Padre Lorenzo Piretto un torinese in Turchia

 È stato nominato nuovo arcivescovo di Izmir il 7 novembre 2015 da Papa Francesco che ha accettato le dimissioni del predecessore, il francescano cappuccino modenese Ruggero Franceschini.

Padre Lorenzo Piretto un torinese in Turchia

Finora padre Piretto era superiore del convento domenicano di Izmir e, fino all’anno scorso, era vicario generale del vicariato apostolico di Istanbul, il più antico vicariato della Chiesa cattolica istituito nel 1742 e fino al 1990 chiamato «Costantinopolitanus».

Lorenzo Piretto nasce a Tonengo di Mazzé, provincia di Torino e diocesi di Ivrea, il 15 dicembre 1942. Dopo il normale curriculum di studi, entra nel 1958 nel noviziato domenicano di Fiesole in Toscana ed emette la professione religiosa il 16 dicembre 1963 ed è ordinato sacerdote il 4 agosto 1966. Consegue la licenza in teologia a Bologna e il dottorato in filosofia all’Università di Torino nel 1972. Si dedica all’insegnamento nello Studio domenicano di Chieri (1967-1974), dove insegna filosofia – dove ha studiato e insegnato il beato padre Giuseppe Girotti, deportato e assassinato a Dachau 70 anni fa, il 1° aprile 1945 (era Pasqua) - e anche alla Federazione interreligiosa studentati teologici torinesi (Fist) fino al 1982. Nel contempo (1976-1983) è maestro dei novizi a Chieri.                                                     

Nel 1983 inizia la sua missione in Turchia: insegna italiano (1986-1996) e latino (1992-2005) all’Università di Marmara di Istanbul. Nell’Ordine dei Predicatori è superiore del convento di Istanbul (1987-2007) e vicario provinciale per la Turchia (1993-2010); dal 2014 è superiore del convento di Izmir. Per quasi trent’anni è parroco della parrocchia dei santi Pietro e Paolo di Istanbul (1988-2014) e direttore del mensile cattolico «Présence». Una nota vaticana afferma che oltre all’italiano, parla turco, francese, inglese e tedesco.                                                                             

Izmir è l’antica Smirne dove c’è la Casa della Madonna. Questa è una Chiesa antichissima e coraggiosa che rende una testimonianza preziosissima come una fiaccola accesa, della quale in Occidente non ci rendiamo conto. Ed è una Chiesa di martiri nell’antichità  e anche nel XX-XXI secolo. Il 20 novembre 2003 ci furono gli attacchi suicidi di Al Qaeda contro due sinagoghe in Turchia che provocarono 25 morti e 20 feriti e il giorno dopo altri attacchi contro il consolato e una banca inglesi che provocarono 27 morti e 450 feriti. Il portavoce vaticano Joaquin Navarro-Valls parlò di «logica barbara del terrorismo che causa solo morte e distruzione» e citò una frase storica di Giovanni Paolo II: «Il terrorismo si fonda sul disprezzo dell’uomo ed è un crimine contro l’umanità soprattutto quando si fa strategia politica».                             

In quella occasione l’agenzia Sir intervistò proprio il domenicano Piretto, allora vicario generale di Istanbul: «L’accanimento del terrorismo contro la Turchia ha lo scopo di destabilizzare il Paese che vuole entrare in Europa e che vuole proporsi come luogo di tolleranza e di dialogo tra le religioni». I luoghi colpiti si trovavano nel centro europeo della metropoli. Rivelò il religioso domenicano: «Sono passato davanti al consolato inglese poco prima dell’esplosione e sono vivo per miracolo. Hanno voluto colpire persone indifese la cui unica colpa è quella di essere passati di lì per caso. E molti sono musulmani. A questi attacchi risponderemo con il dialogo e la preghiera comune. Non saranno le bombe a fermare la convivenza».

Domenica 5 febbraio 2006 è stato ucciso don Andrea Santoro, sacerdote «fidei donum» della diocesi di Roma da un giovane fanatico islamico al grido di «Allah è grande» mentre pregava dopola Messanella piccola chiesa di Sancta Maria a Trabzon, l’antica Trebisonda, città della Turchia che si affaccia sul Mar Nero. I funerali a Roma sono stati una corale e «fulgida testimonianza» a un coraggioso annunciatore del Vangelo. In quei giorni c’è stata anche l'aggressione a padre Martin Kmetec, sloveno, superiore dei frati conventuali della parrocchia di Sant'Elena a Smirne. Anche questa volta padre Lorenzo Piretto commentò con l’agenzia Sir: «I gruppi di fanatici ci sono ma, grazie a Dio. sono una minoranza. Non bisogna generalizzare. Ci sono arrivati tanti messaggi di solidarietà dai musulmani». Il padre accolse con molta soddisfazione la notizia della visita di Papa Benedetto XVI in Turchia il 28 novembre-1° dicembre 2006: «Vuol dire che il sacrificio di don Andrea ha cambiato la situazione. Sono sicuro che porterà frutti molto positivi». Anche Papa Francesco è stato ad Ankara, Istanbul e Izmir giusto un anno fa, il 28-30 novembre 2014.                                                                                                                  

 «Il motivo vero dell'uccisione di don Santoro è l'esaltazione religiosa, motivata dal clima anticristiano che si respira nella regione, in famiglia, a scuola, nelle letture» disse con molto coraggio mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia, che si trovava a Roma in un improvvisato e breve incontro con i giornalisti in Sala Stampa vaticana: «La versione che mi ha addolorato di più è quella diffusa da un quotidiano turco a tiratura nazionale, che ha detto come in quel momento nella chiesa si trovavano quattro o cinque ragazzi, entrati in chiesa perché don Andrea dava loro dei soldi per attirarli». 

 Proprio mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca, il 3 giugno 2010 cadeva assassinato in casa a coltellate a Iskenderun dal suo autista Murat Altun. Le autorità turche si affrettarono a dire che «l'omicidio non ha un movente politico». Secondo la polizia turca l’omicida, subito arrestato, soffriva di disturbi mentali. Alcuni mesi prima della sua morte, il 3 aprile 2010mons. Padovese scrisse una lettera in occasione della canonizzazione di santa Camilla da Varano – una mistica e umanista marchigiana 1458-1524) in cui riproponeva l'esempio di perdono e riconciliazione che la Varano visse al momento dello sterminio della famiglia.

Padre Piretto diventa arcivescovo di Izmir in una situazione che permane difficile per i pochi cristiani nella regione, aggravata dalla guerra del cosiddetto Califfato contro l’Occidente e anche dalla politica del «sultano» Recep Tayyp Erdogan che, dopo il plebiscito della scorsa settimana, ha le mani molto più libere per una politica che non rispetta certo i diritti umani fondamentali.

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