Adozioni un calo che preoccupa
La riflessione sul tema del presidente della Cifa sullo stato dell'arte su La Voce del Popolo del 7 dicembre 2014 uno speciale

Le stime parlano chiaro: il 2014 si chiuderà con un calo di adozioni – e di domande - pari al 20-30 per cento rispetto all’anno scorso. Una crisi figlia di un momento economico difficile, ma non solo. <Le incertezze sono opprimenti – spiega Gianfranco Arnoletti, presidente di Cifa Onlus, capofila tra gli Enti Autorizzati dalla Commissione Adozioni Internazionali -, e costituiscono un freno nella scelta di diventare genitori adottivi, così come le pratiche di fecondazione assistita. Rispetto l’eterologa e chi sceglie di avvalersene, ma ho l’impressione che ci si dimentichi dei bambini che sono già nati e che ancora non vedono rispettato il loro diritto fondamentale, quello di avere una famiglia. La genitorialità viene vista quasi come un diritto, mentre dovrebbe limitarsi a essere un desiderio >.
Grazie a Cifa e all’adozione, dal 1980 circa 5mila bambini hanno trovato una mamma e un papà: una fetta di storia importante che ha visto numerosi cambiamenti nell’iter adottivo. Prima degli anni Ottanta chi sceglieva di intraprendere il cammino dell’adozione doveva prepararsi a una strada colma di incertezze: gli Enti Autorizzati non esistevano e l’unica soluzione era appoggiarsi ad associazioni che avevano legami particolari con alcuni Paesi, piuttosto che scegliere la strada del fai da te, pratica diffusa fino all’introduzione della legge 184 del 1983 e all’istituzione nel 2000 della Commissione Adozioni Internazionali, con il riconoscimento degli Enti Autorizzati.
<Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, da quando arrivavano gli abbinamenti con i bambini attraverso a una telescrivente – continua Arnoletti -,e la cultura dell’adozione ha fatto passi da giganti, ma ritengo che la strada sia ancora lunga. Ben vengano le agevolazioni fiscali che sono state introdotte nel 1998, con la possibilità di dedurre le spese sostenute per l’adozione dalla dichiarazione dei redditi, ma non basta. È urgente un rilancio culturale e sociale dell’adozione, anche dal punto di vista economico. Storco il naso all’idea che si parli di un ipotetico ticket da pagare per la fecondazione eterologa, mentre non si presta attenzione alle migliaia di euro che invece una famiglia spende per permettere a un bambino già nato di diventare “figlio”.
Auspico che al più presto Governo, tribunali, Servizi Sociali ed Enti Autorizzati possano riprendere un dialogo proficuo per uscire da questo momento buio. Tutto questo senza mai perdere di vista una questione fondamentale, vale a dire l’effettivo stato di abbandono e quindi di adottabilità dei bambini, rispettando a pienola Convenzionedell’Aja del ’93, un aspetto su cui soltanto il Governo può intervenire fermando i Paesi in cui questo non viene rispettato>.
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