Oltre muri e divisioni, Torino si affida alla Consolata

Migliaia di fedeli nella festa della patrona della diocesi, il 20 giugno, hanno affollato il Santuario. L'Arcivescovo ha aperto la Porta Santa, celebrato la Messa e guidato la processione richiamando le parole di papa Francesco a Torino un anno fa: "Non rassegnatevi, osate, siate coraggiosi!" - Le foto gallery: Celebrazione e Processione

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Oltre muri e divisioni, Torino si affida alla Consolata

Carità e preghiera. Legame inscindibile per la Torino dei santi sociali. Ed ecco la linea diretta che lungo via Ariosto e via della Consolata collega due «soglie speciali di misericordia» nell’Anno del Giubileo: le Porte Sante aperte dall’Arcivescovo nella Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo e nel santuario mariano. Mons. Cesare Nosiglia nel giorno della festa della patrona della diocesi, lunedì 20 giugno, ha aperto la quarta Porta Santa della Chiesa torinese per il Giubileo, che ben simboleggia la fonte della fede da cui la santità e la carità subalpina hanno tratto per secoli la loro forza peculiare. La devozione mariana è, infatti, radicata qui dall’XI secolo.

Il santuario, gremito fin dalle prime ore del mattino per le diverse celebrazioni, non è riuscito a contenere la folla di fedeli che, provenienti da tutta la diocesi, ha partecipato alle 11, in chiesa e lungo i due sagrati, alla funzione di apertura della Porta Santa e alla Messa nella solennità della patrona.

E sono i testimoni della santità torinese e la figura di Maria che mons. Nosiglia ha indicato alla città e alla diocesi come modello a cui guardare per un «sistema» e una rete di fraternità e solidarietà in grado di far fronte alla crisi e ai problemi sociali che Torino continua ad attraversare.

«La crisi – ha evidenziato – ha le sue radici nella carenza di valori etici e spirituali, che sono stati ignorati e disattesi da chi aveva responsabilità nel mondo del lavoro come nella politica, ma anche da ogni persona che non ha messo in pratica il grande insegnamento dei nostri santi torinesi: quello di essere ‘buoni cristiani e onesti cittadini’».

Accanto a mons. Nosiglia hanno concelebrato mons. Guido Fiandino, Vescovo ausiliare emerito di Torino, mons. Giacomo Lanzetti, Vescovo emerito di Alba, insieme al Vicario generale della diocesi mons. Valter Danna, al rettore del santuario don Michele Olivero, al vicerettore don Federico Crivellari, all’Ispettore dei Salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta don Enrico Stasi, e a numerosi sacerdoti della diocesi fra cui i preti che prestano servizio alla Consolata, disponibili quotidianamente ad ascoltare le confessioni dei fedeli.

In rappresentanza della Città è intervenuto Silvio Magliano, vice presidente del Consiglio comunale uscente.

Mons. Nosiglia ha dunque sottolineato come per far fronte ai problemi sociali occorra «uno stile di prossimità che metta l’incontro e le relazioni al primo posto lasciando spazio alla condivisione più che a chiusure che contribuiscono a far sprofondare sempre più in un baratro».

«Nella visione cristiana dei rapporti reciproci di fraternità – ha sottolineato – l’altro, fosse anche il nemico, lo straniero, l’avversario, è sempre considerato un fratello, non una minaccia alla propria libertà. La diversità non è vista come una barriera che chiude dentro un cerchio ristretto di relazioni con ‘chi è dei nostri’, ma un’opportunità di conoscere, creare nuove possibilità di vita anche sociale, rendere possibile un futuro migliore, solidale e pacifico per tutti».

L’Arcivescovo alla tradizionale processione della sera per le vie del centro storico con la statua della patrona, è poi tornato a rimarcare, come aveva fatto all’apertura della Porta Santa del Cottolengo e ribadito in più di una occasione, il divario che esiste tra «le due città», tra quella di chi sta relativamente bene e quella di chi fa più fatica, in diverse situazioni «di periferia».

«Abbattiamo i muri di indifferenza e di separazione – ha esortato – che esistono tra poveri e benestanti, tra il centro e le periferie, tra credenti e non, tra italiani e immigrati, tra chi segue questo o quel movimento politico o culturale. E operiamo insieme giorno per giorno nel tessuto concreto della nostra società, affinché prevalga la cultura del dialogo e dell’incontro rispetto a quella dello scarto e dell’individualismo, soprattutto verso chi è in difficoltà e povertà, perché i suoi diritti di giustizia ed equità siano rispettati e promossi».

Ed ecco che ad un anno dalla visita di papa Francesco a Torino, il 21 giugno 2015, mons. Nosiglia ha rilanciato il suo invito alla città: «non rassegnatevi ma al contrario osate, siate coraggiosi! Siate creativi, siate artigiani tutti i giorni, artigiani del futuro. Potete contare ancora su notevoli potenzialità umane, spirituali, culturali, economiche e sociali».

«Torino ha bisogno –  ha concluso l’Arcivescovo –  di vivere un tempo di riconciliazione e di mutuo rispetto e collaborazione, una stagione serena e costruttiva che rigeneri fiducia in tutti nel futuro».

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