L’Uomo dei dolori nella città plumbea, ricordi dell'Ostensione 1978

Il racconto di mons. Dario Berruto che visse in diretta la prima Ostensione del dopoguerra. Tra i pellegrini il cardinale Karol Wojtyla.

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L’Uomo dei dolori nella città plumbea, ricordi dell'Ostensione 1978

Torino era plumbea e angosciata nel 1978. La violenza era un fatto quotidiano, permeava la comunità, lacerava le vite e spegneva le speranze. In quel clima si celebrò la prima Ostensione in cui la Sindone non è più sotto il «controllo» di Casa Savoia: e dunque quella prima ostensione fu destinata a celebrare qualche ricorrenza dinastica (come per l’ultima volta, nel 1931) ma appunto a permettere a chi non l’aveva mai vista di conoscere quell’immagine, il mistero dell’Uomo dei dolori.

Vennero in tre milioni, allora (e fra essi c’era anche il cardinale Wojtyla, salito da Roma tra un conclave e l’altro). E altri milioni di persone furono a Torino nel 1998, nel 2000, nel 2010. Nel 2013 l’esposizione durò soltanto un’ora, ma venne vista in tutto il mondo, attraverso la diretta televisiva di RaiUno.

La solenne Ostensione della Sindone del ’78  avvenne in occasione del quarto centenario del trasferimento della Sindone da Chambéry a Torino. Il Sacro Telo rimase esposto sopra l’altare maggiore del Duomo dal 26 agosto all’8 ottobre. Era la prima ostensione dopo 45 anni; nel periodo più terribile della Seconda Guerra Mondiale l’allora Arcivescovo di Torino, il cardinale Maurilio Fossati, portò la Sindone al santuario di Montevergine (Avellino), dove il conflitto era ormai finito. Il Telo venne riportato a Torino al termine della guerra.

Anche il 1978, ricorda mons. Dario Berruto che di quella Ostensione si occupò, ricorda che «Il clima di quegli anni a Torino era davvero cupo. Il terrorismo uccideva e regnava la paura tra le gente, un senso di vuoto e di rassegnazione». Il cardinale Ballestrero, Arcivescovo di Torino, prese la decisione - racconta Berruto - di esporre la Sindone come segno di speranza, consolazione, simbolo del dolore e della redenzione, morte e resurrezione.  In 43 giorni, furono oltre tre milioni di pellegrini che si recarono nella cattedrale del capoluogo piemontese per vedere, meditare e pregare davanti al sacro Telo. Non c’era l’organizzazione delle ultime Ostensioni, tutto fu allestito in modo ordinato ma spontaneo. Code lunghissime di pellegrini formavano un serpentone da corso Regina Margherita a via XX settembre. L’emozione fu davvero grande.  Al termine dell’ostensione, distesa su un tavolo girevole, la Sindone fu oggetto di esami diretti (misure e osservazioni per 120 ore consecutive) compiuti da 44 studiosi italiani e stranieri. Don Dario Berrutto, ricorda: «insieme a mons. Josè Cottino, nominato dal cardinale Ballestreo, coordinatore del Comitato per l’Ostensione, e l’aiuto di alcuni laici tra i quali Marco Bonatti, giornalista e futuro direttore de La Voce del Popolo,  accogliemmo i pellegrini tra i quali molti cardinali impegnati del Conclave, in un anno davvero eccezionale per la Chiesa cattolica con l’elezione di Giovanni Paolo I e poi Giovanni Paolo II».

Fu proprio l’Arcivescovo Karol Wojtyla uno degli ospiti, prima del secondo Conclave, a soffermarsi di più in silenzio e preghiera dinnanzi alla Sindone. Forse un segno in una delle Ostensioni più raccolte e profonde dell’era contemporanea.

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