Appello dei vescovi di tutto il mondo per la conferenza di Parigi sul riscaldamento climatico

Dal Sinodo alla «cura della casa comune», la «Madre Terra». Con l'Enciclica Laudato Si e il magistero dei Papi del Novecento un richiamo all'umanità

Parole chiave: salvaguardia (1), terra (29), clima (8), ambiente (25)
Appello dei vescovi di tutto il mondo per la conferenza di Parigi sul riscaldamento climatico

Dal Sinodo alla «cura della casa comune», la «Madre Terra». In Vaticano è stato firmato un appello dei vescovi di tutto il mondo perché il vertice di Parigi (Cop 21),  sul clima dal 30 novembre 2015, arrivi ad approvare «un accordo sul clima che sia equo, giuridicamente vincolante e generatore di un vero cambiamento». Cardinali, patriarchi e vescovi di tutto il mondo chiedono di ascoltare la voce di Papa Francesco nell'enciclica «Laudato si' per la cura della casa comune». 

L'iniziativa è promossa dal Pontificio Consiglio giustizia e pace, presieduto dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson. In Sala stampa vaticana il testo è presentato da: cardinale indiano Oswald Gracias, presidente della Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), arcivescovo di Bombay; cardinale colombiano Rubén Salazar Gómez, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), arcivescovo di Bogotá; mons. John Ribat, presidente della Federazione delle Conferenze episcopali di Oceania (Fcbco), arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea); vescovo ausiliare di Bruxelles mons. Jean Kockerols, primo vice-presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). 

«In rappresentanza della Chiesa cattolica dei cinque continenti, noi cardinali, patriarchi e vescovi esprimiamo la speranza che dai negoziati della Cop 21 di Parigi emerga un accordo sul clima giusto e giuridicamente vincolante». L’appello indica dieci punti sul cambiamento climatico, «in gran parte dovuta all'attività umana incontrollata», che sta avendo «effetti negative soprattutto sulle comunità e i popoli più vulnerabili». Il documento chiede di «tenere a mente le dimensioni tecniche, ma soprattutto etiche e morali dei cambiamenti climatici». Questi i 10 punti indicati:

1) «Accettare che il clima e l'atmosfera sono beni comuni globali appartenenti a tutti e destinati a tutti»;

2) «adottare un accordo globale equo, generatore di un vero cambiamento e giuridicamente vincolante sulla base della nostra visione del mondo che riconosce la necessità di vivere in armonia con la natura e di garantire il rispetto dei diritti umani per tutti, compresi quelli dei popoli indigeni, delle donne, dei giovani, dei lavoratori»;

3) «limitare drasticamente l’aumento della temperatura globale e fissare un obiettivo per la completa decarbonizzazione entro la metà del secolo, al fine di proteggere le comunità che in prima linea soffrono gli impatti dei cambiamenti climatici, come quelle nelle isole del Pacifico e nelle regioni costiere»;

4) «sviluppare nuovi modelli di sviluppo e stili di vita compatibili con il clima, affrontare la disuguaglianza e portare le persone fuori dalla povertà. Fondamentale per questo è porre fine all'era dei combustibili fossili, eliminandone gradualmente le emissioni, comprese quelle prodotte da mezzi militari, aerei e marittimi, e fornendo a tutti l'accesso affidabile e sicuro alle energie rinnovabili, a prezzi accessibili»;

5) «garantire l'accesso delle persone all'acqua e alla terra con sistemi alimentari sostenibili e resistenti al clima, che privilegino le soluzioni in favore delle persone piuttosto che dei profitti»;

6) «garantire, a tutti i livelli del processo decisionale, l’inclusione e la partecipazione dei più poveri, dei più vulnerabili e dei più fortemente danneggiati»;

7) «garantire che l'accordo 2015 offra un approccio di adattamento che risponda adeguatamente ai bisogni immediati delle comunità più vulnerabili e che si basi sulle alternative locali»;

8) «riconoscere che le esigenze di adattamento sono condizionate dal successo dell’adozione delle misure di riduzione. I responsabili del cambiamento climatico hanno l’onere di assistere i più vulnerabili nell’adattarsi e nel gestire le perdite e i danni e nel condividere la tecnologia e il know-how necessari»;

9) «fornire roadmap chiare su come i Paesi faranno fronte all’insieme degli impegni finanziari prevedibili, coerenti e aggiuntivi, garantendo un finanziamento equilibrato delle azioni di riduzione e delle esigenze di adattamento».

10) Il testo si conclude con una «preghiera per la terra».

Sono presenti anche: mons. Duarte Nuno Queiroz de Barros da Cunha, segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Europa); cardinale Béchara Boutros Raï, presidente del Consiglio dei patriarchi cattolici orientali; Gabriel Mbilingi, presidente del Secam (Africa e Madagascar); Richard William Smith, già presidente della Conferenza dei vescovi cattolici del Canada; Ronny E. Jenkins, segretario dei vescovi cattolici degli Stati Uniti; Bernd Nilles, segretario dell’Alleanza internazionale delle agenzie cattoliche per lo sviluppo. «È la prima volta che le Conferenze episcopali insieme, e di tutti i continenti, uniscono le loro voci» spiega l’indiano Gracias: «Papa Francesco con la “Laudato si’” ha dato l’impulso, ora le Conferenze episcopali lo seguono».

La terra è un’eredità comune e il danno all’ambiente e i cambiamenti climatici hanno ripercussioni enormi e impongono un nuovo stile di vita e nuove nozioni di crescita e progresso. Occorre una direzione coraggiosa e creativa che sappia anteporre agli interessi nazionali il bene comune, con speciale attenzione ai poveri.

Un mese fa a New York l’Onu ha votato l’Agenda dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, obiettivi emersi da una consultazione senza precedenti per ampiezza e durata e che in due anni ha coinvolto 5 milioni di persone in tutto il mondo. La vera sfida è quella della concretezza, alla quale giungere non più con la negoziazione tra addetti ai lavori, bensì grazie al dialogo che prenderà vita nei territori, nelle reti associative locali e, soprattutto, tra i cittadini del mondo. Tutti attori che a Torino (13-16 ottobre) sono stati protagonisti del «Terzo forum mondiale dello sviluppo economico locale» con la finalità di mettere al centro temi cruciali come lo sviluppo territoriale e il potenziale delle economie locali. Le sfide dei prossimi anni riguarderanno l’alimentazione, l’ambiente, l’innovazione, la valorizzazione delle identità culturali, l’equità e la sostenibilità dello sviluppo.

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