Un Sinodo per i giovani
Cosa cercano, cosa vogliono come aiutarli i ragazzi il futuro della chiesa e del mondo
Incontrare, accompagnare, prendersi cura di ogni giovane, nessuno escluso”, come nell’800 dei Santi Sociali, a Torino, con don Bosco. E sarà un’altra avventura straordinaria. Ma la Chiesa, prima di sentire i giovani, deve fare tre “conversioni”. Per prima cosa occorre non alzare muri contro quella che non sarà “la meglio gioventù”, ma è l’immagine complessa della nostra società. Troppi, tra i cattolici, (anche sacerdoti, vescovi e cardinali) pensano di essere di fronte ad una generazione priva di una bussola morale, (come scrive il sociologo Franco Garelli), incapace di distinguere il bene dal male, figlia del consumismo e delle passioni tristi che guidano la nostra epoca, affascinata dall’evasione, il divertimento, il disimpegno. Non è così.
La seconda conversione è “cancellare l’idea che la nuova generazione sia fatta di persone senza fede, non attratte dalla religione, che cerca la felicità altrove, piccoli atei che crescono”. Non è così.
Certo, molti lasciano la Chiesa dopo la cresima, ma nella stragrande maggioranza lo fanno perché convinti che “la nostra fede” non sia in grado di dare risposte ai loro perché, quindi tout court ritenuta inutile, e vanno al bar, si tappano le orecchie con gli mp3, cercano idoli nuovi nel mondo, come il popolo di Mosè costruì il “vitello d’oro”.Terza conversione: lasciare loro spazio. Paolo VI diceva che siamo più portati a parlare dei giovani che ai giovani. E’ così.I giovani, i loro sorrisi, la gioia. Sono loro il futuro, nei loro volti gli ideali, nei loro occhi, la vita. E, dunque, dopo la famiglia e l’Amoris Laetitia”, la Chiesa di Papa Francesco si mette in ascolto. Un anno e mezzo di ascolto perché i vescovi nell’ottobre 2018 possano indicare la strada in un Sinodo mondiale.
Scrive il Papa: “La Chiesa deve però superare rigidità e linguaggi vecchi”. Insomma stiamo per abbattere steccati, diffidenze, indifferenze, sfiducia.C’è un questionario cui i vescovi devono rispondere: quindici domande per capire. C’è soprattutto (per la prima volta nella storia recente) una consultazione al computer che funziona dal 1° marzo 2017. Andate sul sito “ sinodogiovani2018”. Andate, giovani, ponete le vostre domande, scrivete i vostri sogni. I vescovi leggeranno, la Chiesa capirà. E’ un viaggio internet per scoprire, giorno dopo giorno, l’universo di chi è tra i 16 e i 29 anni. Francesco sa bene che quella di Giovanni Paolo II, con la giornata mondiale, è stata un’intuizione profetica. Francesco sa bene che l’ottanta per cento dei fedeli, nelle chiese, hanno più di 60 anni. E allora cerca i ragazzi.
I giovani sono il presente e il futuro e stanno dentro le ferite e le speranze di tutti: nella famiglia in crisi di identità e sotto l’attacco concentrico di ideologie individualiste, soggettiviste, edoniste nella società che cerca nuovi equilibri globali e locali, nell’economia che usa le nuove generazioni come risorse da spremere ma non apre loro vere chances di futuro, nel lavoro che manca e, quando c’è, non sempre garantisce la libertà di progetti di vita affidabili.La Chiesa vuole accompagnare i ragazzi alla scoperta del loro futuro, della vocazione, nel senso di ciò che vogliono per la loro vita: matrimonio, sacerdozio, vita consacrata, professione, impegno sociale e politico, stili di vita, gestione del tempo e dei soldi.Papa Francesco ripete: «Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci; uscite per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni. Dio vi accompagna» .
Il Papa guarda «ai molti giovani sottoposti al ricatto della violenza e costretti a fuggire dal proprio Paese». Dice loro che l’incontro con Gesù spezza il frastuono del mondo. Evoca il «sì» urlato dai ragazzi all’ultima Giornata mondiale della gioventù (25-31 luglio 2016) di Cracovia, quando chiese più volte: «Si possono cambiare le cose?». Un grido che «nasce dal vostro cuore giovane che non sopporta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quel grido che sale dal vostro intimo: Dio vi incoraggia ad andare dove Egli vi invia».Tra le novità da cogliere, la “multiculturalità”. In molte parti del mondo, i giovani sperimentano condizioni di “particolare durezza”. Nonostante tutto, molti vogliono impegnarsi. E poi i “Neet”, cioè i ragazzi che non studiano, non lavorano e non lo cercano. Bisogna capire le loro fragilità, le delusioni, le depressioni, gli allontanamenti, le fughe, gli errori.
Una Chiesa “più vicina alla gente, più attenta ai problemi sociali”:così la vorrebbero i giovani, in un contesto in cui chi crede è una minoranza; i giovani non si pongono ‘contro’, ma stanno imparando a vivere ‘senza’ il Dio presentato dal Vangelo e ‘senza’ la Chiesa. Perché? Bisognerà capirlo.Quella dei giovani è una realtà sempre più “iperconnessa”, con “opportunità” e “rischi” da soppesare.“Oggi scelgo questo, domani si vedrà”. È lo slogan dominante che rende sempre più difficili le loro scelte. E qui la Chiesa deve riuscire a far ridiventare gli oratori “il cortile” che spesso non c’è più, nel quale si giocava, si parlava, si sognava e si imparava la vita. “Riconoscere, interpretare, scegliere”. Una bella sfida, ma il nuovo mondo sta sotto quel cielo.
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