Museo della scuola e del libro per l’infanzia un tesoro da scoprire

Mostra e dibattito nella sede della Sei, casa editrice dei salesiani

Parole chiave: infanzia. Torino (1), salesiani (35), mostra (24), scuola (84), chiesa (665)
Museo della scuola e del libro per l’infanzia un tesoro da scoprire

 

È stato interessante coniugare le esperienze di ricerca storica salesiana con il carattere giovane e comunicativo che il santo fondatore dei salesiani ancora oggi diffonde alla gente. La tavola rotonda che si è svolta giovedì 5 novembre scorso presso il Musli (Museo della scuola e del libro per l’infanzia) ha affrontato il tema della figura di don Bosco. Certo in primo luogo l’immagine vera e propria del santo: infatti, la mostra che andava a chiudere (inaugurata per l’anno bicentenario della nascita) era dedicata alle rappresentazioni del suo volto e della sua vita nei testi pubblicati e nell’Archivio disegni della Sei (fondata nel 1908, a seguito della Libreria salesiana editrice voluta da san Giovanni Bosco). Ma anche il riscoprire la sua figura di santo «della carità», di imprenditore, di educatore, di amico dei giovani più emarginati. I relatori della conferenza hanno portato alla luce alcune iniziative nate in onore del santo in questo trascorso anno di festeggiamenti: sono intervenuti anzitutto gli organizzatori e i curatori della mostra, il direttore del Musli professor Pompeo Vagliani, Giorgio Chiosso e Piergiorgio Dragone che si sono limitati ad illustrare il percorso intrapreso complimentandosi per l'importanza delle ricerche effettuate dagli studiosi di «storia salesiana». Presenti inoltre il vice presidente Sei, don Sergio Giordani, e l'amministratore delegato, Ulisse Jacomuzzi.

In primo luogo si è voluto sottolineare l'intenso rapporto che ha legato la marchesa Giulia di Barolo e la sua opera di carità al santo dei giovani: «nell'opera della marchesa mette i primi germogli quello che diventerà in seguito l'oratorio di don Bosco» sottolinea con un certo orgoglio suor Ave Tago, della Congregazione delle Figlie di Gesù buon pastore, fondata dalla stessa marchesa. Alla scuola di Giulia di Barolo don Bosco rafforza il suo sistema preventivo basato sull'amorevolezza, ammira la sua determinazione nel rieducare le carcerate con amore, il suo spazio dato alla carità.

Don Stanislaw Zminiak, segretario dell'Associazione cultori di storia salesiana, ha portato nel secondo intervento le riflessioni e le conclusioni giunte dal VI convegno dell'associazione, conclusosi pochi giorni fa, che aveva per tema la «percezione della figura di don Bosco all'esterno dell'opera salesiana». Il primo dato significativo emerso è che sono state presentate ben 38 ricerche diverse da venti Paesi: un numero consistente che fa capire l'importanza della ricerca storica sul santo, tuttora viva. Il rischio, continua don Zminiak, è quello di mantenere l'immagine di don Bosco statica lungo gli anni, senza contestualizzarla e storicizzarla nel tempo presente: se la figura storica di san Giovanni Bosco è ormai un dato consolidato nella storiografia del Risorgimento italiano, essa si può sempre guardare da una prospettiva diversa. Non bisogna assolutizzare un solo aspetto della sua personalità, perdendo di vista la sua poliedricità e la complessità del suo operato.

La novità di questo santo è stata messa in luce dalle testimonianze di tre giovani che hanno studiato (e amato) don Bosco. Julien Coggiola, insegnante a Valenza, ha curato e allestito la mostra «I volti di don Bosco nella fotografia» a Casale Monferrato, per il bicentenario. Ricordando il legame profondo del santo con la terra monferrina, il collegio aperto a Mirabello e guidato dal giovane don Rua, le passeggiate storiche che aveva istituito don Bosco per i suoi ragazzi, Julien ha mostrato alcune delle fotografie esposte (don Bosco è stato il primo santo fotografato nella storia) e ha raccontato alcuni aneddoti sulle vicende di queste fotografie – come l'usanza di scrivere una dedica sotto la foto da inviare ai benefattori, o la scarsa propensione del santo a farsi fotografare, o i disegni fatti dai suoi ragazzi, sulla base delle fotografie.

Il secondo intervento ha presentato il legame di un'altra terra con questo santo e insieme la sua straordinaria capacità imprenditoriale. «A Mathi e Nole sui passi di don Bosco», scritto da Federico Valle ed edito da Velar-Elledici, mette in luce l'esperienza della cartiera che don Bosco ha acquistato nel 1877 per la produzione della sua tipografia, i caratteristici viaggi del santo sulla ferrovia che arriva fino a Lanzo, la presenza della spiritualità salesiana per tanti anni. La terza esperienza è relativa al volume «Ciak in oratorio», di Pino Pace, pubblicato da Elledici: un libro che intende, senza pretese di storicità, raccontare ai ragazzi l'attualità del santo educatore, un modo per introdurre i più piccoli a questa figura e, attraverso incursioni nella Torino ottocentesca, far riscoprire loro mestieri che non esistono più o luoghi della città di cui non si conosce la storia. «L'esperienza di questo santo della carità – conclude il professor Chiosso – ci ricorda che uno dei fondamenti della coesione sociale è proprio l'educazione: investire su di essa non significa sprecare tempo e denaro, ma è una scelta vincente».

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