Storia della diocesi di Cuneo creata da Pio VII 200 anni fa (1817-17 luglio-2017)

Un importante anniversario in una delle diocesi più importanti 

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Storia della diocesi di Cuneo creata da Pio VII 200 anni fa (1817-17 luglio-2017)

Il ciclone Napoleone (1769-1821) provocò, duecento anni fa, il terremoto nelle diocesi subalpine e la nascita della diocesi di Cuneo, attuò una dirompente politica ecclesiastica, soppresse gli Ordini religiosi, impose il «Catechismo imperiale», fece assaggiare la galera a due Papi, che passarono per il Piemonte.

Nel febbraio 1798 l’imperatore occupa Roma, annette lo Stato Pontificio, arresta Pio VI (Giannangelo Braschi, 1775-1799) e lo deporta a Siena, Briançon, Grenoble e Valence e, nell’aprile 1799, transita per Torino: febbricitante, paralizzato alle gambe e prigioniero è trascinato in carrozza o in lettiga, non può entrare in contatto con la gente e muore stremato a Valence il 29 agosto 1799. Per tre mesi la Sede Romana è vacante. Quando i 34 cardinali, radunati dall’imperatore d’Austria, il 1° dicembre 1799 entrano in Conclave a Venezia –l’ultimo fuori Roma - nell’abbazia benedettina dell’Isola di San Giorgio, occorrono 104 giorni di scrutini, per eleggere il 14 marzo 1800, il benedettino Barnaba Gregorio Chiaramonti che prende il nome Pio VII.

Mentre i Savoia sono in esilio in Sardegna, per la prima volta un Papa venera la Sindone. Pio VII nel 1804 è costretto ad andare da Roma a Parigi per incoronare Napoleone imperatore a Nôtre-Dame il 2 dicembre 1804: «Dio me l’ha data (la corona), guai a chi me la tocca». L’11 novembre sosta ad Alessandria, il 12 sera è a Torino, ospite a Palazzo Reale del governatore francese, generale Jacques François de Menou, e il 13 «il Santo Padre si cavò il berrettino e baciò la Sindone con inesprimibile devozione», insieme a sette cardinali, otto vescovi, tra cui l’arcivescovo taurinense Carlo Luigi Buronzo del Signore e molti nobili. Il 14 sera pernotta a Susa e poi si dirige a Parigi, che può lasciare solo il 4 aprile 1805 e, via Lione e Chambery, giunge a Torino: nella Palazzina di Caccia di Stupinigi Napoleone, diretto a Milano per essere incoronato re d’Italia, strapazza Pio VII che, via Asti, Alessandria, Voghera, Parma, Bologna, Firenze, raggiunge Roma.

Altre persecuzioni lo attendono. Animo mite ma deciso nella difesa della Chiesa, Pio VII si barrica nel Quirinale, allora sede dei Papi, e con la bolla «Quum memoran­da», scomunica l’usurpatore che, nella notte tra il 5 e il 6 luglio 1809, fa assaltare il Quirinale e lo arresta per «renderlo più docile» e costringerlo a consegnare la Chiesa. Inizia una dolorosa peregrinazione: Firenze, Pisa, Sarzana, Genova, Savona. Il 14 luglio la comitiva entra in Piemonte, sosta due notti ad Alessandria, riparte per Rivoli e la Valle Susa. A Grenoble rimane fino al 2 agosto, quando Parigi gli ordina di rientrare a Savona. Attraverso il Tenda il 12-13 luglio 1809 pernotta a Cuneo, poi due notti a Mondovì e a Savona. Nonostante gli ordini di segretezza, a Cuneo l’accoglienza è trionfale e coincide con la festa patronale del beato Angelo Carletti: pellegrinaggi, fuochi d’artificio, balli popolari. Una sosta provvidenziale per la creazione della diocesi.

Poiché, per decreto, le diocesi devono corrispondere ai dipartimenti (province), nel Regno di Sardegna Napoleone sopprime nove diocesi e aggrega Alba e Asti. Per Cuneo, capoluogo del dipartimento dello Stura, una curiosa circostanza: la diocesi è istituita due volte. La bolla di Pio VII del 1° giugno 1803 che decreta l’erezione di Cuneo non ha seguito e il dipartimento resta diviso in due diocesi, Mondovì e Saluzzo.

Il 9 giugno 1812 napoleone fa prelevare Pio VII da Savona e, attraverso Asti e il Piccolo San Bernardo, con un viaggio estenuante arriva a Fontainebleau. Poi Toulouse, Montpellier e Nizza, Ventimiglia, Bordighera, San Remo e Savona. L’infame trattamento cessa con la sconfitta di Napoleone a Lipsia. Dopo cinque anni di prigionia, Pio VII il 19 marzo 1814 lascia Savona e attraverso Acqui, Alessandria, Bologna, Cesena, Loreto, rientra a Roma il 24 maggio 1814 e proclama la festa di «Maria auxilium christianorum».

Ma il calvario di Pio VII non è finito. Durante i «cento giorni» della fuga di Napoleone dall’Isola d’Elba, il cognato generale Gioachino Murat usurpa gli Stati Pontifici e costringe il Papa alla fuga. Approdato a Genova, cede alle pressioni di Vittorio Emanuele I e la sera del 19 maggio 1815 è ospite del sovrano a Palazzo Reale, il 21 celebra Messa nella Cappella della Sindone e dalle logge di Palazzo Madama mostra la reliquia insieme al re, ai cardinali e ai vescovi: «La folla la venera al rimbombo del cannone e al suono di tutte le campane». Poi attraverso Piacenza, Parma, Bologna, Firenze rientra a Roma.

Passata la tempesta napoleonica, Pio VII  con la bolla «Beati Petri apostolorum principis » del 17 luglio 1817 ristabilisce le antiche diocesi, modifica i confini e – memore dell’entusiastica accoglienza del 1809 - crea quella di Cuneo. Un provvedimento gravido di conseguenze pastorali-religiose. Torino perde 36 parrocchie a favore di Alba, Pinerolo e Saluzzo, e ne acquista 15 canavesane, tra cui Cuorgnè e Volpiano, da Ivrea.

Ritenuto debole, in realtà Pio VII ha un carattere roccioso. La resistenza al «fiero còrso», accresce la sua autorità morale e il suo astuto segretario di Stato Ercole Consalvi ottiene dal Congresso di Vienna (1815) la restituzione dello Stato. Nonostante le vessazioni perdona Bonaparte e – come racconta il testimone Antonio Rosmini – accoglie benevolmente i parenti del persecutore. Napoleone muore in esilio nella sperduta isola atlantica di Sant’Elena il 5 maggio 1821.

Il primo vescovo di Cuneo è il torinese Amedeo Bruno di Samone (1817-1838) che affronta giansenismo e società segrete e assiste i colerosi. Il momento culmine delle celebrazioni – predisposte dall’attuale vescovo, il torinese Piero Delbosco – è domenica 16 luglio 2017 la Concelebrazione in piazza Galimberti presieduta dal cardinale eporediese Giuseppe Bertello, «inviato» di Papa Francesco, con i vescovi del Piemonte e i vescovi cuneesi.

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