Ventitremila messe, grazie cardinale Severino Poletto

60 anni di sacerdozio – in Duomo il 6 giugno la celebrazione per il giubileo, il messaggio del papa  

Parole chiave: Poletto (3), corpus domini (2), chiesa (665)
Ventitremila messe, grazie cardinale Severino Poletto

Gratitudine per il dono del sacerdozio e per le tante persone che in 60 anni di ministero ha incontrato: i «suoi» sacerdoti, chi gli ha fatto percepire la grandezza della misericordia di Dio - «quante conversioni, quanti cambiamenti di vita..» – chi ha contribuito alla sua formazione negli anni del seminario. Questi i sentimenti che sin dai primi momenti hanno caratterizzato la celebrazione che martedì 6, solennità del Corpus Domini, in cattedrale è stata presieduta dal cardinale Poletto per il so 60° di sacerdozio. 

A richiamare la gratitudine per gli anni donati alla Chiesa di Torino, mons. Nosiglia che all’inizio della Messa ha espresso l’auspicio «che possa continuare ancora a lungo come ora a spendersi per la diocesi e anche fuori» celebrando e predicando, offrendo testimonianza credibile dell’Amore di Dio perchè  «Abbiamo ancora bisogno di Lei!» ha concluso.

Parole riconoscenti e affettuose a cui si è unito Papa Francesco, di cui l’Arcivescovo ha letto un mesaggio augurale: «rivolgo fervidi auguri e, in segno di apprezzamento per il fedele e generoso servizio al Vangelo e alla Chiesa, invoco su di Lui per intercessione di Maria Regina Apostolorum, una rinnovata effusione di doni e ricompense celesti».  

Affetto espresso anche dai tanti sacerdoti che hanno concelebrato, tra cui mons. Guido Fiandino e mons. Giuseppe Anfossi, che prima della Messa hanno salutato il cardinale. E la gratitudine è stata il filo rosso dell’omelia: una riflessione incentrata sul mistero di un’Eucarestia «celebrata quasi 23 mila volte». Migliaia di momenti di cui essere riconoscente e che continuano: «Mi rimane un tratto di vita e vorrei che pregaste per questo mio futuro che non so cosa mi riserverà ma che desidero vivere ancora secondo il mio motto episcopale ‘in sequela Christi’». Una sequela che il cardinale ha ricordato essere profondamente incentrata su quanto si vive nella Messa «la liturgia della Parola, la liturgia eucaristica e la comunione ecclesiale».

Capisaldi alla luce dei quali il cardinale Poletto ha fatto memoria della sua vita evidenziando in particolare la passione per la Parola trasmessagli in seminario e che lo ha condotto a proporre le missioni diocesane e a cercare sempre di coinvolgere i lontani e il desiderio di creare una comunione «fondata sulla verità».

Un fare memoria senza nostalgie, ma con la consapevolezza di un cammino affidato a Dio e all’intercessione della Consolata cui ha rivolto il pensiero conclusivo, perché la patrona della nostra Chiesa torinese lo conduca al temine dell’esistenza  «con speranza e fiducia a contemplare con dopo questo esilio il Salvatore, unica salvezza della mia vita».

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