Equipe Notre Dame: condividere la bellezza di vivere insieme

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Equipe Notre Dame: condividere la bellezza di vivere insieme

Sono arrivate nel 1959, coinvolgono circa 600 coppie tra Torino, Cuneo. Biella e un centinaio di preti, religiosi, suore. Coppie che condividono la bellezza ma anche le fatiche di camminare insieme. Sono organizzate in équipes, gruppi di 5-6 coppie, ogni mese si trovano, turnando nelle loro case, cenano, pregano, si confrontano. Una ricchezza vera per la Chiesa, ramificata nelle città, nei quartieri, in Piemonte, che, lentamente, coinvolge, aiuta, forma e crea uno stile di vita che poi cresce nei contatti, gli incontri, le amicizie. Parlano ‘al plurale’ perché hanno assistenti, coordinatori, ma vivono e si esprimono in équipe. È uno dei movimenti della Chiesa che coglie in modo diretto, semplice ma completo e articolato, e lo fa bene, la freschezza della vita, la ricchezza del confronto, la voglia di aiutarsi a vicenda, di pregare, approfondire i messaggi del Vangelo, di imparare sulla strada della vita insieme ad interpretare al meglio le scelte fatte. La realtà di questo grande movimento è nelle risposte alle nostre domande maturate nei tanti gruppi.

Che ruolo esercitano le Equipes Notre-Dame nella comunità?

Sono un movimento laicale di spiritualità coniugale, nato per rispondere all’esigenza delle coppie di sposi di vivere in pienezza il proprio sacramento, sorretto da una propria metodologia, aperto ad interrogarsi sulla complessa realtà della coppia di oggi. Non si propongono di creare o gestiremense per poveri, comunità di accoglienza, attività missionarie. Fanno altro: vogliono che ogni coppia possa sempre più prendere coscienza del proprio matrimonio e della ricchezza spirituale del vivere in due. Ma non sono un luogo chiuso. Ognuno porta agli altri il suo stile: lavorando in parrocchia, aiutando altre coppie, impegnandosi nell’accoglienza e solidarietà.

Insomma, più Maria che Marta?

Non si può essere totalmente Marta o totalmente Maria. Non si è compiutamente Marta senza essere un po’ Maria e viceversa. Le Equipes Notre-Dame propongono a ciascuno di guardarsi dentro, come coppia ma anche come singolo, per poi agire in mezzo alla comunità per il bene comune.

Come avete vissuto questo lungo tunnel della crisi e quali problemi avete dovuto affrontare?

Intensamente. Non solo le crisi che determinano insicurezze sociali e nuove povertà, ma soprattutto i cambiamenti che la struttura familiare sta vivendo. Noi non siamo un movimento d’élite: tra noi ci sono persone di tanti ambienti, diversità di opinione e di pensiero. Lo si è visto analizzando le risposte che gli équipiers di tutta Italia hanno fornito in occasione dei quesiti posti dalla Commissione vaticana in preparazione del Sinodo straordinario per la famiglia e che ha dato luogo all’esortazione apostolica Amoris laetitia. Però queste diversità non hanno prodotto muri ideologici. La quasi totalità vive la diversità come ricchezza. E questo determina un approccio ai problemi sicuramente diversificato, ma pur sempre teso ad affiancarsi a chi vive momenti di difficoltà.

Quali iniziative per il futuro?

A luglio si svolgerà il raduno internazionale delle Equipes Notre-Dame a Fatima, che avrà come tema «Riconciliazione: segno dell’amore». È un appuntamento mondiale, ogni sei anni (l’ultimo si è svolto a Brasilia nel 2012). È sempre un incontro bello e proficuo. In quella sede il movimento internazionale individua le piste di riflessione e studio per i sei anni successivi. Qualunque scelta sarà fatta, il movimento continuerà, attraverso l’impegno degli équipiers, a svolgere il ruolo di accoglienza e sostegno nei riguardi di chi vuole approfondire la propria vocazione matrimoniale.

SCHEDA:

Le Equipe Notre-Dame (End) sono un movimento nato in Francia nel 1938 da una intuizione di padre Henry Caffarel. In Francia, agli albori del movimento (oggi presente in tutto il mondo), coppie di credenti presero l'abitudine di incontrarsi mensilmente per approfondire il significato del sacramento del matrimonio, per verificare il senso del loro essere coppie cristiane, per ricercare un modo coerente di inserirsi, come coppie e come famiglie, nella società. Trovarono così tanto aiuto da questi incontri che ben presto coinvolsero altre coppie, fino ad arrivare, l'8 dicembre del 1947, a formalizzare la nascita di un nuovo movimento.

Le End sono nate perché rispondevano ad un bisogno ormai diffuso nel laicato più sensibile, che aveva preso coscienza di come il repentino allungarsi della vita media aprisse al cammino di coppia un itinerario più complesso di quello racchiuso nella sola funzione riproduttiva, di come la vita a due fosse un itinerario vocazionale e salvifico non subalterno, di come si dovesse confrontare il significato del matrimonio con il vissuto della propria esperienza e di quale ruolo ci si potesse fare carico all'interno della comunità ecclesiale.

In Italia giungono all’inizio degli anni Sessanta a Torino e Cuneo. Tra i pionieri, Fiorenzo e Anna Maria Savio, recentemente scomparsa. Ogni équipe è composta da un numero variabile di coppie (in genere da 5 a 7) e da un consigliere spirituale (prete, religioso o religiosa) che cammina con loro. Così gruppi di 3-4 équipe sono tenuti in contatto tra loro e con il resto del movimento da una coppia di collegamento; le équipe di una città (o di una definita area geografica) sono riunite in uno o più Settori, e i Settori in Regioni.

C’è dunque un metodo che le guida e strumenti per la crescita umana e spirituale: incontro mensile, ritiri spirituali, dovere di sedersi: ovvero dialogo di coppia sulla vita, tra gioie e dolori, la regola di vita, la messa in comune, la compartecipazione e infine il tema di studio. Le End si sono date un proprio statuto e sono state riconosciute dal Consiglio pontificio per i laici come associazione di fedeli di diritto privato (1992). Il movimento è interamente autofinanziato e tutti i servizi si basano sul contributo volontario e spontaneo di tempo, energie, risorse.

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