Universitari romani a Torino per la Sindone

Visita alla Sindone e occasione di scambio e confronto con gli studenti degli atenei torinesi. Questo lo spirito con cui è stato vissuto il pellegrinaggio promosso dall’ Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma che ha portato 200 giovani sabato 26 aprile a Torino per visitare il Telo. 

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Universitari romani a Torino per la Sindone

“Lasciatevi contemplare dal volto della Sindone, non cercate il suo sguardo, perché sarà lui a trovare il vostro.” Con queste parole, sabato scorso,  l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, nella chiesa dell’ Annunziata, ha accolto gli oltre 200 universitari romani giunti nel capoluogo piemontese per visitare il sacro telo, nel pellegrinaggio promosso dall’ Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. “Davanti alla Sindone - ha continuato l’arcivescovo- si sta in silenzio non servono parole, perché siamo di fronte all’ amore più grande. L’uomo dei dolori ha vinto la morte, c’è la Resurrezione in quelle tracce impresse sul sudario. Lasciate entrare la Sindone nel vostro cuore e fatela arrivare ai vostri sogni affidando tutto a Lui, non sbaglierete strada”

E i ragazzi hanno potuto incontrare anche i loro colleghi dell’ università di Torino, in rappresentanza di parrocchie ed associazioni con i quali c’è stato uno scambio dei piccoli doni di benvenuto.

Grande è stata l’emozione per i giovani romani partecipanti di avvicinarsi al Sacro lenzuolo poterlo guardare da vicino, con il mistero diventato tangibile di fronte ai loro occhi.

 “Credo che l’esperienza più importante del pellegrinaggio sia occasione di riflettere che il Signore Gesù ha un volto! – spiega il vescovo Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale Universitaria diocesana della capitale, che ha accompagnato i giovani nel pellegrinaggio - La Sindone aiuta il credente a comprendere come Colui che incontra sia una persona reale, concreta, storica e storicamente raggiungibile anche oggi. Ecco perché penso che la Sindone possa essere un grande aiuto, soprattutto per i giovani che vogliono decidere le grandi scelte della propria vita in riferimento alla fede cristiana.  Perciò non è una pura esperienza religiosa, ma la consapevolezza che le loro scelte devono essere radicate in un rapporto personale con Cristo che ha un volto ben definito.”

E quello che ha colpito i ragazzi è stato osservare da vicino i segni delle sofferenze patite da Gesù durante la sua Passione.

“Vedere – dice Davide Carpenè anche lui studente di Economia  a Tor Vergata – tutte le ferite della passione di Cristo raccontate dal Vangelo è stato per me davvero sconvolgente. Sono rimasto senza parole, non riuscivo neanche a pregare…ho pensato a quale enorme dolore Cristo sia andato incontro per noi, e mi sono profondamente commosso.. il suo è stato davvero l’amore più grande!”

E quelle ferite diventano allora un incoraggiamento ad andare avanti nei momenti di difficoltà: “Cristo – continua Davide – deve diventare l’esempio da seguire per tutti, ma soprattutto per noi ragazzi in quei momenti difficili che spesso attraversiamo… dobbiamo essere coraggiosi e non lasciarci andare alla disperazione, e sono sicuro che Lui sarà sempre accanto a noi pronto a sostenerci!“

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