Convertirsi, perdonare e portare Gesù a chi non lo conosce

Mancano poche ore all’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro. Papa Francesco, all’Angelus, invita al perdono ed alla conversione.

Parole chiave: giubileo (86), misericordia (105), papa (648), angelus (49)
Convertirsi, perdonare e portare Gesù a chi non lo conosce

 

“Perché dovremmo convertirci? - ha domandato il Papa La conversione riguarda chi da ateo diventa credente, da peccatore si fa giusto, ma noi non abbiamo bisogno, noi siamo già cristiani! Quindi siamo a posto”. E questo non è vero.

 

“Così pensando - ha osservato Papa Francesco - non ci rendiamo conto che è proprio da questa presunzione, che siamo cristiani, tutti buoni, che siamo a posto, che dobbiamo convertirci: dalla supposizione che, tutto sommato, va bene così e non abbiamo bisogno di alcuna conversione”.

 

Perdonare è difficile

 

Quando subiamo qualche torto o qualche affronto, riusciamo a reagire senza animosità e a perdonare di cuore chi ci chiede scusa? Quanto difficile è perdonare! Quanto difficile! “Me la pagherai! - è stata l’esclamazione di Papa Francesco - questa parola viene da dentro! Quando siamo chiamati a condividere gioie o dolori, sappiamo sinceramente piangere con chi piange e gioire con chi gioisce? Quando dobbiamo esprimere la nostra fede, sappiamo farlo con coraggio e semplicità, senza vergognarci del Vangelo?” E così possiamo farci tante domande. Non siamo a posto, sempre dobbiamo convertirci, avere i sentimenti che aveva Gesù.

 

La voce di colui che grida nel deserto

 

La voce del Battista grida ancora negli odierni deserti dell’umanità, che sono le menti chiuse e i cuori duri, e ci provoca a domandarci se effettivamente stiamo percorrendo la strada giusta, vivendo una vita secondo il Vangelo. Oggi come allora, egli ci ammonisce con le parole del profeta Isaia: “Preparate la via del Signore!” (v. 4). È un invito pressante ad aprire il cuore e accogliere la salvezza che Dio ci offre incessantemente, quasi con testardaggine, perché ci vuole tutti liberi dalla schiavitù del peccato. Ma il testo del profeta dilata quella voce, preannunciando che “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (v. 6). E la salvezza è offerta ad ogni uomo e ad ogni popolo, nessuno escluso, a ognuno di noi. Nessuno di noi può dire: “Io sono santo, io sono perfetto, io già sono salvato”.

 

“Sempre - ha ricordato Papa Francesco - dobbiamo accogliere questa offerta della salvezza. E per questo l’Anno della Misericordia: per andare più avanti in questa strada della salvezza, quella strada che ci ha insegnato Gesù. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati per mezzo di Gesù Cristo, l’unico mediatore (cfr 1 Tm 2,4-6)”.

 

L’invito ad evangelizzare

 

“Se a noi il Signore Gesù ha cambiato la vita - ha detto il Santo Padre - e ce la cambia ogni volta che andiamo da Lui, come non sentire la passione di farlo conoscere a quanti incontriamo al lavoro, a scuola, nel condominio, in ospedale, nei luoghi di ritrovo? Se ci guardiamo intorno, troviamo persone che sarebbero disponibili a cominciare o a ricominciare un cammino di fede, se incontrassero dei cristiani innamorati di Gesù. Non dovremmo e non potremmo essere noi quei cristiani?”.

 

“Ma - ha concluso Papa Francesco - dobbiamo essere coraggiosi: abbassare le montagne dell’orgoglio e della rivalità, riempire i burroni scavati dall’indifferenza e dall’apatia, raddrizzare i sentieri delle nostre pigrizie e dei nostri compromessi”.

 

La COP21

 

Dopo l’Angelus il Santo Padre ha ricordato i lavori della Conferenza sul clima in corso a Parigi: “Mi torna alla mente una domanda che ho posto nell’Enciclica Laudato si: - Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? - (n. 160). Per il bene della casa comune, di tutti noi e delle future generazioni, ogni sforzo dovrebbe essere rivolto ad attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, a contrastare la povertà e far fiorire la dignità umana”.

 

Il perdono reciproco di Paolo VI ed Atenagora

 

Domani ricorre il cinquantesimo anniversario di un memorabile evento tra cattolici e ortodossi. Il 7 dicembre 1965, vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II, con una Dichiarazione comune del Papa Paolo VI e del Patriarca Ecumenico Atenagora, venivano cancellate dalla memoria le sentenze di scomunica scambiate tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli nel 1054.

 

“E’ davvero provvidenziale - ha osservato Papa Francesco - che quello storico gesto di riconciliazione, che ha creato le condizioni per un nuovo dialogo tra ortodossi e cattolici nell’amore e nella verità, sia ricordato proprio all’inizio del Giubileo della Misericordia. Non c’è autentico cammino verso l’unità senza richiesta di perdono a Dio e tra di noi per il peccato della divisione. Ricordiamo nella nostra preghiera il caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo e gli altri Capi delle Chiese Ortodosse, e chiediamo al Signore che le relazioni tra cattolici e ortodossi siano sempre ispirate dall’amore fraterno”.

 

 

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