Domenica 13 novembre 2016 la giornata del ringraziamento pensando al terremoto

Domenica 30 ottobre 2016 il sisma ha distrutto Norcia, la patria di San Benedetto, considerato il fondatore del monachesimo occidentale. Aveva previsto che il monastero di Montecassino da lui costruito sarebbe stato distrutto dai barbari. L'attualità del suo messaggio «Ora et labora, prega e lavora» 

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Domenica 13 novembre 2016 la giornata del ringraziamento pensando al terremoto

«Nella fertilità della terra che ci dà di che vivere lo sguardo credente scorge un’espressione forte dell’amore di Dio per le sue creature, cui nella preghiera si indirizza il ringraziamento».

Lo afferma il messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei per la 66ª Giornata nazionale del ringraziamento, che si celebra domenica 13 novembre 2016. Il tema è dato dalle parole di un salmo: «Tu fai crescere l’erba per il bestiame e le piante che l’uomo coltiva per trarre cibo dalla terra» (Salmo 104, 14).

Quando il lavoro umano si realizza in forme solidali è in sintonia con l’azione creatrice di Dio: «La preghiera ci guida a scoprire che, nel coltivare la terra, gli esseri umani operano come collaboratori dell’azione provvidente di Dio, che nutre e sostiene la vita: una vocazione alta ed esigente. Non a caso, il libro della Genesi, nel tratteggiare il compito dell’essere umano nel giardino di Eden, collega strettamente la pratica del coltivare a quella del custodire, quasi a sottolineare il comune orientamento alla vita».

È in questa direzione che guarda l’enciclica di Papa Francesco «Laudato si’» (24 maggio 2015), accentuando le implicazioni concrete di tale impegnativo ruolo: «Solo quando il lavoro umano si realizza in forme solidali, che siano anche rispettose dell’integrità della terra e di tutti i viventi, esso è in sintonia con l’azione creatrice di Dio e fa crescere la comunione creaturale. Solo quando trova modalità attente a valorizzare le realtà del creato e a prendersene cura, esso contribuisce davvero alla fraternità entro la famiglia umana».

La Giornata, in sintonia con l'«Anno internazionale dei legumi» proclamato dall'Onu, invita a «concretizzare tale orizzonte in questo 2016. Può sembrare un tema scarsamente attraente, ma aiuta a comprenderne tutta la concretezza lo slogan “Semi nutrienti per un futuro sostenibile”. Questa attenzione sottolinea in modo chiaro un elemento che non possiamo ignorare. La globalizzazione configura in modo unitario l’orientamento della politica e della cultura internazionale, definendo in modo nuovo il concetto di bene comune, sempre più di pertinenza planetaria».

La «Giornata del ringraziamento» avviene a ridosso del terremoto che domenica 30 ottobre 2016 ha portato nuove distruzioni nell’Italia Centrale e che ha distrutto Norcia la patria di San Benedetto, nato a Norcia circa nel 480, morto a Montecassino il 21 marzo 547. Intervistato dall’agenzia «Sir», padre Benedetto Nivakoff, vicepriore della comunità benedettina di Norcia, afferma: «Dobbiamo sentirci protetti da San Benedetto e salvati da Dio. È stato un miracolo» che non ci siano state vittime. Questo induce a riscoprire l'esperienza benedettina, l’«Ora et labora, prega e lavora» per ridare forza e slancio a queste terre segnate dalla tragedia.

Papa Gregorio Magno nei suoi «Dialoghi» cede la parola a Benedetto, considerato fondatore del monachesimo occidentale: «Tutto questo monastero che io ho costruito e tutte le cose che ho preparato per i fratelli, per disposizione di Dio onnipotente, sono destinate in preda ai barbari. A gran fatica sono riuscito a ottenere che, di quanto è in questo luogo, mi siano risparmiate le vite». La profezia di San Benedetto sulla distruzione del monastero di Montecassino si è avverata con i Longobardi nel 577,  con Saraceni nel 883, e un’infinità di terremoti: 30 aprile 1279, 1° dicembre 1328, 14 gennaio 1703, 12 maggio 1730, 17 aprile 1745, 9 ottobre 1785, 30 settembre 1789, 22 agosto 1859, 26 aprile 1917, 19 settembre 1979, 26 settembre 1997

Il sisma del 2016 ha distrutto la basilica di San Benedetto e ha reso inagibile, «zona rossa», pressoché tutta la città dentro le mura storiche. Aggiunge padre Nivakoff: «Dobbiamo sentirci protetti da San Benedetto e salvati da Dio. È stato un miracolo». Domenica 30 ottobre mattina i monaci, le monache e gli abitanti di Norcia si sono riversati in piazza dopo la prima scossa delle 7,41, si sono inginocchiati a pregare davanti alla chiesa di San Benedetto crollata: si è salvata solo la facciata. E quelle immagini televisive hanno fatto il giro del mondo. Racconta il benedettino di origini americane: «Quando si è verificato il sisma stavamo pregando e il primo pensiero è stato quello di metterci in salvo. Abbiamo cercato di mettere in salvo, a tratti forzandole, tante persone anziane che non volevano uscire dalle case. Abbiamo amministrato anche i sacramenti come l’unzione degli infermi. Siamo sacerdoti e salvare le anime è la nostra missione».

Ora bisogna pensare alla ricostruzione morale e materiale di questa terra segnata dall’eredità di San Benedetto. Quando, durante il Concilio Vaticano II, Paolo VI il 24 ottobre 1964, andò a Montecassino a consacrare la chiesa ricostruita dell’abbazia - abbattuta a colpi di cannone dagli americani nella seconda guerra mondiale, pur sapendo che non vi si nascondevano i tedeschi – e proclamò San Benedetto patrono dell’Europa , parlò dell’«Ora et labora, preghiera e lavoro» e aggiunse il simbolo dell’aratro. Spiega padre Nivakoff: «Ci attende un tempo di preghiera e di lavoro, ma anche di aratura. L’aratro è uno strumento di lavoro che ci fa pensare al dopo, si ara il terreno per seminarlo così da raccogliere i frutti. Dopo le lacrime, la fatica, arriverà anche il tempo della raccolta. Penso alla mamma che è incinta e che attende nove mesi, durante i quali è ansiosa e stressata e si prepara alla nascita del figlio. Voglio pensare a questo tempo che abbiamo davanti come a un tempo di attesa, non di mesi ma di anni, e di preparazione anche spirituale».

Caterina Corona, badessa del monastero di Sant’Antonio Abate, aiutata dai Vigili del fuoco, porta in salvo il tabernacolo ligneo con il Santissimo Sacramento, rimasto illeso dal crollo, come la piccola statua marmorea della Madonna. Madre Caterina dice: «Posiamo sguardi ed energie su ciò che vale e non tramonta. Che questa tragedia possa essere un’opportunità di rinnovamento di vita e, per chi crede, di fede. Un’opportunità anche per l’Europa. Che guardi ai valori umani, non solo cristiani, e lavori per la dignità dell’uomo, così come fecero Benedetto da Norcia e i suoi monaci dal VI secolo a oggi».

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