso Baouardy

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Francesco, la Palestina e due nuove Sante

La Santa Sede riconosce lo «Stato di Palestina», dove i cristiani sono appena il 2 per cento. Un «accordo globale» sul testo e la prossima firma tra le parti sono annunciati il 13 maggio. Il Vaticano da sempre propone la soluzione «due popoli, due Stati», che di fatto fu lanciata quasi 70 anni fa durante l'armistizio del 1949.

Sotto la spinta di Giovanni Paolo IIla Santa Sedeprima raggiunge l’«accordo fondamentale» con Israele il 30 dicembre 1993 e poi il 15 febbraio 2000 un «accordo base» con l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) che nel preambolo esprime «l'auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell'ambito della soluzione dei due Stati». Il riconoscimento dello «Stato palestinese» da parte vaticana di per sé risale al 29 novembre 2012 quando l’assemblea generale dell'Onu approvò la risoluzione che accogliela Palestina come «Stato osservatore non membro»:la Santa Sede, «osservatore permanente», è a favore. Tanto è vero che nell’Annuario pontificio 2014 la voce «Rappresentanza dell'Olp» è sostituita dal «Rappresentante dello Stato di Palestina».

La stessa dicitura compare nel 2014 nel programma del viaggio di Francesco in Terra Santa: il 24 maggio è in Giordania, il 25 in Palestina, il 26 in Israele e si ripete l’8 giugno 2014 quando Francesco accoglie in Vaticano i presiedenti palestinese Abu Mazen e israeliano Shimon Peres e pregano insieme per la pace. Per ora in vaticano resta il «rappresentante palestinese» e il nunzio apostolico in Israele continua a essere anche «delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina».

Spiega mons. Antoine Camilleri, numero tre della Segreteria di Stato che guida la delegazione vaticana: seppure «in forma indiretta» si auspica che «l’accordo globale possa aiutare i palestinesi nel vedere stabilito e riconosciuto uno Stato della Palestina indipendente, sovrano e democratico che viva in pace e sicurezza con Israele e i suoi vicini» e si incoraggia «la comunità internazionale a intraprendere un'azione più incisiva».

L'accordo riguarda l'attività e il riconoscimento della Chiesa nei Territori, la sua libertà d’azione, «il personale, la giurisdizione, lo statuto personale, i luoghi di culto, l'attività sociale e caritativa, le questioni fiscali e di proprietà». Si spera di farne il modello di una Nazione dove i cristiani sono minoranza: l’esempio può essere seguito da altri Paesi a maggioranza musulmana. Il lavoro diplomatico procede anche con Israele e «l'accordo economico è quasi pronto». Ma Israele si è dichiarato «deluso» da questa intesa storica.

Ripresa del negoziato di pace tra Palestina e Israele e assunzione di «decisioni coraggiose» per la pace, con l’appoggio internazionale. Lo auspicano Papa Francesco e il presidente dello Stato di Palestina, Mahmūd Abbās – più conosciuto come Abu Mazen, dal nome del primogenito – nell’incontro in Vaticano il 16 maggio: «È stata manifestata grande soddisfazione per l’intesa raggiunta sull’accordo comprensivo circa alcuni aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa in Palestina, che sarà firmato in un futuro prossimo».

Sul processo di pace con Israele l’auspicio è «che si possano riprendere i negoziati diretti per trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto. A tale scopo si è ribadito l’augurio che, con il sostegno della comunità internazionale, israeliani e palestinesi prendano con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace». Sui conflitti che affliggono il Medio Oriente, si riafferma «l’importanza di combattere il terrorismo e la necessità del dialogo interreligioso».

Abu Mazen e una delegazione israeliana partecipano domenica 17 maggio alla canonizzazione delle prime due sante palestinesi e arabe dell’epoca moderna. Padre Rifat Bader, direttore del Centro cattolico per gli studi e i media di Amman, spiega: «In una regione in cui siamo circondati dalla guerra e dalla morte Dio ci manda due donne sante a guidarci e Francesco, nell’Anno della vita consacrata ci propone due figure femminili che ci chiamano a pregare affinché Dio renda i cuori, le menti e le anime più miti». Suor Maria Alfonsina Danil Ghattas (1843-1927) è la fondatrice della Congregazione delle suore del rosario di Gerusalemme; la carmelitana scalza Maria di Gesù Crocifisso Baouardy (1846-1878): per la loro intercessione sono guariti un ingegnere di Galilea e un bambino siciliano. Con loro vengono canonizzate la francese Giovanna Emilia De Villeneuve e la napoletana Maria Cristina dell’Immacolata Concezione Bardo.

Nella solennità dell’Ascensione Francesco proclama sante quattro religiose che indicano la via del cielo: «Rimanere in Dio e nel suo amore per annunciare con la parola e con la vita la risurrezione di Gesù, testimoniando l’unità fra noi e la carità verso tutti. Questo hanno fatto le quattro sante». La francese Giovanna Emilia de  Villeneuve fu tutta per i poveri, i malati, i carcerati,  gli sfruttati: «Il segreto è dimorare in Cristo ed essere uniti come i tralci alla vite». La napoletana Maria Cristina dell’Immacolata Concezione Bardo «fu completamente conquistata dall’amore ardente per il Signore, dalla preghiera, dall’incontro cuore a cuore con Gesù risorto, presente nell’Eucaristia, e da lì riceveva la forza per sopportare le sofferenze e donarsi come pane spezzato a tante persone lontane da Dio e affamate di amore autentico».

Il Papa legge la vita e la santità delle due palestinesi in chiave di unità. «Un aspetto essenziale della testimonianza è l’unità tra noi suoi discepoli. Maria di Gesù Crocifisso Baouardy, «umile e illetterata, seppe dare consigli e spiegazioni teologiche con estrema chiarezza. La docilità allo Spirito Santo l’ha resa strumento di incontro e di comunione con il mondo musulmano». Maria Alfonsina Danil Ghattas «offre un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro».

Il Papa conclude con un appello: «Le nuove sante ispirino solidarietà e fraterna convivenza».

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