Dare dignità ad ogni vita

Un anno di speranza nelle parole di Papa Francesco

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Dare dignità ad ogni vita

I giovani, le mamme, le vittime del terrorismo e lo sviluppo integrale dell’uomo al centro delle attenzioni e preoccupazioni di Papa Francesco nello snodo 2016-2017.

Non priviamo i giovani di un lavoro dignitoso - Al «Te Deum» e ai primi Vespri della solennità di Maria Madre di Dio, il 31 dicembre 2016, ricorda che, in Cristo, «Dio non si è mascherato da uomo» ma ha davvero condiviso «in tutto la nostra condizione», che rifiuta il privilegio, le concessioni e i favoritismi e che si basa sull’incontro, la vicinanza e la prossimità. «Non si può parlare di futuro senza assumere la responsabilità verso le nuove generazioni. Abbiamo creato una cultura che idolatra la giovinezza ma abbiamo condannato» i giovani all’emarginazione dalla vita pubblica «obbligandoli a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono o che non permettono loro di proiettarsi in un domani. Abbiamo privilegiato la speculazione invece di lavori dignitosi e genuini. Aiutiamo i giovani a ritrovare, nella loro terra, un futuro da costruire».  

Maria, Madre di Dio, esempio di tante madri - Nell’omelia alla Messa del 1° gennaio 2017, Francesco ricorda che, sull’esempio di Maria Madre di Dio, tante mamme danno la vita per i figli: «Una società senza madri sarebbe non soltanto una società fredda, ma una società che ha perduto il cuore, che ha perduto il sapore di famiglia. Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione. Perché le madri, perfino nei momenti peggiori, sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione incondizionata, la forza della speranza. Ho imparato molto da quelle madri che, avendo i figli in carcere o prostrati in un letto di ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, con il freddo e il caldo, con la pioggia e la siccità, non si arrendono e continuano a lottare per dare loro il meglio. O quelle madri che nei campi-profughi o in mezzo alla guerra, riescono ad abbracciare e a sostenere senza vacillare la sofferenza dei loro figli».

Vicino a popolo turco, affrontare piaga del terrorismo – All’Angelus esprime dolore per l’attentato di Capodanno a Istanbul: «Purtroppo, la violenza ha colpito anche in questa notte di auguri e di speranza. Addolorato, esprimo la mia vicinanza al popolo turco, prego per le numerose vittime e per i feriti e per tutta la Nazione in lutto, e chiedo al Signore di sostenere tutti gli uomini di buona volontà che si rimboccano coraggiosamente le maniche per affrontare la piaga del terrorismo e questa macchia di sangue che avvolge il mondo con un’ombra di paura e di smarrimento». Augura buon anno: «L’anno sarà buono nella misura in cui ognuno di noi, con l’aiuto di Dio, cercherà di fare il bene giorno per giorno».

«Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale» - Nel nuovo organismo, presieduto dal cardinale prefetto Peter Kodwo AppiahTurkson, africano del Ghana, confluiscono quattro Pontifici Consigli: Giustizia e pace, Cor unum, Pastorale migranti, Pastorale operatori sanitari. Una sezione è dedicata a profughi e migranti e se ne occupa direttamente il Pontefice. Scrive nel motu proprio «Humanam progressionem»: il Dicastero «sarà particolarmente competente nelle questioni che riguardano le migrazioni, i bisognosi, gli ammalati, gli esclusi, gli emarginati, le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati, le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura». Si occuperà di diritti umani,di commercio di vite umane, pena di morte, disarmo. Favorirà e coordinerà le iniziative delle istituzioni cattoliche». Va a posto un altro tassello della riforma della Curia Romana. Pio XII (1939-1958) era a capo di tre Congregazioni: Sant’Offizio, Concistoriale o dei vescovi, per la Chiesa Orientale.  

Francesco nel solco di Paolo VI e della «Populorum progressio» - Allo «sviluppo integrale dell’uomo» era dedicata 50 anni fa l’enciclica di Paolo VI «Populorum progressio» (26 marzo 1967). Il nome ora scelto parla di «sviluppo» («Populorum progressio» di Paolo VI), «umano» («Caritas in veritate» di Benedetto XVI), «integrale» («Laudato si’» di Francesco). Il primo capitolo della «Populorum progressio è dedicato allo «sviluppo integrale dell’uomo»: «Lo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa». Paolo VI, Papa rigoroso e ascetico, ragionatore sottile e articolato, dal linguaggio forbito e colto, dalle visioni profetiche ma senza il carisma popolare di Giovanni XXIII. Entrambi rifuggono dalle aspre invettive e dalle inappellabili condanne. La «Populorum progressio» è di un'attualità sconvolgente: come potrebbe esserci pace finché, dei 7 miliardi di abitanti della Terra, 900 milioni vivono nell'abbondanza, 3 miliardi languono con meno di due dollari al giorno e 1,3 miliardi si spengono con meno di un dollaro?

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