Parte il "nostro" viaggio fra i 250 oratori della diocesi

Dalla prossima settimana comincia il viaggio negli oratori della diocesi che «La Voce e il Tempo» compie per raccontare le storie degli oltre 250 centri che in un periodo di crisi economica e sociale che rischia di lasciare i giovani da parte continua ad investire su di loro 

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Parte il "nostro" viaggio fra i 250 oratori della diocesi

«L’oratorio è stato il primo luogo che mi ha fatto sentire a casa» – dice Fatima, giovane musulmana giunta a Torino dal Marocco a 12 anni e accolta nelle attività dell’oratorio della parrocchia San Gioacchino a Porta Palazzo.

Marta, 26 anni, è una ragazza che ha studiato da grafica e dopo l’ennesima domanda di lavoro aveva perso la speranza divenendo una «neet». Ed ecco un giorno la proposta dei laboratori dell’oratorio Artigianelli dei Giuseppini del Murialdo. Ora Marta ha un lavoro, quello per cui si è formata.

E poi Karam Amhed, 22 anni, egiziano giunto in Italia a 17 anni sui «barconi della morte» e accolto all’oratorio salesiano San Luigi a San Salvario. Qui inizia il suo percorso per diventare uomo imparando l’italiano verso l’autonomia. Comincia poi gli studi come operatore turistico. Ora lavora al Museo Egizio di Torino.

Sono solo alcune delle «storie» che quasi di nascosto ogni giorno si susseguono negli oratori della diocesi.

La città e la diocesi degli oratori, fondati da san Giovanni Bosco nei sobborghi torinesi nel 1841, ne contano oltre 250, un centinaio solo a Torino che accolgono diecimila giovani, senza contare i bambini, le famiglie, i volontari coinvolti nelle diverse attività. Luoghi dove si costruisce il futuro per i giovani, palestre di vita. Un luogo educativo che va recuperato e rilanciato proprio in un periodo di crisi economica e sociale dove si rischia di lasciare i giovani da parte, ai margini, senza lavoro e speranza per il proprio futuro e per quello della società.

Gli oratori continuano a giocare un ruolo sociale fondamentale che prepara la vita adulta dei ragazzi e dei giovani anche quando questa risulta precaria, accompagna le famiglie nel compito educativo.

Diocesani

La diocesi torinese ha avviato un percorso di rilancio degli oratori che parte dagli Orientamenti di Pastorale giovanile, «Destare la vita», consegnati dall’Arcivescovo dopo il Sinodo dei Giovani, ed attraverso un dialogo con le istituzioni cittadine (iniziato con un convegno al teatro Agnelli a gennaio 2015 con la nascita di un patto fra città, diocesi e realtà salesiane).

L’associazione oratori «Noi Torino» che opera in stretta sinergia con la Pastorale giovanile diocesana conta 76 oratori affiliati, di cui 19 a Torino e 57 nel resto della diocesi con 19 mila soci. «La Noi – sottolinea il presidente don Stefano Votta – ha strutturato su sollecitazione dell’Arcivescovo un percorso formativo appositamente per gli animatori degli oratori della durata di 4 anni ed inoltre offre tutte le tutele legali per gestire le diverse attività».

Salesiani

Sette oratori salesiani in città e circa 200 in Piemonte. Alcuni sono fortemente impegnati nell’accoglienza di minori in fragilità sociale con strutture residenziali per minori stranieri (oratorio San paolo e San Luigi), di comunità educative  e progetti per l’autonomia dei giovani universitari e lavoratori inseriti in housing sociale.

A Torino operano l’oratorio Agnelli (via Paolo Sarpi 117), l’oratorio Crocetta (via Piazzi 25), l’oratorio Monterosa (via Paisiello 27), l’oratorio Rebaudengo (piazza Rebaudengo 22), l’oratorio San Paolo (via Luserna di Rorà 16), l’oratorio Valdocco (piazza Maria Ausiliatrice) e l’oratorio San Luigi (via Ormea 4).

«L’oratorio – sottolinea don Stefano Mondin, responsabile della Pastorale giovanile dell’Ispettoria salesiana Piemonte e Valle d’Aosta – opera per l'integrazione tra le varie culture, quasi fosse una piazza immaginaria, un luogo per incontrarsi, conoscersi e scoprirsi, un luogo protetto dai pericoli della strada dove si può sempre trovare una figura educativa a disposizione che per carisma, sta insieme ai ragazzi, di qualsiasi provenienza, stato sociale e religione».

L’oratorio – prosegue -  lavora sulla formazione professionale cercando di intercettare i nuovi bisogni sia delle aziende che dei ragazzi. Va ‘a caccia’ di ‘Neet’, dei giovani che nè lavorano nè studiano. Non è lo sportello lavoro che ‘attende i clienti’ ma è l’oratorio, con le sue risorse che va a cercare i ragazzi».

Giuseppini 

Attenzione riservata anche dagli oratori dei Giuseppini del Murialdo tradizionalmente attenti alla dimensione della formazione professionale dei ragazzi.

All’oratorio San Martino (via Villar 25) sono attivi il gruppo scout Agesci, attività sportive, la catechesi e da quest’anno corsi di arti sceniche in collaborazione con l’Accademia dello Spettacolo.

All’oratorio del collegio Artigianelli (corso Palestro 14) ci sono i «laboratori» rivolti ai giovani che costruiscono il proprio futuro. «Spazi di dialogo – evidenzia don Danilo Magni, direttore dell’Opera torinese del Murialdo – con il compito di accompagnare i giovani verso la vita adulta per essere buoni cristiani, onesti cittadini, ma anche validi lavoratori». «Non basta dunque l’accoglienza – osserva – l’obiettivo dell’oratorio deve essere anche quello di accompagnare un giovane all’autonomia, per non illuderlo». Ed ecco il viaggio che La Voce e il Tempo inizia dalla prossima settimana fra gli oratori della diocesi. 

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