Francesco e Castro, incontro informale ma vero

Lo storico incontro che ebbero già i due predecessori di Bergoglio, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

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Francesco e Castro, incontro informale ma vero

Papa Francesco, in visita a Cuba, subito dopo la Messa di domenica 20 settembre 2015 in plaza de la Revolución a La Habana, ha incontrato l'ex presidente cubano Fidel Castro, incontro durato poco più di mezz’ora, nella residenza dell’anziano capo della rivoluzione cubana, in un clima cordiale e informale, presenti la moglie, i figli e altri familiari. Il Papa è accompagnato dal nunzio apostolico a Cuba, mons. Giorgio Lingua. La visita – dice il portavoce vaticano padre Federico Lombardi - è durata poco più di mezz'ora, lo stesso tempo di quella di tre anni fa con Benedetto XVI. «Francesco è arrivato con un piccolo seguito alla residenza di Fidel», che lo attendeva insieme ai familiari, la moglie Dalia e i nipoti. Il clima è «stato familiare, informale», caratterizzato da «cordialità».                                                                                                                        Il Papa ha omaggiato al dittatore la sua esortazione apostolica «Evangelii gaudium» (24 novembre 2013) e l’enciclica «Laudato si’» (24 maggio 2015) in lingua castigliana. Poi un paio di libri di don Alessandro Pronzato e un libro e due Cd con gli scritti e le omelie del gesuita Armando Llorente, morto esule a Miami negli Stati Uniti nel 2010, già professore di Fidel quando negli Anni Quaranta questi frequentava il «Colegio Belen» dei gesuiti all’Avana.

Fidel ha donato al Papa una copia del libro «Fidel e la religione», una lunghissima intervista che il domenicano brasiliano Carlo Alberto Libanio Christo (Frei Betto) fece nel 1985 a Castro – titolo originale «Fidel e la religiao. Conversas com Frei Betto -, un libro di 327 pagine che le Edizioni Paoline hanno pubblicato nel 1986 con il titolo «Fidel Castro La mia fede. Cristianesimo e rivoluzione in un’intervista con Frei Betto». La dedica di Castro: «Per Papa Francesco in occasione della sua visita a Cuba con l'ammirazione e il rispetto del popolo cubano». 

Nel libro, in una risposta a Frei Betto, il «Jeve» rivolge uno sperticato elogio dei gesuiti che lo avevano educato nell’altra loro scuola, il «Colegio de Dolores» di Santiago de Cuba, capitale prima dell’Avana. L’ex presidente ha posto al Pontefice alcune domande in particolare sulla difesa dell'ambiente e sulla situazione attuale del mondo. Fidel Castro aveva già incontrato Papa Wojtyla nel 1996 in Vaticano e poi nella visita del 1998 a Cuba e Benedetto XVI all’Avana nel 2012. Ma tre anni fa era stato il «lìder maximo» a recarsi nella nunziatura dove risiedeva il Pontefice, mentre stavolta è stato Papa Bergoglio a varcare la soglia della casa-clinica dove si trova Fidel, che rispetto al 2012 ha molte meno possibilità di muoversi: ha infatti 89 anni essendo nato il 13 agosto 1924.

Il «lider maximo» il 1° gennaio 1959 sconfisse il dittatore cubano, generale Fulgencio Batista, salito al potere con un colpo di stato nel 1952. Da allora ha governato Cuba con pugno di ferro non diverso dal suo predecessore, dando molta importanza alla scuola e alla sanità, che sono notoriamente i fiori all’occhiello del regime comunista.

Dunque c’era anche tanto Piemonte nell’incontro tra Papa Francesco e Fidel Castro.

È noto che Jorge Mario Bergoglio è figlio dell’astigiano-torinese Mario – nato a Torino il 2 aprile 1908 e battezzato nella chiesa di Santa Teresa il 6 aprile con i nomi Mario Giuseppe Francesco – e di Regina Maria Sivori di origini liguri-piemontesi. Piemontese di Fossano (Cuneo) è l’arcivescovo Giorgio Lingua, nunzio apostolico sull’Isola caraibica, dopo aver vissuto cinque anni dal 2010 blindato nell’«inferno» di Baghdad, trasferito dal Papa proprio a L’Avana il 17 marzo 2015, spostamento proprio in vista del viaggio a Cuba. Piemontese di Saluzzo (Cuneo), dove è nato il 29 agosto 1942, è il gesuita padre Federico Lombardi, dal 1990 direttore della «Radio Vaticana» e dal 2006 direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Lingua e Lombardi hanno assistito all’incontro del Papa argentino con il dittatore cubano. Piemontese di Casale Monferrato (Alessandria), nato a Rivalba (Al) nel 1932, è don Alessandro Pronzato, sacerdote dal 1956, giornalista e scrittore fecondissimo di oltre 120 titoli: suoi due libri – il famosissimo «Vangeli scomodi» tradotto in tutte le lingue, e poi il semiserio «La nostra bocca si aprì al sorriso» - donati dal Papa a Fidel

Ma il pugno di ferro del regime comunista appare inalterato ed è uguale alle passate dittature militari e fasciste nel Continente latino-americano. La polizia ha arrestato 50 dissidenti – appartenenti al gruppo «Damas de Blanco» - che volevano incontrare il Papa. Gli incontri con i dissidenti in Paesi dominati da partiti unici o da dittatori, sono particolarmente difficili durante le visite papali. Un episodio rimasto famoso avvenne durante il viaggio di Giovanni Paolo II nel Paraguay, governato dal dittatore Alfredo Stroessner Matiauda (1912-2006).

Dal 7 al 19 maggio 1988 Karol Wojtyla visitò Uruguay, Bolivia, Perù e Paraguay. Secondo un programma concordato in precedenza con il governo, il Papa doveva incontrare in un piccolo stadio i «constructores de la sociedad». Mentre il Papa aveva già iniziato il viaggio - il Paraguay era l'ultima tappa di un percorso durato 13 giorni - giunse notizia che Stroessner aveva cancellato d'autorità l'appuntamento dall'agenda prestabilita, adducendo problemi di «sicurezza» del Pontefice. Dopo aver ricevuto la notizia, all’allora direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquín Navarro Valls, Giovanni Paolo II diede disposizione di annunciare ai media di tutto il mondo che, se non fosse stato ripristinato l'incontro come da programma ufficiale, l'aereo papale non sarebbe mai atterrato in Paraguay: da Lima, capitale del Perù, l’aereo avrebbe ripreso direttamente il volo per Roma. Il dittatore militare del Paraguay si affrettò a rimettere in calendario l'appuntamento con i dissidenti.

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