Chiesa sinodale, la parola di papa Francesco

Commemorazione del primo Sinodo e il futuro del popolo di Dio nella storia

Parole chiave: sinodo (46), papa (648), concilio (28), vescovi (60), popolo (5)
Chiesa sinodale, la parola di papa Francesco

«Chiesa e Sinodo sono sinonimi» diceva san Giovanni Crisostomo, perché la Chiesa non è altro che «camminare insieme» del popolo di Dio. Sinodo deriva dal greco: «sýn insieme», «hodós strada», quindi «fare strada insieme, il Papa compie la strada insieme ai vescovi».

Commemorando il 50° del Sinodo – voluto dal Concilio Vaticano II (1965-2015) e deciso da Paolo VI con il motu proprio «Apostolica sollicitudo» (15 settembre  1965) - Papa Francesco pronuncia uno storico e importante discorso sul governo collegiale-sinodale della Chiesa su base continentale. Parte dal presupposto che «il Papa non sta solo al di sopra della Chiesa ma sta dentrola Chiesa» e che pertanto è giunto il momento di rivedere «il primato petrino» in rapporto alla «collegialità episcopale», come aveva chiesto Giovanni Paolo II.

Quello di Papa Francesco è un intervento coraggioso e appassionato, svolto di fronte al Sinodo che si occupa della famiglia, alla Curia romana e ai vertici degli episcopati. «In una Chiesa sinodale l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce». Riprendendo l’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» (24 novembre 2013), Bergoglio auspica una «salutare decentralizzazione».

Cosa vuole dire una Chiesa in cammino? Dal Concilio (1965) al Sinodo sulla famiglia (2015) «abbiamo sperimentato in modo via via più intenso la necessità e la bellezza di camminare insieme». Paolo VI intendeva con il Sinodo «riproporre l’immagine del Concilio e rifletterne lo spirito e il metodo». Giovanni Paolo II pensava a un miglioramento in modo che «la collegiale responsabilità pastorale possa esprimersi nel Sinodo ancor più pienamente». Pertanto «dobbiamo proseguire su questa strada. Il mondo, che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. La sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica».

Francesco mette l’accento sul «fiuto» che il popolo di Dio ha nel «discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa». E spiega di aver voluto che il popolo di Dio venisse consultato il più ampiamente possibile «nella preparazione del duplice appuntamento sinodale sulla famiglia». La consultazione non basta ma è assolutamente indispensabile: «Come sarebbe stato possibile parlare della famiglia senza interpellare le famiglie, ascoltando le loro gioie e le loro speranze, i loro dolori e le loro angosce?». Non è senza significato che le ultime parole di questa frase bergogliana riprendano tale e quale la frase iniziale del documento più importante e significativo del Concilio, la «Gaudium et spes, luctus et angor hominum; le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini». Ecco le principali caratteristiche di una Chiesa sinodale.

«Una Chiesa dell'ascolto, nella consapevolezza che ascoltare è più che sentire: è un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, collegio episcopale, vescovo di Roma: l'uno in ascolto degli altri e tutti in ascolto dello Spirito Santo». Il Sinodo «è il punto di convergenza di questo ascolto condotto a tutti i livelli». L’ascolto è diverso dall’opinione pubblica.

Si inizia «ascoltando il popolo» e si prosegue «ascoltando i pastori. Attraverso i padri sinodali, i vescovi agiscono come autentici custodi, interpreti e testimoni della fede, che devono attentamente distinguere dai flussi mutevoli dell'opinione pubblica».

Il cammino culmina nell'ascolto del Vescovo di Roma, «chiamato a pronunciarsi come “pastore e dottore di tutti i cristiani”, non a partire dalle sue personali convinzioni, ma come supremo testimone della fede di tuttala Chiesa. Il fatto che il Sinodo agisca sempre “cum Petro et sub Petro”, dunque non solo “cum Petro” ma anche “sub Petro”. non è una limitazione della libertà ma una garanzia dell'unità».

Aggiunge: «Nella Chiesa è necessario che qualcuno “si abbassi” per mettersi al servizio dei fratelli». Gesù ha costituito la Chiesa «ponendo al vertice il Collegio apostolico nel quale l’apostolo Pietro è la roccia». Nella Chiesa «coloro che esercitano l’autorità si chiamano ministri perché sono i più piccoli». Quindi «il successore di Pietro è il “servo dei servi di Dio”. Per i discepoli di Gesù l’unica autorità è l’autorità del servizio, l’unico potere è il potere della Croce».

La sinodalità ispira tutte le decisioni nella Chiesa. 1) Il primo livello di esercizio si realizza nelle Chiese particolari «che partono dal basso e dai problemi di ogni giorno». 2) Il secondo livello si manifesta nelle conferenze episcopali: «Non è opportuno che il Papa sostituisca gli episcopati nel discernimento delle problematiche territoriali. In questo senso, avverto la necessità di procedere in una salutare decentralizzazione», come già auspicato dalla «Gaudium fidei». 3) L’ultimo livello è quello della Chiesa universale: «Il Sinodo, rappresentando l’episcopato cattolico, diventa espressione della collegialità episcopale».

Francesco è ben cosciente che «una Chiesa sinodale è gravida di implicazioni ecumeniche». Richiama così Giovanni Paolo II quando poneva l’urgenza di una «conversione del papato»: «In una Chiesa sinodale, anche l'esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce. Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa, ma dentro di essa, battezzato tra i battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i vescovi, successore di Pietro, guidala Chiesadi Roma che presiede nell'amore tutte le Chiese».

Bergoglio allarga all'umanità: «Una Chiesa sinodale è come vessillo innalzato tra le nazioni ed è partecipe dei travagli della storia». Finora ci sono state 27 assemblee sinodali: 14 generali ordinarie, 3 generali straordinarie, 10 speciali. I Sinodi hanno inciso sulla vita di fede. Per esempio l’Europa ha superato «la visione eurocentrica nel mondo e nella Chiesa» ed è maturata la percezione che il continente respira «con due polmoni, l’Oriente e l’Occidente». Nella storia dell’America Latina grande importanza hanno avuto le assemblee dell’episcopato celebrate ogni dieci anni: Rio de Janeiro  (Brasile) 1955, Medellìn (Colombia) 1968, Puebla de los Angeles (Messico) 1979, San Domingo (Repubblica Dominicana) 1992, Aparecida (Brasile) 2007 dove il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, fu presidente della Commissione che redasse il documento finale, i cui echi si ritrovano nell’«Evangelii guadium» e nell’enciclica «Laudato si’» (22 maggio 2015). Quello che ormai è chiaro è che la ripartizione continentale dovrebbe tener presente la specificità dell’America settentrionale e del medio Oriente-Nord Africa.

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