Francesco: guardare a Maria “ci fa spuntare di nuovo sul viso il sorriso”

La prima omelia del 2017 è dedicata a Maria, che ci guarisce dalla “orfanezza spirituale”. All’Angelus il dolore del Papa per la strage di Istanbul

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Francesco:  guardare a Maria “ci fa spuntare di nuovo sul viso il sorriso”

“Purtroppo, la violenza ha colpito anche in questa notte di auguri e di speranza”. All’Angelus Papa Francesco ha ricordato la nuova strage che ha colpito la Turchia: “Addolorato, esprimo la mia vicinanza al popolo turco, prego per le numerose vittime e per i feriti e per tutta la Nazione in lutto, e chiedo al Signore di sostenere tutti gli uomini di buona volontà che si rimboccano coraggiosamente le maniche per affrontare la piaga del terrorismo e questa macchia di sangue che avvolge il mondo con un’ombra di paura e di smarrimento”.

 

Occasione ancora più triste perché proprio oggi si celebra la cinquantesima Giornata Mondiale della Pace, istituita dal Beato Paolo VI nel 1968.

 

No all’odio, sì alla riconciliazione

“L’anno sarà buono nella misura in cui ognuno di noi, con l’aiuto di Dio, cercherà di fare il bene giorno per giorno. Così si costruisce la pace, dicendo ‘no’ – con i fatti – all’odio e alla violenza e ‘sì’ alla fraternità e alla riconciliazione”. Il Papa ha anche richiamato il testo del suo Messaggio di quest’anno in cui ha proposto di assumere la nonviolenza come stile per una politica di pace.

 

La preghiera di ringraziamento a Maria

 

Il Santo Padre ha poi concluso l’Angelus con una preghiera di ringraziamento a Maria per aver dato al mondo il Salvatore:  “Grazie, o Santa Madre del Figlio di Dio Gesù! Grazie per la tua umiltà che ha attirato lo sguardo di Dio; grazie per la fede con cui hai accolto la sua Parola; grazie per il coraggio con cui hai detto 'eccomi', dimentica di te, affascinata dall’Amore Santo, fatta un tutt’uno con la sua speranza. Grazie, o Santa Madre del Figlio di Dio Gesù! Prega per noi, pellegrini nel tempo; aiutaci a camminare sulla via della pace. Amen”.

 

Maria Santissima Madre di Dio

 

E alla Messa celebrata nella Basilica vaticana, nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio il Papa ha sottolineato che: “Celebrare la maternità di Maria come Madre di Dio e madre nostra all’inizio di un nuovo anno” significa ricordare che “non siamo orfani”.

 

Le madri che dedicano la vita ai propri figli

“Ho imparato molto - ha aggiunto Francesco - da quelle madri che, avendo i figli in carcere o prostrati in un letto di ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, col freddo e il caldo, con la pioggia e la siccità, non si arrendono e continuano a lottare per dare loro il meglio. O quelle madri che, nei campi-profughi, o addirittura in mezzo alla guerra, riescono ad abbracciare e a sostenere senza vacillare la sofferenza dei loro figli”.

 

Il cancro dell’orfanezza spirituale

 

Iniziare l’anno “facendo memoria della bontà di Dio nel volto materno di Maria, nel volto materno della Chiesa”, nei volti delle nostre madri, ci proteggerà “dalla corrosiva malattia dell’orfanezza spirituale”, quella che si verifica quando “si spegne in noi il senso di appartenenza” a una famiglia, a un popolo, “al nostro Dio”. Un’orfanezza che abita nel “cuore narcisista” di chi sa guardare solo ai propri interessi e dimentica che la vita è un dono. La stessa “orfanezza autoreferenziale” di Caino che domanda: “Sono forse io il custode di mio fratello?”.

 

“Un tale atteggiamento di orfanezza spirituale è un cancro che silenziosamente logora e degrada l’anima. E così ci degradiamo a poco a poco, dal momento che nessuno ci appartiene e noi non apparteniamo a nessuno: degrado la terra perché non mi appartiene, degrado gli altri perché non mi appartengono, degrado Dio perché non gli appartengo… E da ultimo finisce per degradare noi stessi perché dimentichiamo chi siamo, quale ‘nome’ divino abbiamo. La perdita dei legami che ci uniscono, tipica della nostra cultura frammentata e divisa, fa sì che cresca questo senso di orfanezza e perciò di grande vuoto e solitudine”.

 

Non siamo merce, siamo popolo di Dio

Vuoto e solitudine sono uno dei mali della nostra società, sempre più “virtualmente connessa” ma sempre più povera di un contatto fisico vero e proprio. L’orfanezza spirituale ci fa perdere “la capacità della compassione”, ci fa perdere “la memoria di cosa significhi essere figli, nipoti, genitori, nonni, amici, credenti”. Invece celebrare la festa della Santa Madre di Dio, “ci fa spuntare di nuovo il sorriso”. Ci ricorda che non siamo “merce di scambio” o “terminali recettori di informazione”, ma siamo figli, famiglia. Siamo popolo di Dio”.

 

Non c’è bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti

“Maria ci ha dato il calore materno, quello che ci avvolge in mezzo alle difficoltà; il calore materno che permette che niente e nessuno spenga in seno alla Chiesa la rivoluzione della tenerezza inaugurata dal suo Figlio. Dove c’è una madre, c’è tenerezza. E Maria con la sua maternità ci mostra che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, ci insegna che non c’è bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti”.

 

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