Per una Europa accogliente

L'assemblea dei vescovi europei e l'impegno della chiesa nel vecchio contienente

Parole chiave: europa (177), vescovi (60), emergenza (28), immigrazione (42), profughi (55)
Per una Europa accogliente

“Spero sinceramente che i leader politici” che si riuniscono oggi a Bruxelles “si mostrino solidali e affermino chiaramente che l’Unione europea ha i mezzi per agire” nell’affrontare la crisi sempre più lacerante dei rifugiati in Europa: “sarebbe un segnale vitale di speranza anche per il dibattito pubblico in corso”. Questo è il messaggio che il cardinale di Monaco Rehinard Marx, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), dalla Bruxelles delle Chiese manda alla Bruxelles politica che oggi, lunedì 7 marzo, in un summit straordinario incontra il premier turco Davutoğlu per cercare di identificare soluzioni concrete al problema della sempre più drammatica emorragia di persone in fuga dal Medio Oriente, che nessuno vuole.

Per il cardinale Marx è chiaro che le sfide che confrontano l’Europa oggi hanno radici che vanno oltre i suoi confini, ma il risolverli dipenderà dal fatto “se l'Europa è unita nella soluzione dei problemi o se di fatto ricade in una logica dell’ognuno per sé”. Sul progetto di Europa per i vescovi non si torna indietro, questo è evidente, come lo è il fatto che il sogno dei fondatori è decisamente “affievolito” e che ci sia bisogno di una visione per il futuro. Resta la domanda su come far sognare di nuovo gli europei parlando di solidarietà e giustizia, pace e  dialogo, in un momento in cui le congiunture economiche e geopolitiche spingono in tutt’altra direzione. Nello sforzo di cercare soluzioni e contribuire alla pace prendendosi cura di ciò che avviene oltre i confini dell’UE, nella recente plenaria della Comece (Bruxelles, 2-4) l’attenzione è stata rivolta alla “vocazione dell’Europa per la promozione della pace nel mondo”, con l’intento di dare un contributo alla definizione di una strategia globale dell’Unione nel settore della politica estera e di sicurezza comune.

Nel corso dell’assemblea infatti i vescovi hanno avuto un dialogo con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE Federica Mogherini, che da mesi sta lavorando alla definizione di tale  strategia e che si è detta convinta del “ruolo cruciale delle Chiese nella prevenzione della radicalizzazione”, esprimendo il desiderio di dialogare su questi temi con le comunità religiose. Da parte delle Chiese la disponibilità è piena, tant’è che è già in bozze, ed è stato annunciato sarà pubblicato a marzo, un documento preparato congiuntamente dal segretariato Comece e dalla commissione Giustizia e pace Europa contenente indicazioni e raccomandazioni concrete proprio su questi temi. Restano comunque sul fronte interno tante difficoltà da affrontare, come ha elencato il cardinal Marx in apertura di assemblea: temi ambientali, ripresa troppo lenta dalla crisi economica, società impaurita dalle conseguenze dei recenti attacchi terroristici, ma ha sottolineato  Marx “la grande sfida del nostro tempo è la coesione degli europei” nel momento in cui anche l’istituzione UE vive una crisi della solidarietà e della fiducia.

Su questo piano, il primo imperativo resta dialogare, comunicare, anche perché è ancora viva nel cuore dell’Europa un’altra grade frattura, come il segretario della conferenza episcopale slovacca Anton Ziolkovsky ha messo in evidenza : “Esiste ancora una grande differenza tra i paesi post-comunisti e quelli occidentali” nella mentalità, nell’identità, nella storia. La differenza si è vista in modo molto evidente proprio rispetto all’atteggiamento diverso dell’est e dell’ovest nell’accogliere i rifugiati. Secondo Ziolkovsky sarebbe da attribuire al fatto che “i paesi dell’Europa dell’Est sono più omogenei, non avendo praticamente mai vissuto nella loro storia l’immigrazione o la presenza di musulmani”.  Anche qui c’è tanto da fare, anche per la Chiesa.

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