"Uscire per annunciare la Parola" il convegno al Santo Volto

Sabato 21 febbraio al Santo Volto, via val della Torre, il convegno:"La Chiesa in uscita. Il primo annuncio della fede in famiglia, nella liturgia e nella catechesi" a cura dell'Ufficio Catechistico, del Servizio per il Catecumenato, dell'Ufficio Liturgico e dell'Ufficio Famiglia. Parla Biemmi. Servizi sulla Voce del Popolo del 1 marzo

Parole chiave: annuncio (2), catechesi (16), convegno (43)
"Uscire per annunciare la Parola" il convegno al Santo Volto

Fratel Enzo Biemmi è un religioso fratello, appartenente alla Congregazione dei Fratelli della Sacra Famiglia. Si è formato prima all'Università di Filosofia di Torino, poi allo Studio Teologico di Verona. Si è specializzato in pastorale e catechesi all'Istituto Superiore di Pastorale Catechistica di Parigi (ISPC) e ha conseguito il dottorato in teologia all'Università Cattolica di Parigi e in Storia delle Religioni  e Antropologia Religiosa alla Sorbona.

 

 

Perché la fede non è più “necessaria”?

Siamo in un contesto culturale in cui la fede non appare più necessaria per vivere umanamente bene Culturalmente non lo è più. Lo è stata, ovvero se volevi essere un cittadino dovevi essere cristiano. Tante persone che si ispirano ad altre religioni, filosofie e saggezze riescono a vivere una vita umanamente compiuta e vera, e si sforzano di costruire un mondo più giusto. Questo sembra togliere il pavimento sotto i piedi della fede, al contrario gli restituisce alla sua preziosità.  Sposta la fede nello spazio del gratuito, che ti raggiunge come dono.  Dunque in una umanità che è già abitata dalla Grazia di Dio in tutti gli uomini, perché il Signore agisce nella storia.E’ dunque non necessario ma determinante, portando la fede nello spazio del gratis e della sorpresa. Questa condizione libera i fedeli dall’obbligo e dal fatto di sentirsi privilegiati rispetto ai fratelli, o da azioni di proselitismo.La fede ci da occhi, cuore e forza per comprendere, per grazia di Dio dunque fuori dalle nostre logiche umane,  e ci mette le ali per testimoniare questo dono per cui tutti ne possano godere.

 

Quale cristianesimo allora nell’epoca del pluralismo religioso

 

Il paradosso è dunque un cristianesimo più debole e minoritario, ma che in profondità rivela la sua vera forza. Un cristianesimo che non si impone più per necessità o per dovere ma è nella linea della testimonianza della vita. Il fatto di entrare in una epoca nella quale la pluralità di voci  è il segno polifonico di Dio, riconduce il cristianesimo alla sua funzione originaria nell’alveo della sua dimensione apostolica. Lo libera da tutta una serie di apparati sociologici che ha dato
alla religione indubbi culturali che abbiamo però pagato a caro prezzo. Dio stesso, nell’incarnazione si né reso non necessario, perché noi dobbiamo esserlo a tutti costi. La nostra è una presenza discreta, umile colma di speranza.

 

La scommessa “pascaliana” è la domanda di fondo, chi siamo, qual è il senso dell’esistere

Il discorso è complesso e merita di essere brevemente ma efficacemente spiegato. La speranza su cui noi affidiamo la nostra vita ha una triplice testimonianza. Prima di tutto la fiducia in chi ci ha testimoniato questo tesoro. Noi facciamo credito di quella testimonianza: 2000 anni di storia dagli apostoli a noi. Un appoggio interiore e il secondo aspetto. E’ lo Spirito Santo che è dentro di noi e ci aiuta nel comprendere la presenza di Gesù nella nostra vita. Senza questa la testimonianza esterna non reggerebbe. La terza è la più disarmante e la più sconcertante per ogni uomo, che si è affidato e si è messo in cammino. Alla fine è veramente la domanda più profonda, che ti lascia più sguarnito ma anche più interiormente certa. Se l’adesione a Gesù Cristo rende te stesso, la tua famiglia, il contesto sociale, le leggi più umane questo ha già in se la conferma della sua verità. Paradossalmente ma non tanto, gli apologisti dei primi secoli, hanno sempre detto questo: “Noi non siamo sicuri.  Perché la Fede è un atto di amore e di affidamento” che non possiamo dimostrare. Noi scommettiamo in qualcosa di diverso che non si appoggia sulla linea della certezza umana. Da qui l’espressione dei padri “Se è vero abbiamo tutto guadagnato”, “Se non è vero non abbiamo nulla perso”. In quel Uomo figlio di Maria di Nazareth che la fede attesta come Figlio di Dio, morto e Risorto, si è espresso il massimo dell’umanità”.

SUL SITO DELLA DIOCESI DI TORINO

Biemmi:

http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/s2magazine/mediacenter_v3/vedimedia.jsp?id_sito=1&url_media=%2Fdiocesitorino%2Fs2magazine%2Fmediacenter_v3%2Fmedia_file%2Faudio%2F2015_febbraio%2F458_Convegno_unitario_21-02-15_FrBiemmi.mp3

Fontana:

http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/s2magazine/mediacenter_v3/vedimedia.jsp?id_sito=1&url_media=%2Fdiocesitorino%2Fs2magazine%2Fmediacenter_v3%2Fmedia_file%2Faudio%2F2015_febbraio%2F459_Convegno_unitario_21-02-15_donFontana.mp3

esperienze:

http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/s2magazine/mediacenter_v3/vedimedia.jsp?id_sito=1&url_media=%2Fdiocesitorino%2Fs2magazine%2Fmediacenter_v3%2Fmedia_file%2Faudio%2F2015_febbraio%2F460_Convegno_unitario_21-02-15_esperienze.mp3

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