"Pregare per l'unità ogni giorno", la parola del pastore battista

Intervista al pastore battista Luca Maria Negro, torinese, direttore del settimanale «Riforma» e presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei).

Parole chiave: ecumenismo (57), settimana (25), preghiera (51), cristiani (70)
"Pregare per l'unità ogni giorno", la parola del pastore battista

Qual è il senso profondo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani?

Se prendiamo a riferimento il primo Ottavario di preghiera istituito nel 1908 da Paul Wattson, la Settimana ha più di cent’anni di vita. Nel corso degli anni è diventata un appuntamento imprescindibile per la maggior parte delle chiese cristiane del mondo. E tuttavia, per parafrasare il titolo di un film degli anni ‘70, «Non basta più pregare». Nel senso che, a distanza di un secolo, non è possibile che la Settimana di preghiera per l’unità sia in molti, troppi casi, l’unica occasione di incontro per chiese che durante il resto dell’anno si ignorano. Abbiamo fatto della Settimana una sorta di gabbia dorata, di ghetto spirituale: una volta all’anno ci ricordiamo di pregare insieme per l’unità. Dovremmo invece farlo regolarmente, e non dovremmo limitarci alla preghiera per l’unità: se crediamo davvero all’impegno ecumenico, occorre che moltiplichiamo, giorno dopo giorno, le occasioni di testimonianza e di servizio comune nella nostra società, operando insieme per la giustizia, la pace e la salvaguardia del Creato.

Il materiale di preghiera viene preparato in luoghi diversi del mondo, c’è un motivo particolare?

L’ecumenismo non riguarda solo l’incontro fra chiese di diversa confessione, ma anche quello fra cristiani che provengono da culture e paesi diversi. Dalla «inculturazione» del Vangelo nei diversi continenti possiamo imparare molto; è l’esperienza che abbiamo fatto nel movimento ecumenico internazionale, nel confronto con le «giovani» chiese del Terzo mondo, così come nelle nostre piccole chiese evangeliche italiane, la cui spiritualità negli anni recenti si è arricchita della presenza di tanti fratelli e sorelle immigrati dall’Africa, dall’Asia, dall’America Latina. Non a caso un aspetto essenziale del nostro impegno ecumenico, come Federazione delle chiese evangeliche in Italia, è il cosiddetto processo «Essere chiesa insieme», che cerca di valorizzare lo scambio e l’integrazione tra credenti di diversa provenienza culturale e geografica. E la liturgia è uno degli ambiti privilegiati di questo incontro: il fatto che ogni anno la Settimana di preghiera per l’unità ci presenti materiali elaborati in diversi luoghi del mondo, che riflettono esperienze particolari di «incarnazione» dell’unico Vangelo, costituisce uno degli aspetti qualificanti di questo appuntamento. Ci fa gustare concretamente quella realtà della «comunione dei santi» che confessiamo nel Credo.

Il versetto biblico scelto per il 2016 è: «Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio» (cfr 1 Pietro 2,9). 

Il tema della Settimana di preghiera di quest’anno è in sintonia con quanto hanno affermato, nel giugno scorso, papa Francesco e il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, nel corso della storica visita del papa alla Chiesa valdese di Torino. Entrambi hanno sottolineato che l’impegno ecumenico oggi include anche l’annuncio comune del Vangelo in una società sempre più secolarizzata. Il testo biblico di quest’anno (I Pietro 2,9-10) ci invita a farlo con sobrietà, senza trionfalismi, ricordandoci che siamo sì «chiamati» per annunciare il Vangelo, ma al tempo stesso siamo stati «chiamati fuori dalle tenebre», noi che non eravamo il suo popolo e ora siamo il popolo di Dio: un popolo di «graziati» che hanno ottenuto misericordia non per i loro meriti, ma per la sola grazia di Dio.

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