Giulia di Barolo, venerabile

Papa Francesco ha autorizzatola Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto sulle virtù eroiche di questa laica, vedova e fondatrice di una Congregazione religiosa

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Giulia di Barolo, venerabile

Alla corte di Napoleone Bonaparte - Carlo Tancredi Falletti di Barolo, ultimogenito di una famiglia nobile e ricchissima, nasce a Torino il 26 ottobre 1782. Paggio alla corte di Napoleone, si innamora della damigella dell’imperatrice, contessina Giulia Francesca Viturnia Colbert, nata a Maulévrier nella cattolicissima  Vandea (Francia) il 27 giugno 1785, secondogenita del conte Edouard, pronipote di Jean-Baptiste Colbert, celebre ministro delle Finanze di Luigi XIV (re Sole), e della contessa An­ne-Marie Louise Quen­go de Crénol­le. Carlo Tancredi e Juliette si sposano a Parigi il 18 agosto 1806. Dopo la caduta di Napoleone, nel 1814 si trasferiscono a Torino. Dai loro patrimoni nasce una fortuna sconfinata, seconda solo a quella dei Savoia. Vivono nel più bel palazzo privato della città in via delle Orfane.

Negli scantinati degradati della società - Fin da ragazza è desiderosa di apprendere, nemica del quieto vi­vere e donna dei grandi deside­ri: la fede e l’incontro con Dio le riempiono la vita. Instancabile apostola negli scantinati degradati della società. I due sposi vivono la grazia del matrimonio e sublimano l'impossibilità di avere figli adottando i po­veri e considerandoli la loro famiglia. Carlo Tancredi si impegna nell’istruzione popolare, industriale, professionale, artistica e nell’ambito politico-amministrativo; Giulia lotta contro l’emarginazione femminile. Il re Vittorio Emanuele I nomina Carlo Tancredi decurione del Municipio. Sindaco filantropo nel biennio 1826-1827, si preoccupa del bene comune. Istituisce scuole gratuite per i figli dei poveri e i sordomuti; affida l’istruzione primaria ai Fratelli delle scuole cristiane; promuove opere di igiene e sanità, l’illuminazione pubblica, i giardini e le fontane con acqua potabile; contribuisce alla nascita della prima Cassa di risparmio in Piemonte per piccoli commercianti, artigiani e domestiche; regala il terreno per il nuovo cimitero; si segnala per la lotta contro il pauperismo e l’analfabetismo.

Da ricchissima che era - Giulia è bella e intelligente, brillante e coraggiosa, magnanima di sentimenti e ricca di cultura. Ha un impatto terribile con la realtà carceraria. Il 17 aprile 1814 dalle Carceri Senatorie in via san Domenico le arriva il grido disperato di un detenuto al quale il prete sta portandola Comunione: «La zuppa voglio, non il Viatico!». Ne rimane folgorata. En­tra nel carcere e visita i reparti ma­schili e femminili e trova una situazione sconvolgente: il detenuto è umiliato dai carcerieri, ab­brutito dall’ozio, disprezzato dalla società. Nelle «Memorie sulle carceri», dopo una visita al reparto femminile, an­nota: «Il loro stato di degradazione mi provocò un do­lore, una vergogna che non posso ricordare senza provare una viva emozione. Quelle povere donne e io eravamo della stessa specie, figlie dello stesso Pa­dre, anch'esse erano una pianta dei Cieli, aveva­no avuto un'età dell'inno­cenza ed erano chiama­te alla stessa eredità cele­ste».

Fra le detenute nel carcere delle Forzate - Nel 1821 ottiene un edificio più sano e spazioso, il carcere delle Forzate, sempre in via san Domenico 32. Con i suoi soldi lo abbellisce, organizza un carcere mo­dello di cui è nominata sovrinten­dente: il regolamento è discusso punto per punto con le detenute in assemblea. Vara una rivoluzionaria riforma delle carceri femminili. Uno studioso inglese, in un rapporto sulle prigioni d'Europa, scrive che il carcere delle Forzate è il migliore sotto l'aspetto morale, il più ordi­nato e calmo.

Le sorelle penitenti di santa Maria Maddalena - Fonda a Valdocco una serie impressionante di opere: la scuola per ragazze povere affida­ta alle Suore di San Giu­seppe (1821); il Rifugio casa di accoglienza per ex-carcerate e ragazze a rischio (1823); chiama a Torino le Dame del Sacro Cuore per l'educa­zione delle giovani nobili e borghesi (1823); fonda l'Isti­tuto delle Sorelle penitenti di santa Maria Mad­dalena (1833), oggi Figlie di Gesù Buon Pastore. I marchesi fondano le Suore di sant'Anna della Provvidenza (1834) ed Enrichetta (Caterina) Dominici (1829-1895, beata dal 1978), è la superira generale per 34 anni. Quando, nell'agosto del 1835, il colera colpisce Torino, i Barolo, dalla villa a Moncalieri, tornano in città e si prodi­gano per assistere i colerosi. Per iniziativa del marchese la città erige la colonna votiva in piazza della Consolata come ringraziamento alla Patrona per la liberazione dal morbo.

Torino piange la «madre dei poveri» - Carlo Tancredi muore a 44 anni il 4 settembre 1838 a Chiari (Brescia) durante un viaggio. Giulia si ritira dalla vita salottiera e ancora di più batte i sentieri della carità. Per sua iniziativa aprono un monastero le Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramen­to (1839); nel suo pa­lazzo istituisce tre «Famiglie di operaie» (1845), case-fami­glia dove vivono 12 ragazze di 14-18 anni. Accanto al Ri­fugio sorge l’Ospedaletto di santa Filomena (1845) che ospita 60 ragazze disabili e povere, primo nel suo genere a Torino. A 78 anni chiude una vita laboriosa il 19 gennaio 1864. Ai suoi funerali una folla immensa ripete tra le lacrime: «II Paradiso se l'è proprio guadagna­to con la sua carità! I poveri di Tori­no la ricordano come madre dei poveri». Senza eredi, il patrimonio finisce all’Opera Pia Barolo. Anche Carlo è incamminato sulla via della santità. Personaggi così diversi come Giuseppe Cafasso, Giovanni Bosco e Giulia Colbert Falletti di Barolo sono accomunati dall’impegno dietro le sbarre.

 

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