Ortodossi: un Concilio epocale

Lo storico appuntamento si svolgerà a Creta a metà giugno

Parole chiave: ortodossi (17), concilio (28), pace (90), ecumensimo (7)
Ortodossi: un Concilio epocale

Il Santo e grande Concilio della Chiesa ortodossa è ormai alle porte: il 16 giugno, sull’isola di Creta cominceranno i lavori delle delegazioni delle quattordici Chiese autocefale ortodosse, cui appartengono circa 260 milioni di persone nel mondo. L’attesa per questo evento è durata 1229 anni, essendo stato celebrato nel 787 l’ultimo incontro di questo genere; la preparazione è cominciata nel 1961, grazie all’iniziativa dell’allora patriarca ecumenico Atenagora. Decenni d’incontri e dibattiti sono stati necessari per definire la natura delle decisioni che saranno prese e i temi all’ordine del giorno.

A differenza del Concilio Vaticano II non sarà dogmatico, ma avrà carattere pastorale e servirà per mettere a punto questioni interne in sei ambiti: la missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo; la diaspora ortodossa; l’autonomia e la sua proclamazione; il sacramento del matrimonio e i suoi impedimenti; l’importanza del digiuno e la sua osservanza oggi; la relazione delle Chiese ortodosse con il resto del mondo cristiano. Su ciascuno di questi temi le decisioni dovranno essere prese con il consenso di tutte le Chiese. Per questo una serie di temi che inizialmente erano previsti per la discussione (come la riforma del calendario o l’autocefalia) non sono arrivati a far parte del programma, perché mancava l’accordo di tutte le Chiese sui documenti preparatori. 

La scelta coraggiosa dell’unanimità indica che, nonostante tutte le energie spese nel corso della storia più o meno recente in tensioni “politiche” tra le Chiese autocefale, si riconosce alla sinodalità l’autorità massima. In queste settimane i 14 sinodi stanno definendo le delegazioni: ogni primate infatti sarà accompagnato da 24 vescovi; per le Chiese che non hanno così tanti vescovi, potranno esserci monaci, sacerdoti o laici.

Nessuna donna farà parte delle delegazioni ufficiali, ma potranno essere inserite nel gruppo di esperti o consulenti. I sinodi locali stanno anche ultimando le discussioni preparatorie sui testi del Concilio: “Non c’è posto per le aspirazioni personali e le rivendicazioni egoiste e anti-ecclesiali. Le sfide dei tempi richiedono unità da parte nostra. Gli scismi e le fazioni sono opera del male che ci vuole allontanare dall’unico calice” ha sottolineato nei giorni  scorsi l’arcivescovo greco Geronimo di fronte ai confratelli vescovi, mettendo in evidenza come il bisogno di unità sia urgente non solo a fronte delle logoranti divisioni interne, ma anche nella comune testimonianza di fronte al mondo.

Certo la Chiesa ortodossa arriva a Creta ammaccata da decenni di diatribe e rotture al suo interno soprattutto in merito all’autonomia e all’autocefalia delle Chiese. Il caso più recente e triste è quello dell’Ucraina dove ci sono due giurisdizioni ortodosse, di cui una in comunione con Mosca, e l’altra che si dichiara autonoma. Sebbene non tutte le questioni più urgenti e più spinose siano entrate nell’ordine del giorno dei lavori, gli esperti e i commentatori non esitano a definire questo evento come storico per il semplice fatto che avviene e solo in seconda battuta per quello che si dirà tra il 17 e il 27 giugno.

È comunque difficile immaginare che l’ortodossia non riparta da Creta con un nuovo slancio, perché è nella natura di tali eventi instillare vita nuova, così com’è avvenuto in casa cattolica con il Concilio Vaticano II. “Se consentiremo allo Spirito Santo di agire nel Concilio, alla lunga il processo conciliare contribuirà a ripristinare l’unità, o almeno a chiarire i problemi che hanno spezzato i vincoli della comunione”, ha detto di recente il patriarca Bartolomeo, che ha compiuto un enorme lavoro dietro le quinte affinché si arrivasse al Concilio. Grande attesa sull’evento anche da parte delle altre Chiese, la cattolica in primis, che s’interrogano su che cosa dirà il Concilio di Creta sul tema dei rapporti ecumenici. L’incontro tra Kirill di Mosca e papa Francesco a Cuba ha posto un segno di non ritorno, così come forte è stata la testimonianza che Francesco, Bartolomeo e Geronimo hanno dato sull’isola di Lesbo.

Difficile fare pronostici su quale indicazione arriverà sul ritmo e la modalità con cui proseguire questo cammino, se si considera che, ad esempio a Mosca c’è ancora parte della gerarchia e dei fedeli russi, che considera eretica ogni apertura verso le altre confessioni cristiane. Resta comunque il fatto che Creta sarà un evento non solo per la Chiesa ortodossa, ma per tutte le Chiese.

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