"Cari torinesi mi sono sentito a casa"

Nell'udienza del mercoledì in piazza San Pietro è tornato sulla visita del 21 e 22 giugno con parole di grata riconoscenza

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"Cari torinesi mi sono sentito a casa"

«Cari torinesi, mi sono sentito davvero a casa, abbracciato dal vostro affetto e dalla vostra ospitalità. Che il Signore benedica tutti voi e la vostra bella città». Al termine dell’udienza generale del mercoledì – dedicata ancora una volta alla famiglia in preparazione al Sinodo: «La disgregazione della famiglia frana addosso ai figli – Papa Francesco spiega: «Essendo appena tornato da Torino, vorrei rivolgere un sentito ringraziamento alla gente torinese e piemontese per la loro calorosa accoglienza».

Mercoledì 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, patrono di Torino, in Cattedrale l’arcivescovo Cesare Nosiglia, custode pontificio della Sindone, presiede la Concelebrazione che conclude l’ostensione, iniziata 67 giorni fa, domenica 19 aprile 2015. Negli stessi momenti da piazza San Pietro Papa Bergoglio ringrazia «particolarmente mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, i sacerdoti, le persone consacrate, tutti i vescovi piemontesi per la loro sentita partecipazione».

Inoltre «un particolare pensiero va ai malati del ‘Cottolengo’, che con l’offerta delle loro sofferenze sostengono la vita della Chiesa. Ringrazio di cuore i numerosi giovani per la loro audacia, la loro testimonianza e la loro voglia di vivere i valori del Vangelo. Vorrei ringraziare ugualmente le autorità civili, le forze dell’ordine, i volontari, le associazioni, i movimenti, le amministrazioni regionali, provinciali e comunali, il mondo del lavoro e tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questa mia visita in occasione dell’ostensione della Sindone e del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco».

Prima di tornare a Roma, lunedì 22 giugno sera, Francesco si dice «molto contento e soddisfatto» del «ritorno a casa» e della «calorosa accoglienza ricevuta a Torino, che è andata ben oltre le sue aspettative». Padre Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa vaticana, riporta le parole del Papa argentino-piemontese: «Ogni incontro è stato molto importante, con il mondo del lavoro, la famiglia salesiana, i giovani, il ‘Cottolengo’. Incontri che hanno assunto un valore particolare nel contesto del grande momento di preghiera silenziosa davanti alla Sindone e dell’incontro con i fratelli valdesi».

Bergoglio confida: «Un grande valore ha assunto per me la visita alla chiesa di Santa Teresa, dove si sono sposati i miei nonni paterni ed è stato battezzato mio papà». La sosta nella bellissima chiesa retta dai Carmelitani è uno dei due fuori programma. L’altro è la veloce puntata alle Molinette, l’ospedale più grande del Piemonte, dove è stato ricoverato per un malore l’arcivescovo Angelo Becciu che, come sostituto della Segreteria di Stato, è uno dei suoi primi collaboratori. Nell’anno del Sinodo di ottobre sulla famiglia, si ferma nella chiesa del matrimonio nel 1907 dei nonni Giovanni e Rosa Vassallo e del Battesimo di papà Mario, nato il 2 aprile 1908: bacia il fonte battesimale e prega per le famiglie e per il Sinodo.

Nella due giorni in terra subalpina lancia messaggi forti e concreti. L’arcivescovo Nosiglia dice alla «Radio Vaticana»: «La visita è stata veramente un’epopea di popolo! Da Caselle a Torino, 20 chilometri di gente: bambini, giovani, adulti, famiglie e anche tanti musulmani ed extracomunitari. Tutti a salutare il Papa. Noi piemontesi siamo riservati ma stavolta ho detto: mi sembra di essere in Meridione.

Resta l’immagine degli incontri con gli ultimi, i poveri, gli immigrati. Alla Piccola Casa saluta a uno a uno gli infermi, i bambini, i ragazzi, giovani, i malati di Sla. I torinesi si sono aperti come davanti a una persona cara».

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