La storia della Fisc cinquant'anni di servizio alla Chiesa e al paese

Nel 2016 mezzo secolo di settimanali cattolici e il 16 dicembre l'incontro con Papa Francesco 

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La storia della Fisc cinquant'anni di servizio alla Chiesa e al paese

I settimanali cattolici sono «utili strumenti di evangelizzazione, uno spazio nel quale la vita diocesana può esprimersi e le varie componenti possono dialogare e comunicare. Lavorare nel settimanale diocesano significa “sentire” in modo particolare con la Chiesa locale, vivere la prossimità alla gente e leggere gli avvenimenti alla luce del Vangelo». Il 16 dicembre 2017 Papa Francesco riceve la  «famiglia» dei settimanali nel 50° di fondazione della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc).

L’8 dicembre 1965 finisce il Concilio Vaticano II. Un anno dopo, nell’ambito dell’Azione Cattolica, il 27 novembre 1966, a Roma «un manipolo di coraggiosi» direttori di una quarantina di settimanali fonda la Federazione. Il prima, 26 novembre, vanno da Paolo VI che saluta «con viva soddisfazione e partecipazione» la Federazione «che merita ogni appoggio per la diffusione del pensiero cattolico e per il carattere popolare; che diventa una corrente di opinione pubblica, uno strumento di educazione sociale, una comunione di animi e propositi. Il settimanale diocesano è come il piccolo seme che cresce fino a diventare pianta, il fermento immerso nella pasta, la fionda di Davide».

I direttori eleggono presidente mons. Aldo Gobbi, direttore di «Verona Fedele». Sono  preti forgiati dalla guerra, i più noti direttori di testate gloriose: Pier Giovanni Agnes («Il Popolo Dertonino», Tortona); Piero Altieri («Corriere Cesenate», Cesena); Carlo Bordoni («Il Ticino», Pavia); Ercole Brocchieri («La Vita Cattolica», Cremona); Giuseppe Cacciami («L’Azione», Novara); Giuseppe Cenacchi («La Voce di Ferrara», Ferrara); Paolo Cirio («Gazzetta d’Alba», Alba); Alfredo Contran («La Difesa del Popolo», Padova); Marino Costanzo («La Guida», Cuneo); Vittorio Cristelli («Vita Trentina», Trento); Lorenzo Dell’Andrea («L’Amico del Popolo», Belluno); Sebastiano Dho («L’Unione monregalese», Mondovì); Antonio Fappani ( «La Voce del Popolo», Brescia); Mario Ferrari («Il Cittadino», Lodi); Michele Ferraris («Il risveglio popolare», Ivrea); Angelo Majo (settimanali milanesi); Carlo Marra («La Valsusa», Susa); Giorgio Martina («La Fedeltà», Fossano); Cesare Massa («L’Eusebiano», Vercelli); Raffaele Mazzoli («Il Nuovo Amico», Pesaro); Evasio Miglietta («La Vita Casalese», Casale Monferrato); Vittorio Morero («L’Eco del Chisone», Pinerolo); Oscar Lacchio («Il Biellese», Biella); Franco Peradotto («La Voce del Popolo», Torino); Luigi Ricciardi, «La Voce Alessandrina», Alessandria); Giovanni Ricci («L’Ancora», Acqui Terme); Vasco Simoncini («La Domenica», San Miniato); Giuseppe Venturini («Il Nuovo Giornale», Piacenza); Giovanni Verna («L’Araldo Abruzzese», Teramo).

Il primo impegno è costruire l’identità del «nuovo» settimanale diocesano, lavoro che occupa i primi due anni fino al «documento programmatico»( Brescia, dicembre 1968) e il Consiglio nazionale lo approva (Roma, ottobre 1969). L’idea vincente è: il giornale non è del vescovo; non è della base; non è dell’AC, né di CL, né delle ACLI, né di qualche parrocchia, né di un gruppo di potere o di pressione, né di destra né di sinistra; è «il giornale di tutta la comunità diocesana» che rispetta l’opinione pubblica nella Chiesa osserva delle norme giornalistiche. Non bollettini parrocchiali, non riviste devozionali, non giornaletti gratulatori che chiedono soldi, ma veri giornali, nelle finalità, nello spirito, nella forma, nello stile, nel linguaggio, nelle regole.

La presidenza Gobbi dura appena due anni. Nella primavera 1967 è nominato amministratore apostolico di Imola dove affianca il vescovo Benigno Carrara, ma muore improvvisamente il 29 novembre 1973. Appena nominato direttore de «La Voce del Popolo» di Torino (1° dicembre 1968), don Franco Peradotto è eletto presidente della Fisc (dicembre 1968). Nei due mandati (1968-74; 1974-80) guida la battaglia in difesa del pluralismo informativo e della stampa minore; fa conoscere e valorizza la FISC; ne sottolinea la valenza ecclesiale, la presenza civile, il ruolo culturale. L’assemblea straordinaria approva il nuovo statuto e il nuovo regolamento  (Roma, dicembre 1972).

Il Consiglio nazionale (Roma, novembre 1974) conferma presidente Peradotto che accetta con la riserva dell’approvazione dell’arcivescovo di Torino perché dal 1970  vicario episcopale. Ottenuto il consenso, è molto attivo: parla dei settimanali al corso dei vescovi italiani sulla comunicazione sociale; a un convegno Fisc dice: «I giudici non giudicano se stessi. E noi non giudichiamo noi stessi per darci ragione e per assolverci da colpe, manchevolezze e infedeltà».

Paolo VI concede un’udienza memorabile il 9 luglio 1977 per il decennio Fisc: tremila fra direttori, redattori, amministratori, collaboratori, corrispondenti, diffusori. Papa Montini, accompagnato da Peradotto, passa lentamente tra le copie e le raccolte sistemate sui tavoli dell’Aula Nervi. Indimenticabili il suo discorso inframmezzato da molte frasi «a braccio»: «Colui che parla in nome della Chiesa, ci ha detto “grazie”, ha lodato, ha riconosciuto, ha incoraggiato il nostro lavoro: “Andate avanti con coraggio”. Ci par di sentire la voce della comunità cattolica, voce di gente viva, che segue, percepisce, raccoglie, interpreta le istanze e le vicende della vita. Grazie per quello che fate, promuovete, ispirate, sostenete, generate; grazie perché è servizio grande e necessario e sarebbe una grande e grave lacuna se questa attività non esistesse». Poi esclama: «Conoscevo il vostro presidente di fama, per aver letto molti suoi articoli. Ora ho il piacere di conoscerlo personalmente».

Commenta Raimondo Manzini direttore de «L’Osservatore Romano»: «Con l’udienza è stata resa giustizia a quella stampa cattolica che qualcuno pensa viva in penombra, in quanto non è sugli scudi della pubblicità o citata dai grandi organi».Quasi una risposta allo spocchioso e strafottente «l’Espresso» che aveva pubblicato articoli denigratori: «Direttore: San Cirillo. Milioni di copie» e «Che bel giornale! Non lo conosce nessuno. Ci sono ben 110 giornali cattolici purosangue, una vera industria della velina per telescrivente».

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