Dio non ci identifica con il nostro peccato, ma vuole la nostra salvezza

Tutti noi siamo peccatori, ma Dio non vuole la nostra condanna: ci salva attraverso Gesù. Così Papa Francesco all’Angelus nel suo 3° anniversario.

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Dio non ci identifica con il nostro peccato, ma vuole la nostra salvezza

Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e vuole che “anche noi lo vogliamo insieme con Lui”. Vuole che la nostra libertà “si converta dal male al bene”, e questo “è possibile – è possibile! – con la sua grazia”. Queste le parole del Papa che, all’Angelus, ha commentato il brano del Vangelo della Quinta Domenica di Quaresima (cfr Gv 8,1-11): “E’ tanto bello! A me piace tanto leggerlo e rileggerlo”.

La donna adultera

La scena si svolge nella spianata del tempio. “Immaginatela lì, sul sagrato [della Basilica San Pietro]”. E’ come se Papa Francesco ci prendesse per mano e ci trasportasse direttamente dentro le pagine del Vangelo. Socchiudendo gli occhi possiamo immergerci nel racconto e prenderne parte anche noi:

Gesù sta insegnando alla gente, ed ecco arrivare alcuni scribi e farisei che trascinano davanti a Lui una donna sorpresa in adulterio. Quella donna si trova così in mezzo tra Gesù e la folla (cfr v. 3), tra “la misericordia del Figlio di Dio e la violenza, la rabbia dei suoi accusatori”. In realtà, essi “non sono venuti dal Maestro per chiedere il suo parere – era gente cattiva –, ma per tendergli un tranello”.

Un gesto misterioso

Se Gesù seguirà la severità della legge, approvando la lapidazione della donna, perderà la sua fama di mitezza e di bontà che tanto affascina il popolo; se invece vorrà essere misericordioso, dovrà andare contro la legge, che Egli stesso ha detto di non voler abolire ma compiere (cfr Mt 5,17). “E Gesù - ha osservato Francesco - è messo in questa situazione”.

Questa cattiva intenzione si nasconde sotto la domanda che pongono a Gesù: “Tu che ne dici?” (v. 5). Gesù non risponde, tace e compie un gesto misterioso: “Si chinò e si mise a scrivere con il dito per terra” (v. 7). Forse faceva disegni, alcuni dicono che scriveva i peccati dei farisei… comunque, scriveva, “era come da un’altra parte”. In questo modo invita tutti alla calma, a non agire sull’onda dell’impulsività, e a cercare la giustizia di Dio.

Il coraggio di fare cadere per terra la nostra pietra

“Ma quelli, cattivi - ha proseguito Papa Francesco - insistono e aspettano da Lui una risposta. Sembrava che avessero sete di sangue”. Allora Gesù “alza lo sguardo e dice: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei” (v. 7). Questa risposta spiazza gli accusatori, disarmandoli tutti nel vero senso della parola: tutti deposero le “armi”, cioè le pietre pronte ad essere scagliate, sia quelle visibili contro la donna, sia quelle nascoste contro Gesù.

E mentre “il Signore continua a scrivere per terra, a fare disegni, non so…”, gli accusatori se ne vanno uno dopo l’altro, a testa bassa, incominciando dai più anziani, “più consapevoli di non essere senza peccato”. “Quanto bene ci fa essere consapevoli che anche noi siamo peccatori! Quando sparliamo degli altri - tutte cose che conosciamo bene -, quanto bene ci farà avere il coraggio di far cadere a terra le pietre che abbiamo per scagliarle contro gli altri, e pensare un po’ ai nostri peccati!”.

La miseria e la misericordia

“Rimasero lì solo la donna e Gesù: la miseria e la misericordia, una di fronte all’altra”. “E questo, quante volte accade a noi quando ci fermiamo davanti al confessionale, con vergogna, per far vedere la nostra miseria e chiedere il perdono!”. “Donna, dove sono?” (v. 10), le dice Gesù. Basta questa constatazione, e il suo sguardo pieno di misericordia, pieno di amore, per “far sentire a quella persona – forse per la prima volta – che ha una dignità, che lei non è il suo peccato, lei ha una dignità di persona; che può cambiare vita, può uscire dalle sue schiavitù e camminare in una strada nuova”.

Dio non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza attraverso Gesù. Lui è la grazia, che salva dal peccato e dalla morte. Lui ha scritto nella terra, nella polvere di cui è fatto ogni essere umano (cfr Gen 2,7), la sentenza di Dio: “Non voglio che tu muoia, ma che tu viva”.

Il dono del Vangelo di Luca

Al termine dell’Angelus il dono del Papa: “Vorrei rinnovare il gesto di donarvi un Vangelo tascabile. Si tratta del Vangelo di Luca, che leggiamo nelle domeniche di questo anno liturgico. Vi sarà distribuito gratuitamente dai volontari del Dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano, con alcuni anziani e nonni di Roma”. “Quanto sono meritevoli i nonni e le nonne che trasmettono la fede ai nipotini!”.

“Vi invito - ha proseguito Francesco - a prendere questo Vangelo e a leggerlo, un brano ogni giorno; così la misericordia del Padre abiterà nel vostro cuore e potrete portarla a quanti incontrate”. Il Papa ha poi sfogliato il libretto: “alla fine, nella pagina 123, ci sono le sette opere di misericordia corporale e le sette opere di misericordia spirituali. Sarebbe bello che le imparaste a memoria, così è più facile farle!”.

L’invito a distribuire il Vangelo anche oltre la Piazza

“Vi invito a prendere questo Vangelo, perché la misericordia del Padre si faccia opere in voi. E voi, volontari, nonni e nonne che distribuirete il Vangelo, pensate alla gente che è in Piazza Pio XII – si vede che non è potuta entrare – che anche loro ricevano questo Vangelo. Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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