Fidel Castro, la morte dell'ultimo rivoluzionario

Salito al potere nel 1959 Castro decreta l’ateismo di Stato ed è un fervente ateo. Controverso il giudizio sulla sua figura. Accusato di violare i diritti umani ed elogiato per il miglioramento delle condizioni di vita. Resiste 50 anni all'embargo degli Stati Uniti. Decisivo il ruolo della Santa Sede e la mediazione di Papa Francesco per la normalizzazione dei rapporti con l’America di Barak Obama. Ha ricevuto sull'Isola tre Papi: Giovanni Paolo II nel 1998, Benedetto XVI nel 2012, Francesco nel 2015

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Fidel Castro, la morte dell'ultimo rivoluzionario

«Caro popolo di Cuba: è con profondo dolore che compaio per informare il nostro popolo, gli amici della Nostra America e del mondo, che oggi 25 novembre 2016, alle 10.29 di notte è deceduto il comandante in capo della Rivoluzione cubana Fidel Castro Alejandro Ruz». Raúl Castro annuncia alla televisione statale la morte del fratello: «Nel compiere l'espressa volontà del compaño Fidel, i suoi resti saranno cremati sabato 26. “Hasta la victoria siempre"».

Nato il 13 agosto 1926 a Birán, il «lider maximo» il 1° gennaio 1959 sconfigge il dittatore cubano, generale Fulgencio Batista, salito al potere con un colpo di stato nel 1952. Protagonista della Revolucion cubana assieme al fratello Raúl, a «Che» Guevara e a Camilo Cienfuegos, governa Cuba con pugno di ferro non diverso dal predecessore e uguale alle dittature militari e fasciste nel Continente latino-americano, dando molta importanza alla scuola e alla sanità, notoriamente i fiori all’occhiello del regime. Presidente del Consiglio di Stato, presidente del Consiglio dei ministri, primo segretario del Partito comunista, dopo il fallito sbarco sulla spiaggia di Giron, nella baia dei Porci, nel 1961 da parte di 1.500 esuli cubani appoggiati dagli Stati Uniti nel tentativo di rovesciare il regime, Castro istituisce la Repubblica di Cuba e ne diventa il «Líder máximo, Condottiero supremo». Per cinquant’anni resiste all’embargo degli americani. Dal 2008 comincia a cedere i poteri al fratello Raúl.

Controverso il giudizio sulla sua figura. Accusato di violare i diritti umani ed elogiato per il miglioramento delle condizioni di vita sull’Isola. Dal 2008 il regime vara varie riforme e normalizza le relazioni con la comunità internazionale. In questo contesto,  decisivo è stato il ruolo della Santa Sede e la mediazione di Papa Francesco per la normalizzazione dei rapporti con l’America di Barak Obama.

Nel 1959 Castro decreta l’ateismo di Stato ed è un fervente ateo. Dichiara: «Non sono mai stato un credente e ho la convinzione totale che esiste una sola vita. Quando ero ragazzino mio padre voleva che fossi un bravo cattolico e che mi confessassi tutte le volte che avevo pensieri impuri sulle ragazze. Così ogni sera diventavo rosso a confessare i miei pensieri. Dopo una settimana decisi che la religione non era fatta per me».

Castro calpesta i diritti fondamentali dell’uomo. L’organizzazione «Human Rights Watch» dichiara: «Ha costruito una macchina repressiva che continua a privare i cubani dei diritti di base». Qualcuno parla di 2.113 esecuzioni, altri ne stimano 5.000. La Ong italiana contro la pena di morte «Nessuno tocchi Caino» afferma: «Non si tiene conto dei misfatti compiuti dal dittatore di più lungo corso al mondo. La “perla dei Caraibi” non è tutta sole, mare e sabbia. È anche galera e centri di rieducazione».

Le attività religiose limitate; beni degli enti ecclesiastici confiscati senza compensazione; centinaia di sacerdoti espulsi. Il governo comunista approva la pena di morte, non abolisce la censura, si impadronisce di tutti i canali di informazione, sorveglia strettamente l’utilizzo di Internet. L’ateismo finisce nel 1992: la nuova Costituzione all’articolo 55 garantisce libertà di religione.

Giovanni Paolo II riceve Fidel in Vaticano nel 1996 e visita Cuba nel 1998. Indimenticabile quel 21 gennaio 1998 quando il Papa polacco scende dall’aereo: i due si parlano e guardano i propri orologi come a fermare un istante che diventa storia.

Wojtyla lancia la sfida: «Que Cuba se abra con todas. Che Cuba si apra al mondo e possa il mondo aprirsi a Cuba». Condanna il regime e incoraggia la riconciliazione. Castro libera 106 detenuti in una lista di 260 nomi consegnata dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. Il dittatore riceve il Papa con tutti gli onori e rinuncia alla divisa militare e opta per giacca e cravatta. Nel 1998 riattiva la festa di Natale.

Benedetto XVI visita Cuba nel settembre nel 2012. Ribadisce: «La hora presente reclama de forma apremiante que en la convivencia humana. L'ora presente reclama in modo urgente che, nella convivenza umana, nazionale ed internazionale, si eliminino posizioni inamovibili e i punti di vista unilaterali che tendono a rendere più ardua l'intesa e inefficace lo sforzo di collaborazione».

Papa Francesco visita Cuba nel settembre 2015, guarda ai nuovi rapporti con gli Stati Uniti, parla di «Desde hace varios meses, estamos siendo testino. Da alcuni mesi siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un segno del prevalere della cultura dell’incontro e del dialogo sul sistema, morto per sempre, di dinastia e di gruppo».

Dopo la Messa del 20 settembre 2015 in plaza de la Revolución a La Habana, incontra l'ex presidente, la moglie, i figli, i nipoti. Il portavoce vaticano parla di «clima familiare, informale, cordiale». Il Papa omaggia al dittatore l’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» (24 novembre 2013) e l’enciclica «Laudato si’» (24 maggio 2015) in lingua castigliana, un paio di libri del prete scrittore casalese Alessandro Pronzato e un libro e due Cd con gli scritti e le omelie del gesuita Armando Llorente, morto esule a Miami negli Stati Uniti nel 2010, già professore di Fidel quando negli Anni Quaranta questi frequentava il «Colegio Belen» dei gesuiti all’Avana.                                                                        

Castro dona al Papa una copia del libro «Fidel e la religione», una lunghissima intervista che il domenicano brasiliano Carlo Alberto Libanio Christo (Frei Betto) fece nel 1985 a Castro – titolo originale «Fidel e la religiao. Conversas com Frei Betto -, un libro di 327 pagine che le Edizioni Paoline hanno pubblicato nel 1986 con il titolo «Fidel Castro La mia fede. Cristianesimo e rivoluzione in un’intervista con Frei Betto». La dedica di Castro: «Per Papa Francesco in occasione della sua visita a Cuba con l'ammirazione e il rispetto del popolo cubano». Nel libro, in una risposta a Frei Betto, il «Jeve» rivolge uno sperticato elogio dei gesuiti che lo avevano educato nel «Colegio de Dolores» di Santiago de Cuba.

Tre settimane fa l’ultimo dono di Fidel e di Cuba a Francesco, un ringraziamento per il ruolo avuto dal Papa nella fine dell’embargo e nell’accordo con gli Stati Uniti: in occasione del Giubileo dei carcerati, il Consiglio di Stato libera 787 condannati.

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