Bergoglio, seminiamo profumo di speranza e non aceto di amarezza

“Sprechiamo la speranza con i più bisognosi, i più scartati, tutti quelli che hanno necessità”. La Catechesi prima della Pentecoste, il “compleanno della Chiesa”

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Bergoglio, seminiamo profumo di speranza e non aceto di amarezza

“Lo Spirito è il vento che ci spinge in avanti, che ci mantiene in cammino, ci fa sentire pellegrini e forestieri, e non ci permette di adagiarci e di diventare un popolo sedentario”. Nell’imminenza della solennità di Pentecoste, Papa Francesco all’Udienza Generale ha tenuto una Catechesi sullo Spirito Santo, motore della speranza cristiana.

 

Nella lettera agli Ebrei, San Paolo paragona la speranza ad un’àncora (cfr 6,18-19); a questa immagine il Santo Padre ha affiancato quella della vela: “Se l’àncora è ciò che dà alla barca la sicurezza e la tiene ‘ancorata’ tra l’ondeggiare del mare, la vela è invece ciò che la fa camminare e avanzare sulle acque”. La speranza è davvero come una vela; essa raccoglie il vento dello Spirito Santo e lo trasforma in forza motrice che spinge la barca, a seconda dei casi, al largo o a riva.

 

Gli uomini hanno bisogno di speranza

 

L’apostolo Paolo conclude la sua Lettera ai Romani con questo augurio: “Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo”. L’espressione “Dio della speranza” non vuol dire soltanto che Dio è l’oggetto della nostra speranza, cioè “Colui che speriamo di raggiungere un giorno nella vita eterna”; vuol dire anche che Dio è “Colui che già ora ci fa sperare”, anzi ci rende “lieti nella speranza” (Rm 12,12): lieti ora di sperare, e non solo sperare di essere lieti. E’ la gioia di sperare e non sperare di avere gioia, già oggi. “Finché c’è vita, c’è speranza”, è un detto popolare; ed è vero anche il contrario: finché c’è speranza, c’è vita. “Gli uomini - ha commentato Francesco - hanno bisogno di speranza per vivere e hanno bisogno dello Spirito Santo per sperare”.

 

Sperare contro ogni speranza

 

“Abbondare nella speranza” significa non scoraggiarsi mai; significa sperare “contro ogni speranza” (Rm 4,18), cioè sperare anche quando viene meno ogni motivo umano di sperare, come fu per Abramo quando Dio gli chiese di sacrificargli l’unico figlio, Isacco, e come fu, ancora di più, per la Vergine Maria sotto la croce di Gesù.

 

Essere seminatori di speranza

 

La speranza non delude, “perché lo Spirito Santo dentro di noi ci spinge ad andare avanti, sempre!”. C’è di più: “lo Spirito Santo non ci rende solo capaci di sperare, ma anche di essere seminatori di speranza, di essere anche noi – come Lui e grazie a Lui – dei ‘paracliti’, cioè consolatori e difensori dei fratelli, seminatori di speranza”. “Un cristiano - ha commentato il Papa - può seminare amarezze, può seminare perplessità, e questo non è cristiano, e chi fa questo non è un buon cristiano. Semina speranza: semina olio di speranza, semina profumo di speranza e non aceto di amarezza e di dis-speranza”. Il Beato cardinale Newman, in un suo discorso, diceva ai fedeli: “Istruiti dalla nostra stessa sofferenza, dal nostro stesso dolore, anzi, dai nostri stessi peccati, avremo la mente e il cuore esercitati ad ogni opera d’amore verso coloro che ne hanno bisogno. Saremo, a misura della nostra capacità, consolatori ad immagine del Paraclito – cioè dello Spirito Santo –, e in tutti i sensi che questa parola comporta: avvocati, assistenti, apportatori di conforto. Le nostre parole e i nostri consigli, il nostro modo di fare, la nostra voce, il nostro sguardo, saranno gentili e tranquillizzanti” (Parochial and plain Sermons, vol. V, Londra 1870, pp. 300s.). E sono soprattutto i poveri, gli esclusi, i non amati ad avere bisogno di qualcuno che si faccia per loro “paraclito”, cioè consolatore e difensore. “Noi dobbiamo fare lo stesso con i più bisognosi, con i più scartati, con quelli che hanno più bisogno, quelli che soffrono di più. Difensori e consolatori!”.

 

La speranza va oltre l’uomo

 

Il Papa ha osservato che lo Spirito Santo alimenta la speranza non solo nel cuore degli uomini, ma anche nell’intero Creato. “Questo sembra un po’ strano, ma è vero”: l’Apostolo Paolo scrive che anche la creazione “è protesa con ardente attesa” verso la liberazione e “geme e soffre” come le doglie di un parto (cfr Rm 8,20-22). Poi ha citato il Papa Emerito Benedetto XVI: “L’energia capace di muovere il mondo non è una forza anonima e cieca, ma è l’azione dello Spirito di Dio che ‘aleggiava sulle acque’ all’inizio della creazione” (Benedetto XVI, Omelia, 31 maggio 2009). Anche questo ci spinge a rispettare il Creato: “non si può imbrattare un quadro senza offendere l’artista che lo ha creato”.

 

Il compleanno della Chiesa

 

Il Papa ha concluso l’Udienza con un invocazione: “La festa di Pentecoste - che è il compleanno della Chiesa - ci trovi concordi in preghiera, con Maria, la Madre di Gesù e nostra. E il dono dello Spirito Santo ci faccia abbondare nella speranza. Vi dirò di più: ci faccia sprecare speranza con tutti quelli che sono più bisognosi, più scartati e per tutti quelli che hanno necessità. Grazie”.

 

Francesco ha poi salutato nelle diverse lingue i pellegrini giunti in Piazza San Pietro da ogni parte del mondo per partecipare alla Veglia di Pentecoste che si terrà sabato al Circo Massimo, per i cinquant’anni del Rinnovamento Carismatico Cattolico.

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