"Se camminiamo insieme, il Signore ci aiuta a vivere quella comunione che precede i contrasti"

Lo storico incontro tra Papa Francesco e la comunità valdese nel tempio di Torino. Il primo nella storia che apre nuove prospettive ecumeniche

Parole chiave: ecumenismo (57), valdesi (12), incontro (27)
"Se camminiamo insieme, il Signore ci aiuta a vivere quella comunione che precede i contrasti"

Bergoglio è il primo pontefice a visitare un tempio valdese. Ad accoglierlo nella chiesa di corso Vittorio Emanuele II, un canto in spagnolo, Cada cosa en la vida.  "Caro fratello Francesco, benvenuto" è il saluto del pastore valdese di Torino, Paolo Ribet, al Papa. "La incontriamo con gioia come un nuovo fratello nel nostro percorso", aggiunge il pastore.  "Vogliamo leggere la sua visita, che è stata definita giustamente storica, proprio in questa dimensione - aggiunge il pastore Ribet - Viviamo un'esperienza incoraggiante e spero anticipatrice di ulteriori esperienze ecumeniche anche a Torino". Dopo il pastore Ribet è intervenuto il Moderatore della chiesa valdese rioplatense di Uruguay e Argentina, un omaggio alle origini del Papa. 

 

Un invito a essere “insieme alle donne e agli uomini di oggi, così distanti e indifferenti, per tramettere il cuore del Vangelo”. A rivolgerlo è stato il Papa, nel discorso al Tempio Valdese. Altro ambito in cui lavorare sempre più uniti” è l’ambito del “servizio ai poveri, agli ammalati, ai migrati”, per testimoniare il “volto misericordioso” di Dio e di Gesù nel Vangelo. “La scelta dei poveri e degli ultimi”, verso “ciò che la società esclude - le parole del Papa - ci avvicina al cuore di Dio e di conseguenza gli uni agli altri”. “Le difficoltà su questioni antropologiche ed etiche - ha ammonito - non ci impediscano di trovare forme di collaborazione in questo e altri campi”. “Se camminiamo insieme”, ha assicurato il Santo Padre, si può “vivere in quella comunione che supera ogni contrasto”. Cu vuole “un nuovo modo di essere gli uni con gli altri, guardando alla bellezza della fede comune e solo dopo alle differenze”. 

La “comunione si fa in cammino”, partendo dalla consapevolezza, che “l’unità non è uniformità”. Lo ha detto il Papa, nel discorso al Tempio Valdese di Torino, denunciando che “purtroppo continua ad accadere che i fratelli in Cristo non accettino la diversità e finiscano per fare la guerra l’uno contro l’altro”. “Non possiamo che rattristarci in nome delle violenze commesse in nome della propria fede”, ha detto Francesco, chiedendo “grazia di perdonarci” e cercando “nuove strade per vivere la nostra fraternità”. “Da parte della Chiesa cattolica - il mea culpa del Papa - vi chiedo perdono per gli atteggiamenti anticristiani, persino non umani che nella storia abbiamo avuto verso di voi”. Le relazioni ecumeniche, l’auspicio del Santo Padre, siano “sempre più fondate sul mutuo rispetto e sulla carità fraterna”. Tra i frutti positivi del dialogo ecumenico, Francesco ha citato la recente redazione dell’appello congiunto contro la violenza alle donne. Tra i molti “contatti” tra Chiesa valdese e Chiesa cattolica, lo scambio ecumenico di doni in occasione della Pasqua tra la Chiesa valdese di Pinerolo e la comunità cattolica, che reciprocamente offrono il pane e il vino per la mensa eucaristica. “Gesto che va ben oltre la semplice cortesia, e che fa pregustare quell’unità della mensa eucaristica alla quale tutti aneliamo”, ha commentato il Papa. 

Dopo aver ringraziato per “le parole di fraternità” che il papa ha ripetutamente espresso nei confronti della Chiesa valdese, il moderatore ha sottolineato come entrando nel tempio di Torino Francesco abbia varcato la storica soglia di “un muro alzatosi oltre otto secoli fa quando il movimento valdese fu accusato di eresia e scomunicato dalla Chiesa romana”. Il loro peccato – ha aggiunto il moderatore – era “quello di essere un movimento di evangelizzazione popolare svolto da laici, mediante una predicazione itinerante tratta dalla Bibbia, letta e spiegata nella lingua del popolo”.

Dopo aver richiamato alcuni importanti realizzazioni ecumeniche – tra le altre, la traduzione interconfessionale e l’impegno per la diffusione della Bibbia, l’accordo per la celebrazione dei matrimoni interconfessionali, la Carta Ecumenica - il moderatore ha indicato anche “alcune questioni teologiche tuttora aperte”. La prima riguarda il fatto che anche nei documenti del Concilio Vaticano II si parli delle chiese evangeliche come di «comunità ecclesiali». “A essere sinceri – ha affermato - non abbiamo mai capito bene che cosa significhi questa espressione: una chiesa a metà? Una chiesa non chiesa”? Ed ecco una proposta diretta rivolta al papa: il superamento di questa espressione che sarebbe bello avvenisse nel 2017 (o anche prima!), “quando ricorderemo i 500 anni della Riforma protestante. È nostra umile ma profonda convinzione che siamo chiesa: certo peccatrice, semper reformanda, pellegrina che, come l’apostolo Paolo, non ha ancora raggiunto la mèta, ma chiesa, chiesa di Gesù Cristo, da Lui convocata, giudicata e salvata, che vive della sua grazia e per la sua gloria”.

Una riproduzione della prima Bibbia in lingua francese, che nel 1532, aderendo alla Convenzione di Ginevra, i Valdesi vollero avere, commissionarono e pagarono anche in parte. A donarla al Papa è stata la comunità del Tempio Valdese di Torino, al termine dello storico incontro di oggi che è durato circa un’ora e dopo il quale Papa Francesco si è trasferito nel salone attiguo per incontrare una delegazione. “Un segno della comune fonte di fede e del comune impegno nella testimonianza affinché il mondo creda”, le parole del pastore Bernardini, consegnando il dono al Santo Padre.

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